Probabilmente non vedevano lโora di ritrovarsi attorno al Maestro per metterlo a parte di ciรฒ di cui erano stati spettatori e protagonisti. Quella prima esperienza missionaria li aveva coinvolti a tal punto da dimenticare che essi erano soltanto degli inviati. Infatti, appena si riuniscono attorno a lui, gli apostoli non fanno altro che riportare โtutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnatoโ. Come se i risultati raggiunti fossero dovuti solo ed esclusivamente alla loro capacitร o alla loro maestria o a strategie dโintervento e non giร al potere che il maestro stesso aveva loro conferito.
Dโaltronde, come dargli torto? Avevano registrato tuttโaltro esito rispetto al fallimento occorso al Maestro. Non cโera forse di che rallegrarsi? E, invece, ora che fanno ritorno, nessuna parola di approvazione, solo quel โvenite in disparteโ che, sulla bocca di Gesรน, suona anzitutto come un essere riportati al vero senso delle cose, suona come una sana adesione al reale. Paolo dirร : โChe cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se lโhai ricevuto, perchรฉ te ne vanti come non lโavessi ricevuto?โ (1Cor 4,7). Aveva colto, probabilmente, una gestione delle cose del Regno da avventurieri, quasi manageriale.
Hanno bisogno di recuperare il senso del loro essere discepoli, occorre che depongano ogni traccia di trionfalismo puerile. Per questo, accettare di essere portati in disparte, non รจ una semplice opportunitร loro offerta da Gesรน per ritemprarsi dalle fatiche passate: รจ necessaria una vera e propria correzione di tiro, รจ opportuno rimettere a fuoco le giuste prospettive.
Lasciarsi portare in disparte, vuol dire smettere quella logica di potere che finisce per asservire tutto e tutti alla propria bramosia di primeggiare. Lasciarsi portare in disparte vuol dire ritrovare il senso di ciรฒ che si รจ e di quello che si fa, vuol dire non cadere vittima nรฉ dellโesaltazione per il riscontro avuto nรฉ della delusione per lo scacco subito. Imparare a leggere ciรฒ che Dio sta scrivendo proprio mentre si rischia di non riconoscerlo piรน, assorbiti come siamo persino da cose fatte in suo nome. Gesรน fa loro comprendere che รจ possibile farsi carico della dispersione altrui solo quando abbiamo provato, noi per primi, a ritrovare unitร attorno ad un centro: Gesรน Cristo. Quanta militanza, anche cristiana, senza discepolato!
Il โvenite in disparteโ di Gesรน, รจ invito a riprendere a frequentare il deserto per smettere la logica del successo, del prestigio e, talvolta, persino della sopraffazione. Se non cโรจ questa frequentazione, si perseguono stili meramente mondani: la burocrazia ha la meglio sulla attenzione per i volti. Senza il permanere alla scuola del deserto, non si intercettano piรน le vere domande degli uomini e si finisce per proporre se stessi come motivo di attrazione per coloro ai quali il Signore invia. E il rischio di proporsi come salvatori, รจ tuttโaltro che remoto.
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Per i discepoli di allora e di oggi, quel โvenite in disparteโ significa diventare consapevoli che tanto le cose di Dio quanto quelle della vita mal si coniugano con affanno e nervosismo, con tensione ed esaurimenti. Le cose di Dio non si misurano sugli applausi di una folla ma per i timidi percorsi che un cuore intraprende. Non รจ la densitร degli appuntamenti di unโagenda a far sรฌ che Dio possa farsi strada tra gli uomini, ma il tempo perso anche solo con una persona. Non รจ il moltiplicarsi di iniziative che assicura lโannuncio del vangelo, ma un cuore capace di ascolto, di intuizione, un cuore che non mette fuori nessuno.
Per questo, il riposo offerto da Gesรน รจ tuttโaltro che un cessare dalle fatiche, come di solito noi pensiamo. Si tratta del riposo che prende le distanze dallโagire e dal parlare perchรฉ parola e azione possano essere inverate. La proposta di riposarsi รจ consegnata da Gesรน proprio in un momento di grande fraintendimento quando, appunto, โera tanta la folla che andava e veniva e non avevano piรน neanche il tempo di mangiareโ.
Quanto Gesรน aveva messo in conto di compiere con e per i suoi discepoli, รจ presto mandato allโaria da una folla che addirittura li precede lร dove erano diretti. Tuttavia, anche in questo frangente, Gesรน non cessa di far capire ai dodici che non รจ possibile prendersi cura di alcuno se non perchรฉ abitati da uno sguardo di misericordia, da quella capacitร di provare a mettersi nei panni dei propri interlocutori fino a farsi pane spezzato per loro. Solo quello sguardo di compassione riesce a mettere in conto persino il fuori orario.
Lo sguardo di Gesรน intercetta la domanda della gente ancor prima che essa sia in grado di formularla: โpecore senza pastoreโ. E lร dove i discepoli non troveranno altro che proporre una soluzione di ripiego (ognuno badi a se stesso), quello sguardo di misericordia del Maestro non troverร di meglio che coinvolgerli in prima persona nellโopera di chi si fa carico della fame dei propri fratelli.
AUTORE: don Antonio Savone
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