don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 25 Luglio 2022

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DISSETATI AL CALICE DELLA MISERICORDIA SERVIAMO CRISTO IN OGNI UOMO OFFRENDO LA VITA

Come San Giacomo siamo stati chiamati, preparati eย  formati nella comunitร  dove sperimentiamo l’amore e l’intimitร  di Cristo, per essere inviati sino agli estremi confini della terra e della vita di chi ci รจ accanto. Soffriremo delusioni e fallimenti come l’apostolo. Ma apparirร  anche a noi la Vergine Maria, sul pilastro della Croce come apparve a Giacomo a Saragozza.ย Coraggio, non siamo soli nella missione che ci รจ affidata. Maria รจ con noi per consolarci e sostenerci affinchรฉ con la Chiesa di cui รจ immagine, possiamo bere il calice del dolore e del peccato di ogni uomo per testimoniare la vittoria di Cristo contro cui il veleno di cui รจ colmo non ha potere. Per questo la Chiesa รจ diversa dal mondo in modo inconfondibile, รจ un segno escatologico che indica come vivere per essere davvero felici: all’ultimo posto, l’unico dove siamo in intimitร  indissolubile con Cristo. Il posto che nessuno vuole e che tutti sfuggono, perchรฉ l’inganno del demonio gonfia di superbia il cuore di ogni uomo. Ma รจ diverso tra i discepoli e fratelli di Cristo perchรฉ vi รจ Lui a servirli e ad amarli cosรฌ come sono. Sperimentano la pienezza, la gioia e la pace incorruttibili nell’irrilevanza, nel rifiuto, nel fallimento, nel dolore, perchรฉ Cristo รจ la loro vita che trabocca dal suo calice,ย come Lui รจ uscito trionfante dalla tomba. Ogni giorno questo calice รจ preparato per noi, come una Pasqua da vivere nel mondo oppresso dalla morte per testimoniare Gesรน e il suo Vangelo sino al martirio.

Il Signore aveva appena annunciato, per la terza volta, il suo destino: Passione, Croce e Resurrezione. Ma iย loro interessi e le aspirazioni piรน profonde soffocavano le parole serie e gravi del Maestro. Il cuore dei piรน intimi di Gesรน, diย Giacomo e Giovanni,ย era come il nostro,ย piagato di vanagloria e di egoismo. Un’inguaribile tendenza a fare di tutto, anche del seguire Gesรน, qualcosa che ci sia propizio e soddisfi i nostri bisogni, affettivi eย carnali, per sentirci vivi.ย Nelle parole, lacci. Negli sguardi, ventose. Negli atteggiamenti, esche. Nelle opere, catene.

Ci diciamo pronti a qualsiasi cosa, a “bereย qualunqueย calice”, ma รจ per “sedere alla destra e alla sinistra” di chi possa assicurare un posto di prestigio nella vita.ย Nulla in noi รจ gratuito perchรฉ, ingannati dal demonio, scambiamo Dio con “io”.ย Per questo, nella “madre dei figli di Zebedeo” possiamo rintracciare le sembianze di ogni nostra madre che, avendoci concepito nel peccato, ci ha trasmesso desideri e obbiettivi limitati alla carne che, una volta raggiunti, ci lasciano piรน vuoti di prima: “studia figlio mio, cercati una brava ragazza, e un posto fisso mi raccomando, e una casa che il mattone รจ per sempre; e risparmia, accumula, che non si sa mai nella vita…”.

Eppure, anche sotto ciรฒ che nostra madre ci ha insegnato a “volere che il Signore ci faccia”, si cela in noi il desiderio di partecipare a qualcosa che non muoia e non ci faccia preda degli eventi, di relazioni stabili e durature.ย Maย “Gesรน esaudisce le sue promesse, nonย le nostre attese” (S. Fausti), perchรฉ รจ Dio, quello vero a cui possiamo assomigliare, l’ecce homoย nel quale siamo stati creati e ricreati, non il feticcio che immaginiamo; non il Messia che instauriย un regno umano dove,ย come Giacomo e Giovanni pensavano, possiamo dominareย con Lui su tutto e tutti.

Cristo non ha il “potere” mondano che esige di “essere servito”, ma quello celeste e scandaloso di “servire” che, attraverso la Chiesa, viene anche oggi a donarci con la Vita Eterna,ย l’essere piรน profondo che riordina ogni relazione nella disciplina dell’amore. La Grazia di dare la vita, amare, anche quando non si รจ amati, anche quando si รจ disprezzati, come ha sperimentato San Giacomo, che ha offerto se stesso nel martirio d’amore; invece del primo che la carne desidera, ha occupato l’ultimo posto, il piรน vero, il piรน felice perchรฉ รจ il posto di Cristo, dove per salvarciย ha bevuto sino in fondo il calice che gli abbiamo porto ricolmo dei nostri peccati.ย Lo stesso calice รจ preparato per noi nella Chiesa,ย dove tra i fratelli nulla รจ come nel mondo di chi brama potere e successo.

Essa รจ la Madre che ci gesta per non seguire piรน i desideri della nostra madre nella carne porgendoci il calice del sangue di Cristo che ha distrutto il peccato e ci colma della sua stessa vita piรน forte della morte infondendo in noi il potere di servire ogni uomo bevendo il calice della sofferenza che l’amore suppone.ย Per questo ogni giornoย รจ pronto per noi un calice con il quale Gesรน ridesta la chiamata a seguirlo che raggiunse anche Giacomo sulle rive del mare di Galilea. Lui ha il potereย di farci vivere all’ultimo postoย dove servire chi ci รจ accanto contemplando, come Giacomo,ย nella Trasfigurazione del Signore il suo potere che trasforma anche noi, pavidi e incoerenti che si addormentano nel Getsemani, in apostoli capaci di pazienza nelle sofferenze e nelle persecuzioni per annunciare il Vangelo compiendo i miracoli dell’amore che sovrabbonda in noi.

Forse non saremo inviati in Spagna come Giacomo, ma di certo sino agli estremi confini della terra e della vita di chi ci รจ accanto. Certo, soffriremo delusioni e fallimenti come l’apostolo ha patito l’insuccesso della sua predicazione. Ma apparirร  anche a noi la Vergine Maria, sul pilastro della Croce come apparve a Giacomo in quel di Saragozza: coraggio, non siamo soli nella missione che ci รจ affidata. Maria รจ con noi per consolarci e sostenerci affinchรฉ con la Chiesa di cui รจ immagine, possiamo bere il calice del dolore e del peccato di ogni uomo per testimoniare la vittoria di Cristo contro cui il veleno di cui รจ colmo non ha potere.

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