Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 16 Aprile 2023

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Fede perseverante

Nella seconda domenica di Pasqua, la โ€œdomenica di Tommasoโ€, le letture presentano laย comunitร ย cristiana come frutto dellโ€™evento pasquale, luogo di esperienza della resurrezione, spazio vivibile grazie allaย fedeย nel Risorto. Secondo il testo degli Atti degli Apostoli (At 2,42-47) la comunitร  cristiana รจ lโ€™insieme deiย credenti. Riuniti dalla fede nel Risorto, essi testimoniano tale fede con una prassi che si caratterizza per quattro elementi che costituiscono le note fondamentali della comunitร  cristiana: lโ€™insegnamento degli apostoli (predicazione, catechesi, insegnamento); la comunione (dei beni materiali e spirituali); laย fractio panisย (lโ€™eucaristia); le preghiere (tanto liturgiche quanto domestiche). Secondo il vangelo (Gv 20,19-31) la Pasqua di Cristo non crea solo unoย spazio nuovo –ย la comunitร  dei credenti – ma istituisce anche unย tempo nuovoย di memoria della resurrezione: la domenica.

Il passo evangelico attesta la scansione ebdomadaria della riunione dei credenti (โ€œotto giorni dopoโ€: v. 26): la domenica รจ tempo sacramentale nel quale il Risorto incontra la sua comunitร  riunita. In particolare, i cristiani sono coloro cheย perseveranoย (proskarteroรปntes: At 2,42; il verbo si riferisce prevalentemente alla preghiera: At 1,14; 2,48; 6,4; Rm 12,12; Col 4,2) nelle realtร  indicate come costitutive della chiesa: la vita cristiana non รจ lโ€™avventura di una stagione o di un momento, ma un itinerario che, attraverso tutte le tappe della vita, copre lโ€™intera esistenza del credente fino alla morte.

Ed รจ soprattutto la preghiera la forza che sostiene il cammino dellโ€™esistenza del credente e, al tempo stesso, รจ la difficile opera in cui occorre perseverare: la perseveranza nella preghiera sostiene la perseveranza nella vita ecclesiale e di fede. La seconda lettura ricorda che nella chiesa la vita spirituale รจ essenzialmenteย vita di fede, speranza e caritร ย (cf. 1Pt 1,3.5.7.8) e il vangelo presenta laย realtร  spesso povera e misera delle comunitร  ecclesiali: in esse vi sono paure e chiusure, sfilacciature e defezioni, assenze e abbandoni, eppure sono il luogo dove si fa presente il Risorto.

In particolare, possiamo cogliere la fede come il tema unificante delle tre letture. Il vangelo, che presenta il passaggio alla fede dellโ€™incredulo Tommaso, proclama la beatitudine di chi crede senza vedere (cf. Gv 20,27-29); la prima lettura parla dei membri della comunitร  cristiana come โ€œcoloro che avevano credutoโ€ (At 2,44); la seconda lettura definisce i cristiani come โ€œcoloro che amano Gesรน e credono in lui senza vederloโ€ (1Pt 1,8). Legato al tema della fede รจ quello della gioia, che pure attraversa le tre letture: anche la gioia รจ frutto della resurrezione di Cristo: gioia dei discepoli al vedere il Signore (cf. Gv 20,20); gioia dei cristiani che amano il Signore e lo seguono nella fede (cf. 1Pt 1,8-9); letizia che accompagna i credenti nella loro vita quotidiana, in particolare nella condivisione dei pasti (cf. At 2,46-47).

La seconda lettura (1Pt 1,3-9) รจ una preghiera, una benedizione con cui lโ€™autore inizia la sua comunicazione di fede ai cristiani di Asia Minore. Al cuore di ciascuna delle tre strofe in cui la benedizione รจ ripartita (vv. 3-5; 6-7; 8-9) รจ presente il riferimento alla fede: vv. 5.6.8.9. E lโ€™insieme del testo disegna il ritratto essenziale del cristiano. Il cristiano crede la resurrezione di Gesรน (v. 3), nutre una salda speranza (v. 3), รจ capace di gioia anche nelle tribolazioni (v. 6) e ama di amore personale Gesรน, il Signore (v. 8).

รˆ la relazione personale con Gesรน Cristo a stabilire lโ€™identitร  cristiana, non lโ€™adempimento di precetti morali o lโ€™appartenenza a un gruppo istituzionale di credenti. Interessanti, a questo proposito, le parole di Gรฉrard Daucourt, pronunciate quando era vescovo di Nanterre: โ€œMi hanno parlato di una battezzata che si prostituisce. รˆ una cristiana. Eppure ha dei comportamenti in contraddizione con il suo battesimo. Commette dei peccati. Talvolta entra in una chiesa per accendere una candela per sua madre e per suo figlio che, in seguito a false promesse, ha lasciato in America Latina.

Pensa spesso a suo padre defunto e prega perchรฉ sia con Gesรน nella vita eterna. Dice: โ€˜Gesรน abbi pietร  di me โ€ฆ Santa Maria, prega per me peccatrice, adesso e nellโ€™ora della mia morteโ€™. Spera di venirne fuori un giorno.ย รˆ cristiana perchรฉ รจ battezzata e crede e spera in Gesรน. Riconosce di aver bisogno di Lui e vuole cambiare vita. Dร  al cristianesimo il suo vero volto. Dio si rivela a tutti coloro che si rivolgono a Lui e ama ogni essere umanoโ€.

Secondo il brano evangelico, il Signore si fa presente ai discepoli la sera del giorno della resurrezione con il suo corpo ferito e con il suo soffio che dร  vita: โ€œGesรน disse ai discepoli: โ€˜Pace a voiโ€™. Poi mostrรฒ loro le mani e il costato, soffiรฒ e disse loro: โ€˜Ricevete lo Spirito santoโ€™: A chi perdonerete, saranno rimessi i peccatiโ€ (cf. Gv 20,20-22). Il corpo crocifisso e risorto รจ per i discepoli memoria dellโ€™amore vissuto fino alla fine per loro e lo Spirito รจ memoria delle parole di Cristo che si sintetizzano nel dare pace e nellโ€™ispirare perdono. Lo Spirito vivificante procede dal corpo del Risorto, corpo ferito, corpo segnato dallโ€™amore vissuto e rifiutato, corpo che porta impressi i segni delle ferite dellโ€™amore, delle ferite subite amando. E proprio questo corpo ferito puรฒ parlare alla comunitร  a sua volta ferita: รจ una comunitร  menomata di Guida, colui che ha consegnato Gesรน e se ne รจ andato (Gv 13,21-30), da cui รจ assente Tommaso (Gv 20,24) e in cui Pietro deve ancora riconoscere il suo rinnegamento (Gv 21,15-19). รˆ una comunitร  in cui la paura la fa da padrona, una comunitร  chiusa, rattrappita, ripiegata su di sรฉ, quasi ridotta a corpo paralizzato (Gv 20,19).

Questa comunitร  che, come forse ogni comunitร  nella storia, รจ unaย povera comunitร , che vive una comunione ferita, che ha conosciuto strappi e lacerazioni, impara dal Crocifisso Risorto che le ferite possono divenire le feritoie attraverso cui passa il dono vivificante, il dono dellโ€™amore. Il corpo ferito e risorto di Gesรน รจ per i discepoli memoria della storia dโ€™amore vissuta insieme, รจ attualizzazione di tale storia non interrotta dalla morte, รจ donazione di futuro per continuare una storia di amore (Gesรน dona loro lo Spirito), come lo รจ il pane sulla tavola eucaristica. Ma Gesรน non sta parlando di riti. Lโ€™evangelo parla di mani, di fianco, di respiro, di alito. Parla di corpo perchรฉ il corpo รจ lโ€™unico luogo dellโ€™amore, dunque lโ€™unico luogo di veritร  in quella particolare esperienza umana che รจ lโ€™esistenza cristiana. Lo Spirito non solo non contraddice il corpo e non vi si oppone, ma procede dal corpo, procede dal corpo del Risorto.

Perchรฉ la vita che lo Spirito dona รจ la vita sotto la signoria dellโ€™amore. E luogo dellโ€™amore รจ la vita, luogo dellโ€™amore รจ la parola, cioรจ, luogo dellโ€™amore รจ il corpo. Quale corpo? Il corpo che si dona, che si consegna, che si spoglia per donarsi come fece Gesรน quando si spogliรฒ delle sue vesti per porsi a servizio del corpo dei suoi discepoli lavando i loro piedi e significando cosรฌ lโ€™amore con cui li amava e con cui li avrebbe amati fino alla morte di croce. E anche oltre tale morte. E come la lavanda dei piedi รจ laย resย delย sacramentumย eucaristico, la sua traduzione esistenziale, il suo inveramento nella vita, lโ€™eucaristia รจย sacramentum caritatisย eย sacramentum unitatisย nel suo dareย forma Christiย allโ€™insieme dei cristiani, nel dare loro la forma di corpo: noi che partecipiamo allโ€™unico pane formiamo un solo corpo. Lโ€™eucaristia รจ rito sรฌ, ma rito denudato dalla presenza di Cristo, un Cristo narrato dalla povertร  e dallโ€™essenzialitร  del pane, dalla semplicitร  ed essenzialitร  della parola. Il rito infatti tende ad accumulare, il rito veste e riveste, la vita spoglia, denuda, toglie.

E lโ€™eucaristia, centrata sullaย memoria Christi, vuole denudare, essenzializzare, semplificare: รจ lโ€™irrituale rito che ci ricorda che il corpo รจ il luogo della liturgia, la vita รจ il luogo del culto in Spirito e Veritร . La vita che denuda e toglie, cosรฌ come lโ€™eucaristia che รจ memoria della povertร  di Cristo, delย Christus nudus, del Risorto con i segni della passione, consente lโ€™incontro con i discepoli, con noi. Gesรน incontra i discepoli lร  dove essi sono, non nella solennitร  di un rito, ma nella nuditร  della loro vita, nella loro paura, nella loro chiusura, e dona loro respiro e alito, capacitร  di trovare nuovo soffio, di dilatare il respiro paralizzato dalla paura. E per far questo il Risorto non puรฒ che presentarsi nella sua debolezza.

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Il Cristo di cui facciamo memoria รจ il Cristo spoglio, anche nella gloria di Risorto. Il Risorto non teme la propria debolezza, non teme la propria vulnerabilitร , anzi mostra come trofeo i segni vittoriosi dellโ€™amore, mostra come unica sua gloria lโ€™amore, lโ€™amore di cui sono sigillo indelebile le ferite ricevute. E cosรฌ, il giorno della resurrezione รจ anche, per Giovanni, il giorno della Pentecoste: la storia del Risorto appena iniziata fa iniziare anche la storia dei credenti in lui. Con un incontro di amore che, come ogni incontro di amore, avviene nel corpo, nella comunicazione da corpo a corpo, dal corpo del Risorto al corpo spaventato e impaurito dei discepoli. Ma corpo dei discepoli che dalla paura passa alla gioia, la gioia comunitaria al vedere Gesรน, il Signore mite e amante anche nella gloria della resurrezione.

A cura di: Luciano Manicardi

Per gentile concessione del Monastero di Bose