p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 15 Novembre 2021

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โ€œGesรน figlio di Davide, abbi pietร  di me!โ€. Mentre invoco il Signore lo riconosco come tale e la lode si mescola alla coscienza della mia cecitร .

Sono cieco e sono accecato dalle mie delusioni. Le mie delusioni, che mi accecano, sono accecanti perchรฉ da loro faccio dipendere la mia vita. Sono deluso perchรฉ non riesco a vivere in totale gratuitร  quello che mi viene chiesto e quello che desidero fare. Per questo grido: โ€œGesรน, figlio di Davide, abbi pietร  di me!โ€.

Sono cieco e sono accecato dalle mie rabbie. Le mie rabbie mi tolgono il ben dellโ€™intelletto e rischiano di rendermi schiavo dellโ€™ira che acceca. Non vedo piรน il fratello ma vedo lโ€™avversario, il nemico che si accovaccia alla mia porta per prendermi in castagna. Per questo: โ€œGesรน, figlio di Davide, abbi pietร  di me!โ€.

Sono cieco e sono accecato dalle mie ragioni per le quali sono pronto a vendere lโ€™anima al diavolo. Non riesco piรน a dialogare, non mi interessa dialogare. Sono convinto che lโ€™incontro con lโ€™altro sia una perdita di tempo che non porta a nulla di nuovo, mentre le cose continuano a rimanere le stesse, non vengono fatte e non cambiano mai. โ€œGesรน, figlio di Davide, abbi pietร  di me!โ€.

Sono cieco, non riesco piรน a riconoscerti, Signore. Non ti vedo piรน presente in mezzo a noi e non so piรน riconoscerti mentre cammini con noi. Non ti vedo e non ti sento, come faccio a pregarti? Che cosa posso fare se manco mi accorgo che tu mi stai passando accanto mentre io sono seduto per via a fare la parte del mendicante, mendicante seduto su un mucchio di pepite dโ€™oro? Eppure, anche in quei momenti, nei momenti piรน alti della mia cecitร , nei momenti in cui il buio รจ piรน profondo, nei momenti in cui non riesco a vedere al di lร  del mio naso, in quei momenti nel mio cuore nasce una coscienza: sono proprio cieco, mi dico. Per questo dal buio mi riscuoto e grido โ€œGesรน, figlio di Davide, abbi pietร  di me!โ€.

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Nel buio sento risuonare in me, mentre guardo nel vuoto e giro il capo per tendere lโ€™orecchio, una voce, una voce che mi dice โ€œChe cosa vuoi che io faccia per te?โ€.

Ci penso a questa eco. Mi domando se non รจ una allucinazione. Forse comincio ad andare fuori di testa. Forse ho digerito male. Forse sono talmente stanco della mia cecitร  che comincio a crearmi delle voci. Forse รจ un inganno del maligno o forse รจ lo scherzo di qualche burlone che mi ha sentito gridare โ€œGesรน, figlio di Davide, abbi pietร  di me!โ€, ed ora, nascosto nelle tenebre, si burla di me. Eppure questa voce mi sembra a tratti che sia chiara, a tratti sembra venire dal profondo del rumore delle onde del mare. A tratti sembra una voce che rimbalza da una sponda della valle allโ€™altra.

Eppure sono convinto che sia reale. Talmente reale che si incontra molto bene con il mio desiderio e con le mie aspettative. โ€œChe cosa vuoi che io faccia per te?โ€. Non mi interessa, a costo di fare la figura del fesso io grido il mio desiderio, mi espongo al rischio. Magari mi prenderanno in giro. Magari qualcuno mi sta filmando col telefonino pronto a metterlo su you tube facendomi fare il giro del mondo.

Non mi interessa, troppo grande รจ la mia cecitร  e troppo grande รจ il mio desiderio di vedere. Troppo grande รจ il mio volere ritornare ad essere libero e non piรน mendicante, responsabile della mia vita e non dipendente da un teatro che ogni giorno devo mettere in strada per potere ottenere una moneta per comprarmi qualcosa.

Allora grido, grido tutta la mia voglia, grido tutto il mio desiderio, grido la mia lode, grido la mia preghiera, canto alla vita โ€œSignore, che io veda di nuovo!โ€. Ho voglia di ritornare alla vita per questo canto la mia preghiera: Che io veda di nuovo, Signore!

Ciรฒ che sembrava impensabile si fa realtร . Il mio canto e la mia preghiera fanno cadere le squame della mia cecitร  e delle mie illusioni. Il mio orecchio questa volta non si inganna e sente il contro canto alla mia preghiera provenire direttamente dal cuore di Dio. รˆ un canto soave, รจ un canto che cura, รจ un canto che guarisce, รจ un canto dโ€™amore che mi dice: โ€œAbbi di nuovo la vista!โ€. Risuona nelle valli del mio cuore โ€“ Abbi di nuovo la vista -; sembra che il mare voglia uscire gridando abbi di nuovo la vista.

Mi accorgo che lโ€™affermazione prosegue. Silenzio perchรฉ non รจ finita, perchรฉ cโ€™รจ ancora qualcosa: โ€œLa tua fede ti ha salvatoโ€. La mia fede? Di me che ero cieco? Di me che non vedo al di lร  dal mio naso? Ma ormai รจ troppo tardi per i dubbi e le domande perchรฉ subito ho ripreso a vederci, a seguirlo di nuovo glorificando Dio.

I fantasmi e le illusioni sono scomparse, ci vedo e dal cuore sale la lode a Dio. Con me, anche questo sa di miracoloso, โ€œtutto il popolo, vedendo, diede lode a Dioโ€. Il mio vedere la mia lode, la mia richiesta, la mia fede รจ diventata guarigione non solo per me ma anche per il popolo che ritorna a vedere e a lodare Dio.


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