don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 26 Febbraio 2023

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Il combattimento della fede

Dal libro della Gรจnesi Gen 2,7-9; 3,1-7

La creazione dei progenitori e il loro peccato.

Il Signore Dio plasmรฒ lโ€™uomo con polvere del suolo e soffiรฒ nelle sue narici un alito di vita e lโ€™uomo divenne un essere vivente.

Poi il Signore Dio piantรฒ un giardino in Eden, a oriente, e vi collocรฒ lโ€™uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e lโ€™albero della vita in mezzo al giardino e lโ€™albero della conoscenza del bene e del male. 

Il serpente era il piรน astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: ยซรˆ vero che Dio ha detto: โ€œNon dovete mangiare di alcun albero del giardinoโ€?ยป. Rispose la donna al serpente: ยซDei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dellโ€™albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: โ€œNon dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morireteโ€ยป. Ma il serpente disse alla donna: ยซNon morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il maleยป. 

Allora la donna vide che lโ€™albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiรฒ, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anchโ€™egli ne mangiรฒ. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Lโ€™uomo razionale prima che dare risposte si pone delle domande che sono suscitate dallโ€™esperienza. Quelle spiacevoli che arrecano turbamento fanno nascere lโ€™interrogativo sul perchรฉ ci sia il male e cosa sia nella realtร  perchรฉ sono tante le forme in cui si presenta. Sono domande che accompagnano lโ€™uomo di sempre il quale cerca di dare delle risposte. I racconti biblici sono espressione di questo cammino di ricerca di senso, compiuto allโ€™interno dellโ€™esperienza di fede, nel quale nasce e si sviluppa il rapporto personale con Dio. La testimonianza biblica usa il linguaggio narrativo, non quello della cronaca fredda e precisa, ma il genere letterario del racconto mitologico. Il mito, infatti, รจ un racconto inventato dallโ€™autore per comunicare una veritร  storica che si puรฒ rintracciare con la ragione illuminata dalla fede. Tale รจ la narrazione della tentazione che accomuna il โ€œAdamoโ€ e il โ€œsecondo Adamoโ€, Gesรน Cristo. La cronaca รจ come una fotografia, il mito invece รจ come un quadro nel quale il lettore puรฒ immedesimarsi perchรฉ racconta la sua vita e aiuta a interpretarla. 

Lโ€™albero della vita e quello della conoscenza del bene e del male stanno ad indicare le prerogative di Dio. Solo a Lui appartiene il potere di mettere nel corpo il soffio vitale e di toglierlo. Dio รจ il Sapiente perchรฉ รจ la fonte della Sapienza, Lui che opera il bene e limita il male. La sapienza di Dio รจ lโ€™amore: dove cโ€™รจ la caritร  cโ€™รจ anche il bene, dove รจ assente cโ€™รจ il male. La creazione รจ la relazione tra Dio e lโ€™uomo, lโ€™Amante e lโ€™Amato, nella quale il primo dona tutto, perchรฉ รจ la sorgente della vita e della sapienza, e il secondo tutto riceve. La fede รจ lโ€™esperienza fatta gradualmente e per tappe per giungere alla pienezza dellโ€™amore e della vita. La fede matura di pari passo con la speranza, ovvero con lโ€™attesa che รจ propria del povero in spirito. Egli, consapevole della sua condizione precaria e insufficiente attende da Dio lโ€™aiuto necessario e apre il proprio cuore ad accoglierlo. Si pone in una condizione di accoglienza del dono. Tuttavia, quando lโ€™attesa diventa pretesa cambia anche lโ€™orientamento del cuore che, invece di disporsi a ricevere con gratitudine, si getta su ciรฒ che vuole possedere per afferrarle. 

Lโ€™uomo cerca la felicitร  perchรฉ Dio stesso gli ha messo nel cuore tale desiderio. Lโ€™uomo infatti รจ stato creato per vivere. Cosa รจ dunque il peccato? Tendere alla felicitร  escludendo dalla propria vita Dio, che ne รจ la fonte, lโ€™unico che puรฒ permetterci di raggiungerla. La nuditร  รจ la condizione creaturale dellโ€™uomo. Essere nudi vuol dire essere poveri, spogli, fragili e delicati come un bambino appena nato o una persona anziana che si consuma fino alla morte. Quando lโ€™uomo vive il suo limite naturale nellโ€™ambito della fede, grazie alla quale si dispone a ricevere lโ€™aiuto di Dio che si prende cura delle sue creature, vi รจ pace e serenitร . Lโ€™equilibrio sโ€™incrina nel momento in cui alla fiducia subentra la diffidenza per cui Dio e il compagno/la compagna non sono piรน lโ€™altro da accogliere e verso cui andare ma lโ€™estraneo da cui allontanarsi e il nemico da cui difendersi.

Salmo responsoriale Sal 50

Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

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Pietร  di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia 

cancella la mia iniquitร .

Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro. 

Sรฌ, le mie iniquitร  io le riconosco,

il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,

quello che รจ male ai tuoi occhi, io lโ€™ho fatto. 

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,

sostienimi con uno spirito generoso.

Signore, apri le mie labbra

e la mia bocca proclami la tua lode.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 5,12-19

Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato รจ entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, cosรฌ in tutti gli uomini si รจ propagata la morte, poichรฉ tutti hanno peccato.

Fino alla Legge infatti cโ€™era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non puรฒ essere imputato quando manca la Legge, la morte regnรฒ da Adamo fino a Mosรจ anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale รจ figura di colui che doveva venire. 

Ma il dono di grazia non รจ come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di piรน la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesรน Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non รจ come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed รจ per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed รจ per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di piรน quelli che ricevono lโ€™abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesรน Cristo.

Come dunque per la caduta di uno solo si รจ riversata su tutti gli uomini la condanna, cosรฌ anche per lโ€™opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dร  vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, cosรฌ anche per lโ€™obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

Paolo nella Lettera ai Romani istituisce un paragone tra la disobbedienza di Adamo e lโ€™obbedienza di Gesรน Cristo, tra il peccato che ha aperto la porta alla morte e il dono di grazia che invece ha inaugurato la strada della vita, tra la colpa che ha fatto ricadere il giudizio di condanna su tutti gli uomini, rendendoli peccatori, e lโ€™opera di giustizia che ha giustificato tutti i figli di Dio facendoli santi. In Cristo รจ la nostra speranza. Con il suo sacrificio si รจ reso solidale con ogni uomo peccatore perchรฉ tutti possano conformarsi a Lui che รจ lโ€™uomo pienamente realizzato secondo la volontร  di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 4,1-11

Gesรน digiuna per quaranta giorni nel deserto ed รจ tentato.

In quel tempo, Gesรน fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinรฒ e gli disse: ยซSe tu sei Figlio di Dio, diโ€™ che queste pietre diventino paneยป. Ma egli rispose: ยซSta scritto: โ€œNon di solo pane vivrร  lโ€™uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dioโ€ยป.

Allora il diavolo lo portรฒ nella cittร  santa, lo pose sul punto piรน alto del tempio e gli disse: ยซSe tu sei Figlio di Dio, gรจttati giรน; sta scritto infatti: โ€œAi suoi angeli darร  ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perchรฉ il tuo piede non inciampi in una pietraโ€ยป. Gesรน gli rispose: ยซSta scritto anche: โ€œNon metterai alla prova il Signore Dio tuoโ€ยป.

Di nuovo il diavolo lo portรฒ sopra un monte altissimo e gli mostrรฒ tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: ยซTutte queste cose io ti darรฒ se, gettandoti ai miei piedi, mi adoreraiยป. Allora Gesรน gli rispose: ยซVร ttene, satana! Sta scritto infatti: โ€œIl Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai cultoโ€ยป.

Allora il diavolo lo lasciรฒ, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Lectio

Il racconto della tentazione รจ lโ€™ultima scena del trittico, comune ai tre vangeli sinottici (3,1-4,11). Nellโ€™ordine viene prima la presentazione di Giovanni Battista e della sua opera (3, 1-12), segue poi la narrazione del battesimo di Gesรน (3, 13-17) e, infine, si conclude con la prova a cui รจ sottoposto dal tentatore (4, 1-11).

Il terzo pannello narrativo รจ strutturato in tre scene (4, 2-4. 5-7. 8-10) con una introduzione (4,1, in cui si presentano gli attori del dramma (Gesรน, lo Spirito, il diavolo) e una conclusione (4,11) che accenna alla partenza del tentatore e al contestuale arrivo degli angeli per servirlo.

Lโ€™introduzione mette in evidenza lโ€™azione dello Spirito e quella del diavolo. Lโ€™uno guida Gesรน, lโ€™altro lo tenta. Il deserto รจ il luogo che Gesรน attraversa ma รจ anche la situazione nella quale il diavolo lo mette alla prova. Il lettore si trova di fronte non ad una cronaca ma ad un midrash, ovvero ad un racconto che da una parte aiuta a comprendere il dramma della croce di Gesรน e dallโ€™altra aiuta il credente a dare un senso a quello della propria vita. La narrazione ha un valore ermeneutico sia per cogliere la sapienza della Croce, sia per attualizzarla nella vita. Il racconto delle tentazioni, richiamando lโ€™esperienza dellโ€™Esodo di Israele (passaggio del Mar Rosso, cammino del deserto, ingresso nella Terra promessa attraversando il Giordano) e la Pasqua di Gesรน (passione, morte e risurrezione), offre al lettore la chiave di lettura della propria vita affinchรฉ abbia consapevolezza di essere in cammino pasquale. 

Il verbo tentare designa lโ€™azione del diavolo che induce lโ€™uomo a peccare ovvero ad allontanarsi da Dio o ad allontanarlo. Il digiuno di 40 giorni e 40 notti richiama Es 34, 28 e Dt 9,9 in cui si fa riferimento a Mosรจ che non mangiรฒ pane e non bevve acqua. La domanda sorge spontanea: come si vive senza mangiare e bere? La Parola di Dio รจ il nutrimento dello spirito che ha il primato su quello del corpo, senza escluderlo. Il digiuno di Gesรน nel deserto indica il primato che egli ha dato alla relazione con il Padre: si รจ nutrito della Sua Parola, scrivendola nel suo cuore. Questo naturalmente non fa venir meno le esigenze del corpo, rappresentate dalla fame. Essa รจ indice della debolezza che caratterizza il corpo, anche se lo spirito รจ pronto (Mt 26,41). Il racconto della passione narra della tristezza e dellโ€™angoscia che aveva preso il cuore di Gesรน nelle ore in cui stava per essere tradito e consegnato nelle mani degli uomini che lo avrebbero oltraggiato e ucciso. Nellโ€™orto del Getsemani Gesรน chiede agli apostoli che erano con lui di pregare per non entrare in tentazione (26, 41). La tentazione รจ quella situazione lungo il cammino della vita nella quale ci si trova in una particolare condizione di debolezza e vulnerabilitร  nella quale si potrebbe cadere oppure uscirne piรน forti. Tutto dipende da quale logica ispira le nostre scelte. Non รจ Dio che tenta ma รจ il Diavolo perchรฉ cerca di far cadere lโ€™uomo allontanandolo da Lui.

Il tentatore si avvicina presentandosi come un amico che si fa prossimo nel bisogno offrendogli un suggerimento. Gesรน รจ il figlio di Dio, come il Padre stesso aveva attestato nel Battesimo. Come tale si รจ nutrito della sua Parola. Il ragionamento del Diavolo รจ il seguente: se hai acquisito la sapienza di Dio la tua parola รจ diventata certamente autorevole. La tua parola รจ efficace perchรฉ quello che dice si realizza. Ora tu sei nel bisogno come gli uomini che vuoi aiutare con la tua parola, allora usala per soddisfare anche le tue esigenze. Usare la parola per trasformare le pietre in pane significa voler impiegare la propria autoritร  per eliminare ogni forma di durezza della vita al fine di crearsene una comoda ma artificiale. Il centurione crede che basti una sola parola di Gesรน per salvare il suo servo (Mt 8,8); una sola parola di Gesรน sarebbe stata sufficiente per radunare i suoi angeli per combattere affinchรฉ non fosse consegnato nelle mani degli uomini (cf. Gv 18,36). Gesรน replica al demonio citando Dt 8, 3 e affermando che dalla bocca di Dio esce il pane e la Parola. La Parola di Dio, che a volte puรฒ sembrare dura come la pietra (cf. Gv 6) รจ morbida e commestibile come il pane. Il pane della Parola non trasforma le durezze della vita in comoditร  ma cambia il cuore dellโ€™uomo perchรฉ il suo corpo sia pane da mangiare e la sua vita sia dono che dร  gioia.

Nel secondo e nel terzo tentativo il demonio conduce Gesรน prima nella Cittร  santa, ponendolo sul punto piรน alto del Santuario, e poi su un monte molto alto. I luoghi nei quali il diavolo conduce Gesรน richiamano gli eventi della morte e della risurrezione. Infatti, il pinnacolo del Santuario evoca la croce sulla quale viene innalzato il Messia e il monte ritorna alla fine del Vangelo dove Gesรน in Galilea raduna i suoi discepoli (Mt 28, 16) come aveva anticipato nellโ€™ultima cena profetizzando la sua morte ma anche la sua risurrezione (26, 30-32).

La seconda tentazione รจ ambientata nel cuore di Gerusalemme, che รจ il Santuario, e nel suo punto piรน alto. La Cittร  รจ santa perchรฉ Dio vi ha posto la sua dimora che รจ la casa della preghiera, nella quale sโ€™incontra il Signore e con lui sโ€™instaura una relazione di fiducia. Nei momenti di pericolo la supplica puรฒ assumere quasi il tono della sfida con la quale si esige una โ€œprovaโ€ della fedeltร  di Dio, ma riducendo la preghiera a scambio di favori. Citando il Salmo 91 il diavolo presenta Dio come colui che si prenderebbe cura della sua creatura proteggendolo da ogni pericolo o dolore. Lโ€™amore paterno/materno di Dio รจ presentato come protettivo e garanzia di assenza di ogni forma di turbamento e sofferenza. Il Dio che presenta satana non รจ conforme allโ€™idea che si fa lโ€™uomo che imposta con il Signore un rapporto di scarsa fiducia, perchรฉ chiede continue conferme. Non รจ un rapporto di amore vero quello che mette continuamente sotto esame lโ€™altro affinchรฉ dimostri la veridicitร  delle sue intenzioni. Gesรน rinuncia a piegare Dio ai propri bisogni per lasciarsi innalzare a Lui. Rispondendo ancora una volta con il Libro del Deuteronomio (6, 16), attesta la sua piena fiducia nel Padre al quale non chiede di essere soddisfatto ma si dichiara pronto a compiere la sua volontร  fino alla fine (Mt 26, 39-42). 

La terza tentazione รจ collocata fuori dai confini della terra promessa, su un monte altissimo dal quale si abbraccia con uno sguardo tutti i domini della terra. Satana, dopo aver cercato di ingannare Gesรน facendo leva sui suoi bisogni e aver provato a minare la sua fiducia nei confronti del Padre, tenta nellโ€™ambito della sua vocazione e dellโ€™impegno missionario. Il diavolo afferma che tutti i regni sono nelle sue mani e che li affida come premio a coloro che gli obbediscono. Gesรน rinuncia alle ambizioni di potere e accetta di essere inviato verso i fratelli non per dominarli ma per servirli. Il Figlio di Dio non riceve il regno da nessun altro che dal Padre, creatore del cielo e della terra. Gesรน non si prostra davanti al demonio ma adora Dio consegnandosi fiduciosamente nelle sue mani. Il servizio a Dio non mortifica ma libera e conferisce il vero potere dellโ€™amore. Tale potere Gesรน lo riceve dal Padre nella risurrezione e lo condivide con la Chiesa, la quale รจ resa madre feconda per generare molti figli alla fede ed รจ costituita maestra per indicare a tutti gli uomini la via della salvezza.

Meditatio

I 40 giorni del tempo liturgico della Quaresima, che anticipa quello della Pasqua, simboleggia la vita terrena dellโ€™uomo. Il suo รจ un pellegrinaggio, come lโ€™esodo dโ€™Israele nel deserto, verso la Pasqua che consiste nel passaggio da questo mondo al regno di Dio. Il salmista prega il Signore: โ€œInsegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuoreโ€ (Sal 90,12). I giorni dellโ€™uomo sono contati perchรฉ la vita terrena รจ racchiusa tra il momento del concepimento e quello della morte. La sapienza non consiste nella consapevolezza di vivere in questo mondo in un lasso di tempo stabilito ma di fare di questa vita un viaggio che conduce verso la Casa del Padre. La nascita e la morte non sono solo gli estremi della vita ma punti di passaggio verso un oltre, o meglio ancora, verso lโ€™Altro.

Nel cammino della vita, che coincide anche con lโ€™itinerario di fede, cโ€™รจ il pericolo di sbagliare strada e di intraprendere sentieri che ci fanno cadere e rimanere a terra. Il Vangelo ci viene offerto come luce affinchรฉ anche noi, come il popolo dโ€™Israele, possiamo camminare allโ€™asciutto, di notte e tra due muri di acque rumorose la cui forza รจ contenuta dalla mano di Dio. La via del dolore, che Gesรน ha percorso fino alla fine, lo ha reso fratello di ogni uomo che soffre affinchรฉ tutti possano seguirlo sulla strada che conduce alla vita piena ed eterna. La via della croce รจ la via dei martiri che raggiungono la corona della vittoria dopo aver combattuto la buona battaglia della fede. La tentazione non รจ altro che un conflitto interiore che puรฒ essere gestito solamente con il dono di grazia che Gesรน Cristo, lโ€™Adamo perfetto, ci offre. Infatti, Lui con il potere dellโ€™obbedienza e dellโ€™amore al Padre ha schiacciato la testa del serpente tentatore. Il cuore dellโ€™uomo diventa il terreno di battaglia in cui si scontrano la Parola che dร  vita e quella che avvelena e conduce alla morte.

Il diavolo si presenta nella forma di amico, di consigliere, di maestro. Sono i falsi profeti che Gesรน definisce ยซlupi rapaci vestiti da pecoreยป (cf. Mt 7,15). Essi fanno leva sulle umane debolezze, soprattutto psichiche, che rendono le persone piรน facilmente influenzabili e manovrabili. I falsi profeti mirano a farci assimilare una logica che รจ estranea a quella che guida Dio nel prendersi cura di noi. Potremmo pensare che il Signore, nella sua perfezione, non abbia bisogno di nulla, non senta il vuoto della mancanza, non avverta la tristezza della solitudine. Invece Gesรน, vero Dio e vero uomo, ci mostra che la povertร  e il dolore sono entrati nel cuore di Dio. Facendosi uomo si รจ fatto prossimo, non per essere prodigo di consigli o dispensare pillole di saggezza, ma per condividere con il peso della vita. Quando ci si trova nel bisogno รจ facile concentrarsi su sรฉ stessi e sulla legittimitร  delle proprie esigenze, non considerando il fatto che non tutti i mezzi sono leciti per soddisfarle. Nel bisogno possiamo diventare piรน egoisti o piรน altruisti. Dipende se cerchiamo la soddisfazione personale o il bene comune, il benessere individuale o quello collettivo, se puntiamo ad affermare noi stessi o a tessere relazioni fraterne, se siamo autoreferenziali o collaborativi. Non cโ€™รจ povero di mezzi materiali che non possa essere ricco di misericordia.

Una seconda forma di tentazione รจ il pericolo che corre lโ€™uomo religioso praticante che, dimenticando cosa significa avere timore di Dio, pretende di mettersi al suo livello, di competere con Lui. Chi raggiunge alti livelli di preghiera e di spiritualitร  puรฒ incappare nel tranello dellโ€™orgoglio diventando sacerdote di sรฉ stesso. Lโ€™esperienza dellโ€™ariditร  spirituale รจ una condizione che Dio fa provare perchรฉ possiamo crescere nellโ€™umiltร . La fiducia non รจ cieca ma vede bene perchรฉ consiste nel discernere tra il bene e il male alla luce della Parola di Dio. La fede non รจ incoscienza o temerarietร  perchรฉ lโ€™obbedienza che gradisce Dio รจ quella di un cuore che cerca la Sua volontร  piuttosto che prove della Sua fedeltร . Devozionismo e miracolismo sono due forme di corruzione dellโ€™esercizio del sacerdozio battesimale. Nel rito di ordinazione il diacono o il sacerdote pone le sue mani in quelle del vescovo impegnandosi al rispetto e allโ€™obbedienza con sentimenti filiali. Gesรน, sommo sacerdote e modello di ogni pastore della Chiesa, non si getta nellโ€™abisso del nulla ma dallโ€™alto della croce affida la sua vita nelle mani del Padre, suo rifugio sicuro. Non la competizione per i primi posti ma la gara nello stimarci a vicenda รจ la cartina di tornasole per verificare la purezza del cuore con la quale compiamo il servizio sacerdotale.

Una terza forma di tentazione riguarda lโ€™esercizio del potere. Dopo la dimensione profetica e sacerdotale della vita credente, il tema della terza prova รจ la regalitร . Il vizio dellโ€™aviditร  e della vanagloria sono un tarlo che mina ogni buona opera e ministero. Accordi, alleanze, cordate per raggiungere posti di comando sono pratiche che la Chiesa puรฒ mutuare dai regni di questo mondo. Lโ€™autoritร  nella comunitร  cristiana si esercita mediante il servizio nel quale si piegano le ginocchia davanti a Dio e ai fratelli. Autorevoli lo si diventa nella misura in cui, come bambini, ci sediamo sulle ginocchia di Dio Madre per succhiare il latte della Parola, ascoltare il ritmo del suo cuore la cui melodia placa la paura, sentire il calore del suo abbraccio che dร  conforto. Le ginocchia dellโ€™uomo si pieghino perchรฉ possano essere la sede dei piรน piccoli, la scuola primaria dove apprendere lโ€™alfabeto della tenerezza.

Leggi la preghiera del giorno.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร  biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna