La Scrittura, oggi, per voi
Il brano evangelico di questa domenica comprende lโomelia che Gesรน tiene nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,21) e la reazione degli ascoltatori (Lc 4,22-30). Lโโomeliaโ, in realtร , si condensa qui in una frase con cui Gesรน commenta il testo di Isaia proclamato liturgicamente (cf. Lc 4,18-19; Is 61,1-2), frase che esprime bene lo schema elementare e perenne di ogni omelia: โOggi si รจ adempiuta questa Scrittura nei vostri orecchiโ (Lc 4,21, traduzione letterale). La Scrittura, oggi, per voi: questi i tre elementi di ogni omelia. Lโomelia verte su una pericope della Scrittura presentata dalla liturgia, preferibilmente il testo evangelico (non dunque su altre tematiche che, per quanto significative dal punto di vista pastorale โ la โgiornataโ missionaria, vocazionale, ecc. โ, risultano essere peregrine, indeboliscono lโefficacia dellโomelia e vengono meno al compito centrale di testimoniare la fede trasmettendo la conoscenza del Signore Gesรน), traduce il suo messaggio nellโoggi e si rivolge a un uditorio preciso, alla comunitร radunata.
Lโomelia รจ sempre una parola rivolta a, una parola indirizzata a un destinatario. Unโomelia poi, che รจ compito profetico che traduce nellโoggi storico la Parola eterna di Dio contenuta nella Scrittura, cerca sempre di porre la comunitร di fronte alla presenza di Cristo: infatti, โCristo รจ presente nella sua Parola, giacchรฉ รจ lui che parla quando nella chiesa si legge la sacra Scritturaโ (Sacrosantum concilium 7). Guidare la comunitร a compiere il passaggio dalla pagina biblica alla presenza di Cristo รจ lโopera di ogni buona omelia. Occorre qui ricordare che lโaspetto parenetico dellโomelia discende da quello rivelativo e kerygmatico: lโomileta deve โpredicare Cristo, non se stessoโ (2Cor 4,5), affinchรฉ lโomelia sia realmente una manifestatio veritatis, ovvero, epifania di Cristo che รจ via, veritร e vita.
Nellโomelia a Nazaret Gesรน, dopo aver proclamato la Scrittura, fa di sรฉ un testimone della Scrittura stessa (e ogni omileta รจ chiamato a divenire testimone della Parola): dopo aver letto nel rotolo la vocazione del profeta veterotestamentario, presenta se stesso come profeta, ben sapendo che un profeta non trova accoglienza tra i suoi e nella propria patria. Ma se questo รจ vero del profeta, รจ vero anche di ogni cristiano: chi non conosce opposizioni e contraddizioni a causa della propria fede, in veritร non รจ ancora entrato nella vita cristiana in profonditร . Colui la cui parola รจ lodata e accettata da tutti e non incontra opposizioni o contestazioni, probabilmente รจ ancora lontano dalla parresia evangelica. Servire la Parola di Dio rende stranieri in rapporto alla patria e crea unโappartenenza altra. Il profeta parla la parola altra che รจ la Parola del Dio a cui egli appartiene e il destino della Parola diviene il suo stesso destino: โLa Parola venne tra i suoi e i suoi non la accolseroโ (Gv 1,11).
La sottolineatura dellโoggi, presente nellโomelia di Gesรน, fa emergere il fatto che per Luca, con Gesรน il tempo e la storia ricevono il loro senso definitivo. Gesรน inaugura un oggi (categoria piรน teologica che cronologica) che รจ il tempo della salvezza, il centro del tempo. Tempo che si situa ormai fra lโevento-Cristo e la venuta nella gloria del Figlio dellโuomo. Lโoggi รจ il tempo dellโofferta della salvezza da parte di Dio, in Gesรน, a ogni uomo. Si puรฒ pensare allโevento di grazia che investe il cosiddetto โbuon ladroneโ (in realtร , per Luca, si tratta dellโโaltroโ malfattore: Lc 23,40) quando Gesรน gli dice: โOggi sarai con me in paradisoโ (Lc 23,43), ma รจ anche il tempo della scelta, il tempo che richiede una responsabilitร e unโopzione da rinnovarsi ogni giorno. La redazione lucana delle parole di Gesรน in Lc 9,23 sottolinea (rispetto ai paralleli di Mc 8,34 e Mt 16,24) la dimensione della quotidianitร , del ricominciamento quotidiano della sequela, della scelta che, fatta una volta, va rinnovata ogni giorno: โSe qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi seguaโ.
Quanto poi allโannotazione circa il compimento della Scrittura negli orecchi degli ascoltatori (โin auribus vestrisโ: Lc 4,21), abbiamo qui il preannuncio di uno dei temi spirituali salienti del terzo vangelo: lโascolto della parola di Dio udita dalla voce di Gesรน e contenuta nelle Scritture. Un ascolto che impegna ed รจ estremamente esigente mettendo in crisi gli ascoltatori e portandoli a lasciarsi attraversare dalla lama della parola. In effetti, il prosieguo del testo lucano mostra che la parola di Gesรน รจ portatrice di un giudizio e chiede agli ascoltatori di prendere posizione. La parola che Gesรน pronuncia รจ parola non accomodata, non adattata, non ha come fine di compiacere gli uditori, ma รจ parola che scomoda gli ascoltatori e mette in pericolo chi la pronuncia. La parola profetica puรฒ essere pronunciata solamente a caro prezzo. Essa ha la forza della veritร che fa emergere ciรฒ che abita nel cuore dei destinatari: meraviglia e ammirazione finchรฉ viene percepita come innocua e addomesticabile (cf. Lc 4,22a), odio e rigetto non appena mette in discussione le sicurezze acquisite e i privilegi di cui si gode (cf. Lc 4,22b-30). Essa รจ intollerabile perchรฉ costringe lโascoltatore a fare i conti con le tenebre del proprio cuore: pur di evitare questa dolorosa presa di coscienza si rigetta lโintollerabilitร su colui che tale parola ha pronunciato.
Dietro la Parola che giudica vi รจ la presenza stessa di Gesรน che suscita una presa di posizione: โGesรน รจ segno che sarร contraddetto affinchรฉ siano svelati i pensieri di molti cuoriโ (Lc 2,34-35). Sempre, di fronte a Gesรน, si verifica una divisione tra chi lo accoglie e chi lo rifiuta, chi lo ascolta e chi lo bestemmia, perfino sulla croce (cf. Lc 23,39-43). Gesรน obbliga a unโopzione, a una scelta. Incontrare Gesรน significa essere condotti a fare veritร nella propria vita accettando di riconoscere realisticamente il male che attraversa o che occupa il nostro cuore: gelosia, invidia, odio. Il riconoscimento delle tenebre รจ la condizione per accedere alla luce.
Lโodierno brano liturgico fa parte di quel passo di Lc 4,16-30 che nellโintenzione di Luca ha valore programmatico. Si tratta di un testo solamente lucano anche se si puรฒ considerare che Mc 6,1-6a costituisca un suo parallelo. Tuttavia non solo Luca ha molto sviluppato la narrazione fino a farne una sorta di sintesi dellโintero vangelo, ma ha anche anticipato la scena ponendola intenzionalmente allโinizio del ministero pubblico di Gesรน. Lโโanticipazioneโ del nostro testo (che secondo la sequenza di Marco dovrebbe trovarsi dopo Lc 8,56) รจ visibile dalla strana menzione di Cafarnao in 4,23: โCertamente voi mi citerete questo proverbio: โMedico cura te stesso Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui nella tua patriaโ. In realtร , รจ solo a partire da Lc 4,31 che nel terzo vangelo si narra di insegnamenti e guarigioni operati da Gesรน a Cafarnao: โPoi scese a Cafarnao โฆโ (Lc 4,31), e il racconto di ciรฒ che Gesรน disse e fece a Cafarnao si estende fino a Lc 4,41.
Dopo dunque la sua breve e densa โomeliaโ, Luca registra la contraddittoria reazione degli astanti: prima lo stupore ammirato, quindi il rigetto e il furore omicida nei confronti di Gesรน. Ma Gesรน legge la reazione di rigetto come conferma del suo ministero profetico e si colloca nella scia dei profeti Elia e Eliseo. Il rigetto dei suoi concittadini diviene lโoccasione grazie a cui Gesรน apre il suo ministero e lโannuncio della salvezza di Dio ai pagani, alle genti: si adombra cosรฌ lโuniversalismo della missione e dellโannuncio della salvezza cosรฌ caro al terzo evangelista (cf. Lc 3,6; 7,9; At 28,28).
Comprendiamo allora che le ultime scene del nostro testo (la cacciata di Gesรน dalla sinagoga, il tentativo di ucciderlo e il tranquillo andarsene di Gesรน di mezzo alla folla inferocita contro di lui) non sono un resoconto cronachistico di quanto successo, ma profezia di ciรฒ che accadrร in seguito: il testo รจ prolettico e allude alla morte e alla resurrezione di Gesรน, allโevento pasquale. In effetti, la cittร costruita sul monte รจ Gerusalemme piuttosto che Nazaret, e lโandarsene (in greco poreรบomai) di Gesรน fa riferimento al cammino di Gesรน verso Gerusalemme, che traversa tutto lโevangelo, e anche allโascensione di Gesรน al cielo (At 1,10-11).
Cosรฌ il nostro brano lucano presenta giร lโenigma del rifiuto che Israele ha opposto a colui che Dio inviato quale Messia, il mistero della morte e resurrezione di Gesรน e la buona novella dellโestensione alle genti dellโannuncio della salvezza. E proprio questa รจ la nota su cui si conclude lโintera opera lucana: โSia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle genti ed esse ascolterannoโ (At 28,28). Lโultima parola del testo: โsi mise in camminoโ (eporeรบeto: lett. โse ne andavaโ, โcamminavaโ) in realtร รจ unโapertura non solo sulla successiva vicenda terrena di Gesรน, ma anche sullโevento pasquale e sulla vicenda della chiesa. La salvezza annunciata e costituita da Gesรน in persona che lโha resa presente con il suo camminare tra gli uomini e le donne del suo tempo sulle contrade della Galilea, diventa il cammino che, suscitato dallo Spirito sceso a Pentecoste, spingerร gli apostoli, gli evangelizzatori e i missionari fino ai confini della terra.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



