Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae รจ stata fondata il 2 luglio 1968 dallโArcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirร ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di etร … [Continua sul sito]
Dal compromesso alla promessa
Se il matrimonio fosse un semplice contratto tra due persone, con il quale si mettono dโaccordo per stare insieme, allora รจ pur giusto che, venendo meno le condizioni che hanno portato a redigerlo, si scriva un atto per annullarlo. Il ripudio รจ un atto con il quale si manifesta la volontร di porre fine ad una relazione per intraprenderne unโaltra.
Naturalmente questo significa derubricare il matrimonio da relazione dโamore tra due persone a rapporto commerciale basato su interessi personali garantiti dalla legge. Il matrimonio รจ ยซpromessaยป, non compromesso. La legge degli uomini, infatti, ha come fine quello di gestire lโordine pubblico e definire i confini della libertร individuale perchรฉ non vada a mortificare quella degli altri. Il vero problema non รจ la legge ma il cuore, cioรจ il modo con il quale si usa la legge: se per coltivare i propri interessi o applicare la giustizia. I farisei, che mettono alla prova Gesรน, vogliono nascondere le proprie cattive intenzioni dietro quella che sembra essere una domanda innocua.
Il ripudio, permesso da Mosรจ, รจ la denuncia della durezza del cuore degli israeliti, gli stessi che commettono adulterio contro Dio perchรฉ, avendo a cuore piรน le tradizioni degli uomini che la legge di Dio, lo tradiscono separandosi da Lui. Infatti, il vero peccato รจ adulterare il rapporto con Dio che ha come conseguenza la corruzione della relazione con gli altri. La legge degli uomini puรฒ addirittura assecondare lโorgoglio e la cupidigia che induriscono il cuore al punto da assumere come criterio fondamentale per le proprie scelte quello della convenienza. Prima del permesso di Mosรจ cโรจ la promessa di Dio e prima di un cuore indurito cโรจ un cuore ferito. Allโorigine cโรจ lโattenzione premurosa di Dio che fa suo il dolore della solitudine dellโuomo.ย ย
La solitudine รจ una maledizione, ovvero ciรฒ che fa male. Gli animali hanno in comune con lโuomo il fatto di essere โterrestriโ e quindi mortali. Essi non hanno quello spirito che li fa diventare esseri viventi, come รจ lโuomo. Non lo diventano neanche se lui impone un nome. Gli animali, per quanto possano essere utili e destinatari di affetto, cura e attenzione, non sono in grado di colmare il vuoto della solitudine perchรฉ il rapporto con loro va nella linea della possessivitร e non della oblativitร che caratterizza lโamore umano e che รจ un dono di Dio.
Dio, ha compassione dellโuomo e lo benedice mediante il dono dellโaltro. La soluzione al male della solitudine รจ la relazione che si crea quando lโio incontra il tu dellโaltro da sรฉ ma che al contempo รจ parte di sรฉ. Lโappartenenza, in prima battuta, non รจ una scelta ma una realtร che precede la mia volontร e che nasce da quella di Dio. Lโuomo nasce con una mancanza, che si rivela come un bene, cioรจ il fatto di non bastare a sรฉ stesso. Egli puรฒ tutto, ma non รจ tutto. ร incompleto, incompiuto. Come tale egli รจ in ricerca di quellโaiuto che gli corrisponda. Si tratta di un interlocutore che gli stia difronte con cui entrare in dialogo faccia a faccia.
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Lโinterlocutore privilegiato non possono essere gli animali, con i quali si condivide lโappartenenza alla terra, ma il tu dellโaltro da me nel cui corpo riconosco lโappartenenza comune a Dio. Quello dellโuomo, infatti, non รจ solo corpo terrestre, ma รจ corpo spirituale perchรฉ in esso scorre lo Spirito di Dio. La donna รจ generata dallโuomo ma รจ opera di Dio. Lโuomo riconosce nella donna lโazione di Dio e il dono che Egli fa di lei a lui. La donna, il tu dellโaltro da me, รจ la benedizione di Dio che sconfigge la maledizione della solitudine. La benedizione puรฒ trasformarsi nuovamente in maledizione se lโuomo dimentica che Dio offre nellโยซaiuto che gli corrispondeยป la benedizione necessaria per guarire dalla solitudine.ย
Allโuomo compete il dovere di custodire e alimentare questa relazione perchรฉ diventi benedizione nei figli. Lโuomo davanti agli animali impone il nome ma non รจ felice, mentre davanti alla donna lo รจ perchรฉ la chiama per nome, un nome non imposto da lui ma suggerito da Dio. Chiamare per nome significa riconoscere lโidentitร dellโaltro, la sua dignitร e chi รจ lโaltro per me. Da qui derivano le scelte, la piรน importante delle quali รจ lasciare il padre e la madre per unirsi alla donna e formare una sola carne. Lasciare significa trasformare i legami di dipendenza in un rapporto di responsabilitร . Lasciare vuol dire farsi povero e creare quello spazio necessario nel cuore affinchรฉ lโaltro sia accolto come dono da custodire e accudire.
Gesรน, dice la lettera agli Ebrei, non si vergogna di chiamarci fratelli. Egli si spoglia di ciรฒ che separa dallโaltro per unirsi a noi nella fraternitร nella quale fare festa e condividere la gioia. Gesรน, lโuomo sofferente della croce, facendosi fratello nel dolore ad ogni uomo e condividendo con lui la maledizione della solitudine, si rivela come sposo dellโumanitร perchรฉ egli riceve un corpo da Maria e lo offre per amore unendosi ad ogni uomo.ย
Al centro non puรฒ esserci solo lโIo, altrimenti diventa un Io solo. Dallโ โIo sonoโ allโ โio soloโ il passo รจ breve. Lโio verso te, lโio con te, lโio per te, lโio in te, diventa Noi, fecondo, sorgivo, splendente, fruttuoso, solido, eterno come รจ lโamore. Siamo la donna plasmata dalla sofferenza di Cristo che sulla croce vive il dramma della solitudine. La fraternitร nasce dal sonno della morte in cui Dio genera una relazione a partire dal fallimento ma anche dal desiderio di vita che da esso scaturisce. Il Cristo crocifisso risorto ci rivela che il progetto di Dio per lโuomo si realizza attraverso Gesรน, nostro fratello e sposo. Noi siamo il tu dellโ โIo sonoโ ยซcon, per, inยปย ย di Dio.ย
Signore Gesรน, sposo dellโumanitร , che hai sofferto fino alla morte per amarci fino alla fine, sei il nostro capo che conduci a salvezza coloro che non ti vergogni di chiamare fratelli che se ti tradiscono, ti rinnegano e ti rifiutano, perchรฉ, nonostante tutto, siamo figli dellโunico Dio che รจ Padre e Madre. Contempliamo la tua gloria, che splende nel tuo capo insanguinato e coronato di spine, e il tuo onore la cui drammatica bellezza risiede nella tua nuditร sulla croce.
Tu, che ti sei fatto uomo piccolo, come un bambino, custodisci in noi un cuore da fanciullo bisognoso di affetto e desideroso di amore. Guariscici dal peccato della cupidigia e dellโorgoglio che ci rende refrattari alla forza della tua Parola e insensibili alla povertร dei fratelli. Liberaci dalla presunzione di manipolare le persone in base al criterio della convenienza e converti il nostro cuore perchรฉ le nostre relazioni non siano un tentativo di compromesso ma la realizzazione della tua promessa. Benedicimi Signore e fa di me fratello di ogni uomo, portatore della benedizione del Padre, quella che libera dalla maledizione della solitudine e che tutti unisce in un vincolo spirituale di amore, di pace e di gioia.



