Fede perseverante
Nella seconda domenica di Pasqua, la โdomenica di Tommasoโ, le letture presentano laย comunitร ย cristiana come frutto dellโevento pasquale, luogo di esperienza della resurrezione, spazio vivibile grazie allaย fedeย nel Risorto. Secondo il testo degli Atti degli Apostoli (At 2,42-47) la comunitร cristiana รจ lโinsieme deiย credenti. Riuniti dalla fede nel Risorto, essi testimoniano tale fede con una prassi che si caratterizza per quattro elementi che costituiscono le note fondamentali della comunitร cristiana: lโinsegnamento degli apostoli (predicazione, catechesi, insegnamento); la comunione (dei beni materiali e spirituali); laย fractio panisย (lโeucaristia); le preghiere (tanto liturgiche quanto domestiche). Secondo il vangelo (Gv 20,19-31) la Pasqua di Cristo non crea solo unoย spazio nuovo –ย la comunitร dei credenti – ma istituisce anche unย tempo nuovoย di memoria della resurrezione: la domenica.
Il passo evangelico attesta la scansione ebdomadaria della riunione dei credenti (โotto giorni dopoโ: v. 26): la domenica รจ tempo sacramentale nel quale il Risorto incontra la sua comunitร riunita. In particolare, i cristiani sono coloro cheย perseveranoย (proskarteroรปntes: At 2,42; il verbo si riferisce prevalentemente alla preghiera: At 1,14; 2,48; 6,4; Rm 12,12; Col 4,2) nelle realtร indicate come costitutive della chiesa: la vita cristiana non รจ lโavventura di una stagione o di un momento, ma un itinerario che, attraverso tutte le tappe della vita, copre lโintera esistenza del credente fino alla morte.
Ed รจ soprattutto la preghiera la forza che sostiene il cammino dellโesistenza del credente e, al tempo stesso, รจ la difficile opera in cui occorre perseverare: la perseveranza nella preghiera sostiene la perseveranza nella vita ecclesiale e di fede. La seconda lettura ricorda che nella chiesa la vita spirituale รจ essenzialmenteย vita di fede, speranza e caritร ย (cf. 1Pt 1,3.5.7.8) e il vangelo presenta laย realtร spesso povera e misera delle comunitร ecclesiali: in esse vi sono paure e chiusure, sfilacciature e defezioni, assenze e abbandoni, eppure sono il luogo dove si fa presente il Risorto.
In particolare, possiamo cogliere la fede come il tema unificante delle tre letture. Il vangelo, che presenta il passaggio alla fede dellโincredulo Tommaso, proclama la beatitudine di chi crede senza vedere (cf. Gv 20,27-29); la prima lettura parla dei membri della comunitร cristiana come โcoloro che avevano credutoโ (At 2,44); la seconda lettura definisce i cristiani come โcoloro che amano Gesรน e credono in lui senza vederloโ (1Pt 1,8). Legato al tema della fede รจ quello della gioia, che pure attraversa le tre letture: anche la gioia รจ frutto della resurrezione di Cristo: gioia dei discepoli al vedere il Signore (cf. Gv 20,20); gioia dei cristiani che amano il Signore e lo seguono nella fede (cf. 1Pt 1,8-9); letizia che accompagna i credenti nella loro vita quotidiana, in particolare nella condivisione dei pasti (cf. At 2,46-47).
La seconda lettura (1Pt 1,3-9) รจ una preghiera, una benedizione con cui lโautore inizia la sua comunicazione di fede ai cristiani di Asia Minore. Al cuore di ciascuna delle tre strofe in cui la benedizione รจ ripartita (vv. 3-5; 6-7; 8-9) รจ presente il riferimento alla fede: vv. 5.6.8.9. E lโinsieme del testo disegna il ritratto essenziale del cristiano. Il cristiano crede la resurrezione di Gesรน (v. 3), nutre una salda speranza (v. 3), รจ capace di gioia anche nelle tribolazioni (v. 6) e ama di amore personale Gesรน, il Signore (v. 8).
ร la relazione personale con Gesรน Cristo a stabilire lโidentitร cristiana, non lโadempimento di precetti morali o lโappartenenza a un gruppo istituzionale di credenti. Interessanti, a questo proposito, le parole di Gรฉrard Daucourt, pronunciate quando era vescovo di Nanterre: โMi hanno parlato di una battezzata che si prostituisce. ร una cristiana. Eppure ha dei comportamenti in contraddizione con il suo battesimo. Commette dei peccati. Talvolta entra in una chiesa per accendere una candela per sua madre e per suo figlio che, in seguito a false promesse, ha lasciato in America Latina.
Pensa spesso a suo padre defunto e prega perchรฉ sia con Gesรน nella vita eterna. Dice: โGesรน abbi pietร di me โฆ Santa Maria, prega per me peccatrice, adesso e nellโora della mia morteโ. Spera di venirne fuori un giorno.ย ร cristiana perchรฉ รจ battezzata e crede e spera in Gesรน. Riconosce di aver bisogno di Lui e vuole cambiare vita. Dร al cristianesimo il suo vero volto. Dio si rivela a tutti coloro che si rivolgono a Lui e ama ogni essere umanoโ.
Secondo il brano evangelico, il Signore si fa presente ai discepoli la sera del giorno della resurrezione con il suo corpo ferito e con il suo soffio che dร vita: โGesรน disse ai discepoli: โPace a voiโ. Poi mostrรฒ loro le mani e il costato, soffiรฒ e disse loro: โRicevete lo Spirito santoโ: A chi perdonerete, saranno rimessi i peccatiโ (cf. Gv 20,20-22). Il corpo crocifisso e risorto รจ per i discepoli memoria dellโamore vissuto fino alla fine per loro e lo Spirito รจ memoria delle parole di Cristo che si sintetizzano nel dare pace e nellโispirare perdono. Lo Spirito vivificante procede dal corpo del Risorto, corpo ferito, corpo segnato dallโamore vissuto e rifiutato, corpo che porta impressi i segni delle ferite dellโamore, delle ferite subite amando. E proprio questo corpo ferito puรฒ parlare alla comunitร a sua volta ferita: รจ una comunitร menomata di Guida, colui che ha consegnato Gesรน e se ne รจ andato (Gv 13,21-30), da cui รจ assente Tommaso (Gv 20,24) e in cui Pietro deve ancora riconoscere il suo rinnegamento (Gv 21,15-19). ร una comunitร in cui la paura la fa da padrona, una comunitร chiusa, rattrappita, ripiegata su di sรฉ, quasi ridotta a corpo paralizzato (Gv 20,19).
Questa comunitร che, come forse ogni comunitร nella storia, รจ unaย povera comunitร , che vive una comunione ferita, che ha conosciuto strappi e lacerazioni, impara dal Crocifisso Risorto che le ferite possono divenire le feritoie attraverso cui passa il dono vivificante, il dono dellโamore. Il corpo ferito e risorto di Gesรน รจ per i discepoli memoria della storia dโamore vissuta insieme, รจ attualizzazione di tale storia non interrotta dalla morte, รจ donazione di futuro per continuare una storia di amore (Gesรน dona loro lo Spirito), come lo รจ il pane sulla tavola eucaristica. Ma Gesรน non sta parlando di riti. Lโevangelo parla di mani, di fianco, di respiro, di alito. Parla di corpo perchรฉ il corpo รจ lโunico luogo dellโamore, dunque lโunico luogo di veritร in quella particolare esperienza umana che รจ lโesistenza cristiana. Lo Spirito non solo non contraddice il corpo e non vi si oppone, ma procede dal corpo, procede dal corpo del Risorto.
Perchรฉ la vita che lo Spirito dona รจ la vita sotto la signoria dellโamore. E luogo dellโamore รจ la vita, luogo dellโamore รจ la parola, cioรจ, luogo dellโamore รจ il corpo. Quale corpo? Il corpo che si dona, che si consegna, che si spoglia per donarsi come fece Gesรน quando si spogliรฒ delle sue vesti per porsi a servizio del corpo dei suoi discepoli lavando i loro piedi e significando cosรฌ lโamore con cui li amava e con cui li avrebbe amati fino alla morte di croce. E anche oltre tale morte. E come la lavanda dei piedi รจ laย resย delย sacramentumย eucaristico, la sua traduzione esistenziale, il suo inveramento nella vita, lโeucaristia รจย sacramentum caritatisย eย sacramentum unitatisย nel suo dareย forma Christiย allโinsieme dei cristiani, nel dare loro la forma di corpo: noi che partecipiamo allโunico pane formiamo un solo corpo. Lโeucaristia รจ rito sรฌ, ma rito denudato dalla presenza di Cristo, un Cristo narrato dalla povertร e dallโessenzialitร del pane, dalla semplicitร ed essenzialitร della parola. Il rito infatti tende ad accumulare, il rito veste e riveste, la vita spoglia, denuda, toglie.
E lโeucaristia, centrata sullaย memoria Christi, vuole denudare, essenzializzare, semplificare: รจ lโirrituale rito che ci ricorda che il corpo รจ il luogo della liturgia, la vita รจ il luogo del culto in Spirito e Veritร . La vita che denuda e toglie, cosรฌ come lโeucaristia che รจ memoria della povertร di Cristo, delย Christus nudus, del Risorto con i segni della passione, consente lโincontro con i discepoli, con noi. Gesรน incontra i discepoli lร dove essi sono, non nella solennitร di un rito, ma nella nuditร della loro vita, nella loro paura, nella loro chiusura, e dona loro respiro e alito, capacitร di trovare nuovo soffio, di dilatare il respiro paralizzato dalla paura. E per far questo il Risorto non puรฒ che presentarsi nella sua debolezza.
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Il Cristo di cui facciamo memoria รจ il Cristo spoglio, anche nella gloria di Risorto. Il Risorto non teme la propria debolezza, non teme la propria vulnerabilitร , anzi mostra come trofeo i segni vittoriosi dellโamore, mostra come unica sua gloria lโamore, lโamore di cui sono sigillo indelebile le ferite ricevute. E cosรฌ, il giorno della resurrezione รจ anche, per Giovanni, il giorno della Pentecoste: la storia del Risorto appena iniziata fa iniziare anche la storia dei credenti in lui. Con un incontro di amore che, come ogni incontro di amore, avviene nel corpo, nella comunicazione da corpo a corpo, dal corpo del Risorto al corpo spaventato e impaurito dei discepoli. Ma corpo dei discepoli che dalla paura passa alla gioia, la gioia comunitaria al vedere Gesรน, il Signore mite e amante anche nella gloria della resurrezione.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



