Questo brano รจ incastonato tra la prima andata di Maria al sepolcro โ quando aveva scoperto la scomparsa del suo Signore ed era ritornata allo stesso sepolcro dopo lโannuncio ai discepoli e la folle corsa di Giovanni e di Pietro che, dopo avere costatato il sepolcro vuoto ed avere creduto, erano ritornati nel cenacolo โ e lโapparizione di Gesรน ai discepoli chiusi nel cenacolo per paura dei Giudei.
Maria continua a piangere e a gridare a tutti che hanno portato via il corpo del suo Signore. Piange e vuole recuperare la salma: ho perso il mio amato, lasciatemi almeno il cadavere.
Piange e non trova consolazione. Piange e corre per annunciare il trafugamento del corpo del morto. E ritorna a piangere al posto dove lโavevano deposto. Maria che tanto aveva amato il Signore, non trova casa senza di Lui, si sente vagabonda, non vuole che Lui. Gesรน non รจ piรน dove lโavevano deposto Giuseppe e Nicodemo. Vuole sapere dove lโhanno posto per andare a recuperarlo. Quel posto tanto triste e tanto caro allo stesso tempo, che sono i nostri cimiteri, che รจ dove era stato deposto Lazzaro, che รจ dove saremo deposti tutti noi.
Lei vuole andare a prenderlo pur non avendone le forze, ma le energie quelle sรฌ, perchรฉ lโamore รจ capace di portare ogni peso, perchรฉ nulla al mondo pesa quanto lโamore. La pietra dal sepolcro รจ stata levata ma non quella dal cuore di Maria che piange e vuole recuperare ciรฒ che รจ perduto a causa di un nascondimento e di un latrocinio. Forse che qualcuno non voleva che quella tomba divenisse un luogo simbolico di qualcosa di piรน grande?
E Maria piange e piangendo non riconosce il suo Signore che le chiede โDonna perchรฉ piangi? Chi cerchi?โ.
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Solo quando Gesรน la chiama Mariam scoppia in lei la familiaritร con lโamato. ร il suo nome, รจ il suo nome con voce familiare e inconfondibile. E scoppia in lei il grido del cantico dei cantici: โUna voce! Il mio diletto! Egli viene come un cerbiatto, saltando per i monti e balzando per le collineโ; e viene, viene per tirare fuori dal sepolcro, dal recinto di morte, la sua amata (Ct 2, 8).
LโAmato la conosce e la chiama per nome con una voce che รจ familiare; con un tono che ti fa rizzare i peli del collo; con un accento inconfondibile che muove tutto un mondo di amore che รจ dentro di te e che libera i tuoi occhi pieni di lacrime riportandoti a vedere, a riconoscere, ad esultare di gioia per tutto quello che per la tua vita รจ stato il tuo Signore.
Maria, chiamata per nome, riconosce la voce. Lei voleva una salma e si ritrova con una voce che รจ Parola incarnata ed ora รจ Parola incarnata, morta e risorta. ร Parola di amore che non si dimentica. Maria si era giร volta verso il suo Signore, gli aveva parlato dicendo il motivo del suo pianto; pensando che fosse il custode del giardino lโaveva chiamato Signore, domandandogli se aveva portato via lui il suo Signore.
E il nome di Mariam, detto con tutto lโamore e la passione del ricordo, apre il cuore e fa ribaltare la pietra dagli occhi, dalle orecchie, dal cuore di Mariam.
Prima di lei Gesรน aveva chiamato per nome Lazzaro, dicendogli vieni fuori, e Lazzaro uscรฌ dal sepolcro e fu resuscitato alla vita. Aveva chiamato per nome anche Filippo traendolo dal sepolcro dellโignoranza da dove non sapeva riconoscere il volto del Padre sul volto del Figlio. Oggi chiama Mariam, traendo la sposa dal lutto allโincontro con lo Sposo risorto.
ร cosa semplice chiamare per nome. Ma chiamare per nome indica innanzitutto conoscere il nome della persona che chiamiamo. In seconda battuta, chiamare per nome significa dire: โTu sei per me e io per teโ. E questo riapre il sepolcro di Maria rifacendo battere il cuore nel suo petto e riportandola alla vita. E quando questo accade noi siamo riportati alla luce della nostra veritร . Maria si era giร voltata verso il Signore e aveva visto il giardiniere. Ora si volta ancora e riconosce il Maestro.
โVolgiti, volgiti! Sulammita; volgiti, volgiti: vogliamo ammirartiโ (Ct 7,1). Con Gesรน, il Signore, vogliamo ammirare il volto di chi lo cerca con gli occhi in pianto ma aperti a riconoscerlo. Anche noi vogliamo ammirare il Volto dellโamato, lasciando risplendere su di noi la luce del suo amore, la bellezza di Lui che abbiamo ritrovato.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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