p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 7 Maggio 2022

1399

Mi colpisce, questa mattina, lโ€™affermazione di Gesรน โ€œma tra di voi vi sono alcuni che non credonoโ€. Mi colpisce perchรฉ non solo mi pare una dimensione normale che non dร  per scontato nulla, neanche il credere, ma anche e soprattutto perchรฉ mi suggerisce il fatto che il credere non รจ mai cosa definitiva.

Noi pensiamo alla nostra esistenza come a una serie di mete e di sicurezze raggiunte, dalle quali non si torna indietro. Cose solide e sode. Il trattare la nostra esistenza in questo modo รจ in sรฉ illusorio e chiede a noi di gestire il nostro quotidiano in modo illusorio.

Siamo piรน portati ad essere cittadini che pellegrini. Ci gestiamo in modo illusorio perchรฉ continuiamo a compiere delle scelte e delle opere orientate piรน ad essere opere e scelte che ci permettano di conquistare nuovi territori, che possano aggiungere una nuova sicurezza a quelle che giร  abbiamo. Ci illudiamo perchรฉ non esiste sicurezza al mondo che possa essere durevole. Ci illudiamo perchรฉ continuiamo a gestire la nostra e altrui vita, come un gioco di potere: conquistare, avere certezze, essere gente che crede!

Altra conseguenza di questa modalitร  illusoria di gestire la nostra esistenza รจ il fariseismo โ€“ io sono nel giusto e sono bravo โ€“ e la necessitร  di non avere relazioni vere col prossimo โ€“ lui รจ il peccatore, colui di cui non ci si puรฒ fidare, colui che non compie certi gesti.

A questo punto non ci resta che vivere di una religione che รจ partita dal credere che Gesรน รจ fonte di vita e di vita eterna, di vita di Dio, ma che รจ approdata presto ad essere un insieme di gesti e di riti che rischiano di essere sempre piรน vuoti e sempre meno significativi. Riti che sempre meno entrano in contatto con la vita nostra e altrui, riti che si accontentano di contare quante presenze e quante comunioni. รˆ la morte dello Spirito. Quello Spirito che dona la vita viene inscatolato ed eliminato. Per quanti secoli lo Spirito santo, ed anche oggi, รจ stato un perfetto sconosciuto?

Credere non puรฒ essere cosa definitiva. Credere non รจ cosa da cittadini. Credere รจ cosa da pellegrini. Credere รจ propria di chi si sente continuamente per via e in viaggio. Pellegrino รจ colui che va per agros, per campi. Pellegrino รจ colui che ha abbandonato la cittร , il suo essere cittadino, il suo essere cercatore di sicurezze e di certezze, e si mette per via e nel mettersi per via confida nellโ€™ospitalitร . Sa che per vivere in questa dimensione necessita di essere disponibile ad incontrare. Solo nellโ€™incontro si puรฒ vivere lโ€™ospitalitร . Solo nellโ€™incontro che non diventa possesso e quindi certezza di nulla, si puรฒ vivere quel pellegrinaggio della fede che รจ cosa quotidiana, mai definitiva.

Tutto il resto possono essere cose buone, ma sono secondarie, sono luogo di incontro e di riconoscimento, ma non possono dare vita se il cuore รจ chiuso al pellegrinaggio. Se noi continuiamo a ricercare sicurezze, cose raggiunte con certezza, punti di non ritorno, valori non negoziabili, noi ci chiudiamo al pellegrinaggio e allโ€™incontro. Noi ci chiudiamo alla possibilitร  di credere, perchรฉ credere รจ appunto un pellegrinare. Siamo pellegrini e ospiti in questo mondo, ne siamo certi. Nel momento in cui perdiamo questa certezza e questa dimensione, noi diventiamo cittadini illusi di potere essere autonomi e certi in tutto. Dimentichi che il cibo non arriva dalla cittร  ma dalla campagna; dimentichi che il cibo arriva in cittร  ma lo si coltiva nei campi.

Sulla strada del pellegrinaggio ogni persona e ogni situazione diventano motivo di incontro e di fede. Come dice Henry Le Suax: โ€œchiunque sia colui che si incontra, nessuno รจ indifferente allโ€™altro sulla strada del pellegrinaggioโ€.

Questa รจ la nostra fede, questo รจ il nostro Dio: Padre e Figlio e Spirito Santo che camminano incontro allโ€™uomo, a fianco dellโ€™umanitร . In questo incontro sboccia la vita, sboccia la fede. Il nostro credere si rinnova in una sorta di costruzione e ricostruzione, in una sorta di continua crisi e passaggio in essa e grazie ad essa ad una coscienza sempre piรน aperta. Una coscienza sempre piรน viva e sempre piรน libera in un gioco di incertezza che diventa pellegrinaggio vitale quotidiano.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM