โChiamรฒ a sรฉ i Dodici e prese a mandarli a due a dueโ. Cosรฌ inizia il brano del Vangelo di Marco che ascoltiamo in questa domenica. Gesรน li chiamรฒ e li mandรฒ. In questi due verbi (chiamare e mandare) si puรฒ dire che รจ racchiusa tutta lโidentitร del discepolo e di ogni comunitร cristiana. Queste parole, infatti, con quel che esse significano, non sono riservate a gruppi particolari o a persone privilegiate.
Tutti i cristiani sono chiamati a stare con Gesรน e ad essere inviati per comunicare il Vangelo al mondo. Il Concilio Vaticano II richiama con estrema chiarezza questa missione affidata a tutta la Chiesa: โLa Chiesa peregrinante รจ per sua natura missionariaโฆ e ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere, per quanto gli รจ possibile, la fedeโ. Il cristiano pertanto รจ anzitutto un chiamato, un convocato da Dio. Propriamente parlando, non si diviene cristiani per autonoma scelta; lo si diventa in risposta (ovviamente libera) ad una chiamata che ci precede. Sรฌ, cโรจ un amore che sta prima della nostra risposta. Paolo, nello splendido inizio della Lettera agli Efesini, ce lo ricorda: โIn Cristo (il Padre) ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella caritร , predestinandoci ad essere per lui figli adottivi mediante Gesรน Cristo, secondo il disegno dโamore della sua volontร โ (Ef 1,4-6).
Tutta la tradizione dellโAntico Testamento, da Abramo in poi, pone Dio allโorigine di ogni chiamata; lโiniziativa di avviare la storia della salvezza del popolo dโIsraele รจ tutta del Signore. โAbramo, chiamato da Dio, obbedรฌโ, scrive lโautore della Lettera agli Ebrei (11,8), indicando ad ogni cristiano il paradigma della fede. Nelle narrazioni delle vocazioni profetiche emerge sempre il primato della chiamata divina. Emblematica รจ la vicenda di Amos. Non fu lui a scegliere. E neppure fu lui ad andare. Il Signore lo prese (โIl Signore mi chiamรฒ mentre seguivo il greggeโ) e lo scaraventรฒ in un aspro confronto con le ingiustizie del potere politico.
Dovette scontrarsi persino con le fredde considerazioni del โcappellano di corteโ, il sacerdote Amasia, che lo esortava, come spesso accade, ad unโegoistica prudenza. Amos ribatte al sacerdote che alla radice delle sue parole non cโรจ una scelta personale legata a particolari prospettive. ร Dio stesso che lo ha costretto alla missione profetica: โNon ero profeta, nรฉ figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomoro; il Signore mi prese, mi chiamรฒ mentre seguivo il gregge e il Signore mi disse: Vaโ, profetizza al mio popolo Israele โ (Am 7,14-15). Potremmo dire che ognuno di noi era (e spesso lo siamo ancora) raccoglitore di sicomori. E non di rado, nonostante la chiamata che Dio ci fa ogni giorno, ogni domenica, noi restiamo a coltivare i nostri personali sicomori.
Ma il Signore continua a chiamarci, e non una volta sola, strappandoci da un destino triste e scialbo. La chiamata รจ sempre per svolgere il servizio di comunicare, con le parole e con la vita, il Vangelo di Gesรน sino agli estremi confini della terra. E qui ciascuno puรฒ trovare la propria santitร . Tutte le chiamate del Signore sono un invito ad accogliere la missione che fa sempre andare oltre se stessi, oltre i confini che ciascuno si traccia per la propria vita. ร anzi naturale per ciascuno di noi tracciare limiti, possibilmente chiari e definitivi, tra sรฉ e gli altri, tra quello che riteniamo possibile fare e quello che pensiamo non lo sia.
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Tale istinto a tracciare confini nasce dalla paura: vogliamo essere tranquilli e certi, evitando lโignoto e ciรฒ che non ci รจ familiare. Si rinsaldano cosรฌ i confini che dividono gli uomini tra loro: quelli della cultura e delle affinitร , dellโetร e della classe sociale, della nazione e della appartenenza. E altri ancora. Sono tutti confini che separano gli uni dagli altri e spesso con violenza, ingiustizia e talora anche con la guerra. E comunque portano sempre a sentire lโaltro come un avversario, come un nemico. Ciascuno cerca di stare solo con i propri simili, ossia con se stesso.
Per Gesรน non รจ cosรฌ. Egli ha lasciato persino il cielo per venire in mezzo a noi, e non perchรฉ fossimo giusti, ma perchรฉ peccatori. Per questa ragione Gesรน non puรฒ accettare nรฉ limiti nรฉ particolarismi. Del resto, anche il Padre che sta nei cieli โfa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiustiโ (Mt 5,45). Lโorizzonte di Gesรน รจ il mondo intero. Nessuno รจ estraneo alle sue preoccupazioni, neppure il peggiore dei nemici. Per il Signore tutti sono da amare e tutti da salvare. Egli per primo รจ stato mandato, ed ha obbedito: โGesรน percorreva tutte le cittร e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il Vangelo del regno e guarendo ogni malattia e infermitร โ, scrive Matteo (9,35).
Ancora oggi Gesรน non cessa di commuoversi sulle folle stanche e sfinite di questo mondo, in particolare quelle piรน povere che vagano come pecore senza pastore. E manda i suoi, โdue a dueโ, perchรฉ continuino la sua opera di comunicazione del Vangelo. I discepoli di Gesรน debbono essere liberi nello spirito e universali nel cuore, particolarmente oggi mentre le distanze tra le persone e i paesi si sono accorciate come non mai e tuttavia crescono a grande velocitร nuovi muri e nuovi confini, reclamati dallโindividualismo e dal particolarismo di singoli e di gruppi, di etnie e di nazioni. Come Gesรน non รจ venuto a salvare se stesso, cosรฌ i cristiani non vivono per se stessi ma per salvare gli altri.
Gesรน invita i suoi discepoli, di ieri e di oggi, a non prendere nulla con sรฉ, nรฉ pane nรฉ bisaccia nรฉ denaro (e ciascuno deve interrogarsi su cosa sono oggi per noi il pane, la bisaccia e il denaro). Essi, muniti solamente del bastone del Vangelo e dei sandali della misericordia, debbono percorrere le vie degli uomini predicando la conversione del cuore e guarendo malattie e infermitร . Per entrare nelle case degli uomini, ossia nella dimora piรน intima e delicata che รจ il loro cuore, non occorrono armi particolari. I discepoli, indifesi e poveri, debbono andare due a due perchรฉ la loro prima predicazione sia lโesempio del vicendevole amore.
Del resto Gesรน aveva detto: โDa questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altriโ. Ricchi pertanto solo della misericordia di Dio e del Vangelo, i cristiani potranno abbattere i muri di divisione e liberare il cuore degli uomini dai limiti e dai pesi che li opprimono. Davanti a tale compito, affascinante e terribile, non possiamo tirarci indietro. E assieme ai discepoli santi, diciamo: โEccomi, manda me!โ (Is 6,8).
Per gentile concessione di mons. Paglia. Commento tratto dal suo sito.
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia



