Ci sono momenti della vita in cui percepiamo che siamo tempesta e tutto attorno a noi รจ solo buio. E lo percepiamo in particolar modo quando il chiasso e la confusione attorno a noi si allontanano, la โfolla si congedaโ e ci piomba addosso lโangoscia e un silenzio assordante. E lรฌ rimaniamo soli, in balรฌa della nostra piccola imbarcazione esistenziale.
โEgli se ne stava a poppa, sul cuscino e dormivaโ (v. 38).
Lโunica cosa veramente umana che possiamo fare in situazioni come queste รจ mantenere la calma. Scendere al centro di noi e riposare nella pace interiore, come nellโocchio del ciclone. Stazionare laddove รจ tutto incandescenza, e patire la trasformazione. Ancorare profondamente la nostra vita confidando nel punto in cui, al di sotto del mare agitato, piรน abissale ancora dellโabisso, un solido fondale ci fornisce lโappiglio. Sรฌ, perchรฉ lโappiglio esiste, ed รจ al centro di noi.
In mezzo alla tempesta, โrimanereโ adagiati sul Fondale โ divinitร โ in stato di quiete.
I miti antichi, e la saggezza dei grandi ci suggeriscono che cโรจ un solo modo per non lasciarsi vincere dal sentimento della paura: abitarla. E fino in fondo. E lร infondo sperimentare uno stato di profondissima quiete; un punto di non-turbolenza dove stare, ancorati come alberi, consci di stare partecipando al Tutto.
Lโautentico miracolo della nostra esistenza consisterร nel non perdere questa pace, questa calma nel bel mezzo dellโangoscia, per quanto la tempesta possa infuriare attorno a noi e in noi.
Il mondo intero รจ pieno di miracoli ad ogni istante, e Dio non ci abbandona mai; egli ci รจ vicino sempre, non soltanto quando siamo noi ad invocarlo, ma perchรฉ ne stiamo giร partecipando.
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AUTORE: don Paolo Squizzato
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