Una delle pagine piรน altamente rivelative del mistero di Dio, quella di cui ci fa dono la liturgia odierna: siamo nellโordine del gratuito, nellโordine di ciรฒ che Dio รจ disposto a fare per noi prima ancora che noi siamo persino capaci di manifestarne il desiderio o la domanda. E ciรฒ addirittura quando la religione proibirebbe un tale gesto: ci sono sei giorniโฆ venite dunque in quelliโฆ
Ma Dio non la pensa cosรฌ perchรฉ รจ la perversione dellโuomo ad aver svuotato alla radice proprio ciรฒ che si dice di voler celebrare. Il sabato che รจ per eccellenza il giorno in cui Israele รจ chiamato a far memoria della liberazione dalla schiavitรน dellโEgitto, era stato svuotato della sua veritร riducendo lโosservanza ad un precetto.
ร solo il dono del Figlio, lโunico che conosce comโรจ il Padre, a manifestarci che cosa Dio desidera. Ed รจ per questo che abbiamo bisogno di convertirci continuamente a questa rivelazione: altrimenti anche noi diventiamo implacabili continuatori di un divino che รจ ambivalente, diventiamo gelosi custodi e difensori tenaci della sua indiscriminata potenza.
Paradossalmente Dio non รจ nellโosservanza del sabato, non รจ in una norma religiosa ma nellโaccoglienza incondizionata del bisogno di compassione che lโuomo porta con sรฉ.
Quella donna รจ figura di tutti quanti noi tenuti incatenati e ripiegati da tutta una serie di precetti e osservanze per nulla liberanti. Precetti e norme che invece di permetterci lโaccesso a Dio ci allontanano sempre piรน dal suo vero volto rendendoci incapaci di riconoscere e accogliere i luoghi della sua manifestazione. Paradossalmente il gesto della liberazione dal male รจ ritenuto dal capo della sinagoga unโoffesa a Dio.
Altrove nel vangelo รจ scritto di Gesรน: una dottrina nuova, insegnata con autoritร . La gente lโaveva intuito. La manifestazione della compassione di Dio รจ davvero singolare. ร nei gesti della liberazione dal male che รจ dato riconoscere la firma di Dio. Non altrimenti. Lโuomo che si lascia accogliere da questa compassione entra nello spazio di una nuova confidenza con Dio e su di essa fonda la propria speranza, aggredendo cosรฌ il catechismo insinuante del serpente delle origini e di ogni suo discepolo. Con Gesรน non รจ piรน possibile credere in un Dio che difende la propria signoria al prezzo della mortificazione dellโuomo.
Cosa fare allora? Entrare decisamente nel modo in cui Cristo guarda lโuomo. Ne troviamo espressione in quel vedere di Gesรน la solitudine della donna ricurva, chiusa nel suo dramma, abbandonata al suo destino giร da ben 18 anni. Non poche volte lโindifferenza altrui induce a rassegnarsi alla propria condizione. Non รจ neppure in grado di gridare il suo bisogno come altre donne hanno fatto. ร lo sguardo di Gesรน che la riscatta da quella condizione. Gesรน si china su di lei, si mette cioรจ nella sua condizione e la restituisce alla sua integritร . Cosa sono le nostre relazioni se non un provare a metterci nei panni dellโaltro, avvertirne la solitudine, lโangoscia e con uno sguardo, a volte, restituire la possibilitร di sperare che รจ possibile stare nella vita non ripiegati?
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AUTORE: don Antonio Savone
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