Mi sembra davvero non casuale questa Parola consegnata a noi oggi. Come non rileggere in quelย โvedendo folla attorno a sรฉโ, i nostri mille impegni, le nostre molteplici occupazioni? Eppure, proprio in un frangente come questo, lโordine รจ perentorio: quello diย โpassare allโaltra rivaโ. Cโรจ una traversata โ quella piรน difficile โ da compiere verso il centro della nostra vita. E se questo non accade รจ il naufragio.
Sovente corriamo il rischio di muoverci nella relazione con Gesรน a partire dallโatteggiamento riferitoci dal primo quadro che Mt ci consegna. Per Mt si tratta di uno scriba, uno per il quale Gesรน รจ un Maestro che รจ lui a scegliere. Si tratta di un tipo di relazione che, per quanto possa apparire totalizzante โย ovunque tu vada โ, รจ ancora impropria, perchรฉ di Gesรน รจ disposto ad accogliere lโinsegnamento di vita, ma non la vita. Farsi discepolo non รจ semplicemente seguire un messaggio e accettare una dottrina: รจ condividere in tutto il destino del Figlio dellโuomo.
Come siamo chiamati a passare allโaltra riva, cosรฌ siamo chiamati a passare da scriba a discepolo: per il primo Gesรน รจ un Maestro, una dottrina, per il secondo Gesรน รจ il Signore, una persona.
Ma anche chi ha capito che Gesรน รจ il Signore ha delle resistenze che provengono dal suo cuore e dal mondo dei suoi affetti. Riconoscere che Gesรน รจ il Signore significa confessare che non puรฒ essere secondo a nessuno. Se qualcosa o qualcuno viene prima, questi รจ il Signore. Per il Regno bisogna essere disposti a lasciare tutto (โnulla di voi trattenete per voiโฆโ), interrompere tutto, anche le cose piรน ragionevoli.
Come si รจ chiamati a essere liberi dalla madre per nascere alla vita biologica, cosรฌ bisogna essere liberi dal padre per nascere alla vita adulta. Queste sono le condizioni per nascere come uomini liberi.
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Si รจ discepoli quando si accetta che la condizione normale di vita sia lโessere per via, senza tane e senza nidi. Non รจ il chiuso di un mondo in cui ci si senta finalmente riconosciuti per quello che siamo o in cui parliamo tutti la stessa lingua, che dice lo statuto del discepolo ma la disponibilitร a stare in cammino perchรฉ Dio lo si trova a condizione di non fermarsi in nessun posto e di non assolutizzare alcuna forma attraverso la quale, pure, puรฒ aver scelto di manifestarsi. Discepoli per via, dunque.
Gesรน, certo, aveva delle case dove sostare: Nazaret, Betania, quella di Pietro a Cafarnao. Ma la sua vera casa รจ il cuore della persona, la sua patria รจ la libertร degli uomini, che possono accogliere o rifiutare. Perciรฒ รจ sempre in cammino, perciรฒ รจ pronto a ripartire. Non รจ un caso che lโultima consegna fatta da Gesรน ai discepoli รจย โAndate!โ. Sapendo, come dirร la โLettera a Diognetoโ, che ogni terra straniera รจ per voi patria e ogni patria รจ per voi terra straniera.
I cristiani appartengono alla categoria di chi va incontro, di chi si muove per primo. Gente di incontri. La loro patria รจ il fratello, la loro casa una relazione. Solo lโaltro รจ il luogo dove posare il capo.
โSeguimi!โ. La sequela non รจ anzitutto qualcosa di nostro ma del Signore. La traversata (come dirร il brano seguente) รจ abitata da paura e da fiducia: sono i due sentimenti che si contendono il nostro cuore. Non รจ il padre che bisogna seppellire ma le proprie paure, diversamente non si giunge allโaltra riva.
Si รจ discepoli quando non ci si abbandona ai rimpianti o a un passato da voler difendere a tutti i costi. Cโรจ qualcosa da fare prima che occuparsi di una realtร che non รจ piรน:ย lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Per questo Gesรน afferma:ย Tu vaโ e annunziaโฆ
Discepoli senza rimpianti, discepoli promotori di vita.
Quando tu non segui Cristo diventi un morto seppellitore di morti. Tu sei chiamato ad essere il vivente, scopritore di cose vive. Il discepolo รจ uno che risveglia le sorgenti della vita dentro le persone.
AUTORE: don Antonio Savone
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