Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 6 Giugno 2021

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Unโ€™alleanza di vita per tutti

La festa odierna, che ha al suo cuore la memoria eucaristica, ci sollecita a considerare il senso di una parola e di una realtร  che spesso non รจ presente nel nostro vocabolario e nella nostra sensibilitร , ma che svolge un ruolo decisivo nel vissuto dei cristiani. Questa parola รจ alleanza. Il vangelo mostra Gesรน che, durante lโ€™ultima cena, compie lโ€™alleanza riprendendo ma anche modificando lโ€™espressione usata da Mosรจ al momento della stipulazione dellโ€™alleanza sinaitica. Mosรจ aveva detto: โ€œEcco il sangue dellโ€™alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste paroleโ€ (Es 24,8). Il sangue delle vittime animali che Mosรจ sparse in parte sullโ€™altare e in parte sul popolo simbolizzava lโ€™unica vita che doveva ormai scorrere tra i due contraenti lโ€™alleanza: Dio e il popolo.

Gesรน dice: โ€œQuesto รจ il mio sangue dellโ€™alleanza, che รจ versato per le moltitudiniโ€ (Mc 14,24). Dove il sangue, che nellโ€™antropologia biblica significa la vita, non รจ piรน il sangue di animali, ma รจ simbolo della vita di Gesรน. Questa, ormai, รจ la vita che deve scorrere nel popolo dei credenti in Cristo, di coloro che vogliono entrare nellโ€™alleanza, alleanza che non รจ tanto rituale, quanto relazionale. Se il sangue di Gesรน รจ il โ€œsangue dellโ€™alleanzaโ€, questo significa che in lui si dร  la piena obbedienza a tutte le esigenze dellโ€™alleanza e quindi il compimento di tutti i doni e di tutte le promesse di Dio e non soltanto per Israele, ma per tutte le genti (โ€œversato per moltiโ€: Mc 14,24). Il termine greco polloรฌ, โ€œmoltiโ€, per lโ€™espressione semitica che vi sottostร , rinvia a una moltitudine inclusiva di tutti, senza distinzioni e senza discriminazioni. Non si tratta di โ€œmoltiโ€ nel senso di un gran numero, ma di molti nel senso delle moltitudini, di tutti. Il gesto di Gesรน ha una portata universale. Tocchiamo in questo gesto uno dei tanti paradossi della fede cristiana: attraverso la particolaritร  della persona di Gesรน, anzi del suo darsi, del suo andare incontro alla morte, del suo vedersi escluso dalla comunitร  religiosa di appartenenza con la morte infamante di croce, si realizza la dimensione universale della salvezza. Quella dimensione di cui fa memoria lโ€™eucaristia, che nel nostro testo รจ colta nella sua dimensione di alleanza. Lโ€™atto di mangiare il pane e di bere il vino eucaristici, che significa la partecipazione alla vita di Gesรน, consente di entrare nellโ€™alleanza nuova stabilita da Gesรน stesso. Unโ€™alleanza in cui il credente deve entrare sempre di nuovo perchรฉ essa comporta il passaggio da unโ€™esistenza sotto il segno del peccato a unโ€™esistenza rinnovata dallo Spirito santo. Non a caso al cuore di ogni eucaristia si trovano sempre quegli elementi essenziali della parola, del pasto e del perdono che sono costitutivi della stipulazione dellโ€™alleanza. Questi gesti non rinviano solo a un rito, bensรฌ a realtร  umanissime in cui si รจ invitati a vivere lโ€™alleanza, cioรจ a far ridiventare corpo e sangue (il nostro corpo e il nostro sangue) il pane e il vino eucaristici.

Le parole di Gesรน che proclamano il compimento dellโ€™antica alleanza nel suo sangue, nel suo mistero pasquale, ma anzitutto nella sua vita, accompagnano la quotidianitร  di un pasto. E non solo il mangiare e il bere, ma anche il dare da mangiare e il dare da bere. Il condividere il cibo, la tavola. Antropologicamente รจ intorno a una tavola, o almeno davanti a un pasto condiviso, preso insieme, che lโ€™uomo ha iniziato a stringere alleanze, a sigillare patti, a celebrare relazioni di amicizia e di amore. La relazione, lโ€™amicizia, lโ€™amore hanno bisogno di vita e il pasto comune รจ una quotidiana celebrazione della vita. La comunitร  dei discepoli di Gesรน รจ intorno a una tavola che vede sigillata la propria fraternitร  e la propria appartenenza reciproca e al Signore. Ma anche qui siamo rinviati non solo a un pasto pasquale, non solo allโ€™eucaristia, ma alla quotidianitร  del mangiare insieme. Lร  dove si nutre la vita, che ha bisogno di cibo, ma anche di parole e di perdono.

Essere nellโ€™alleanza con il Signore significa saper perdonare, vivere il perdono. Il corpo del Signore che รจ la comunitร  trova nel perdono il suo sangue, la sua vita, ciรฒ che la puรฒ rinnovare ogni giorno, ciรฒ che puรฒ consentirle di ricominciare ogni giorno, di riprendere anche dopo le ferite e le incomprensioni reciproche. E il perdono scambiato รจ la condizione per la veritร  e lโ€™autenticitร  dellโ€™atto eucaristico. Una splendida narrazione della capacitร  di ricostruzione della comunione e di ricreazione dellโ€™alleanza attuata dal pasto condiviso, innaffiato dalla benedizione di parole sapienti, e che conduce allo sciogliersi dei cuori in gesti di perdono chiesto e accordato รจ il racconto di Karen Blixen Il pranzo di Babette. La parola, il pasto e il perdono sono tre elementi decisivi della stipulazione dellโ€™alleanza ma anche del vivere in alleanza con Dio e con i fratelli. Tre elementi che sono antropologici, ma che sono anche segni dellโ€™amore di Dio, della sua volontร  di amore che si esprime nel dono. Se la prima alleanza ci prepara a conoscere la parola di Dio come dono per lโ€™uomo, a conoscere Dio come colui che dona il cibo a suo tempo, che imbandisce una tavola per i suoi, che invita al banchetto di cibi succulenti e vini preziosi, e che perdona i peccati del suo popolo, il Nuovo Testamento ci presenta il compimento di tutto questo nella persona di Gesรน che รจ lui stesso la parola di Dio allโ€™uomo, รจ lui stesso il pane e il vino che vengono da Dio, รจ lui stesso che puรฒ dire, davanti al calice di vino, โ€œquesto รจ il mio sangueโ€, e davanti al pane spezzato e condiviso, โ€œquesto รจ il mio corpoโ€; infine รจ lui stesso che perdona i peccati e porta i peccati dei peccatori. Ma dietro alla parola, al pasto e al perdono vi รจ unโ€™unica realtร : una vita che si dona, un amore che si comunica, unโ€™alleanza che si instaura, una relazione che inizia.

Nellโ€™ultima cena Gesรน accompagna il gesto dello spezzare il pane e del porgerlo ai discepoli con queste parole: โ€œPrendete, questo รจ il mio corpoโ€. Poi, dopo che i discepoli hanno bevuto il vino dal calice che Gesรน ha porto loro, dice: โ€œQuesto รจ il mio sangue dellโ€™alleanza che รจ versato per le moltitudiniโ€. Il pane รจ un pane parlato, un pane che la parola del Signore rende simbolo del corpo donato di Gesรน, della sua stessa vita risolta in donazione. Ugualmente il vino parlato da Gesรน diviene segno della vita donata da Gesรน e profezia della sua morte cruenta. Le parole ri-significano il cibo e la bevanda che diventano il segno di un amore che motiva il dono che Gesรน fa della sua intera esistenza. Ciรฒ che quel pasto significa รจ dunque lโ€™amore di Gesรน, lโ€™amore di Dio che Gesรน ha narrato nella sua intera vita e che vuole narrare fino al dono della vita. Capiamo che lโ€™eucaristia sia stata intesa come sacramentum caritatis, sacramento dellโ€™amore, dellโ€™amore che viene da Dio, che รจ narrato da Gesรน nel suo vivere e che i credenti sono chiamati ad accogliere e a vivere tra loro. Ecco il fondamento e il fine dellโ€™alleanza: lโ€™amore. Nullโ€™altro. La comunitร  di Gesรน viene stabilita da queste parole di Gesรน pronunciate durante un pasto fraterno come alleanza nellโ€™amore. In particolare, se il pasto preso insieme significa e rafforza la comunione tra i commensali, lโ€™atto, compiuto da chi presiede la tavola, di spezzare il pane e di distribuirlo ai presenti, unisce strettamente i convitati con lui e tra di loro, e anche bere allo stesso calice che egli porge esprime una particolare intimitร  con lui. Con il suo gesto e le sue parole Gesรน fa partecipare i discepoli al dono che Dio fa per loro in quel momento per mezzo suo e per cui Gesรน benedice e rende grazie.

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Ecco lโ€™alleanza: la vita che Gesรน vive anche i discepoli sono chiamati a viverla, lโ€™amore di cui vive Gesรน, anche i discepoli sono chiamati a viverlo. La fractio panis e la condivisione del calice (Mc 14,23 come Mt 26,27 sottolineano che โ€œtuttiโ€ ne devono bere) stabiliscono una comunitร  attorno a Gesรน, comunitร  chiamata a partecipare allโ€™atto significativo del pane donato e del calice offerto, ovvero lโ€™essere servi fino al dono della vita sullโ€™esempio del Servo Gesรน, โ€œvenutoโ€, come dice Mc 10,45, โ€œnon per essere servito ma per servire e per dare la vita in riscatto per le moltitudiniโ€. Cosรฌ dal Cristo servo si passa, attraverso lโ€™alleanza, alla comunitร  serva. Il sangue di Cristo, cioรจ la sua vita vissuta e spesa nellโ€™amare, diviene ora vita offerta, vita donata fino alla morte. Gesรน dice che non berrร  piรน quel vino fino a quando lo berrร  nuovo nel regno di Dio (14,25). Ma nel tempo della storia resta il vino versato dai cristiani, e non solo lโ€™eucaristia, ma il sangue che รจ la vita vissuta nellโ€™amore e per amore sulle orme di Cristo e che รจ narrazione di colui che verrร , รจ anticipazione escatologica, รจ profezia del regno. Certamente lโ€™eucaristia รจ il pasto per il tempo intermedio tra la Pasqua di Cristo e la parusia, ma sarebbe davvero troppo poco questo, sarebbe una riduzione ritualistica di quello che Gesรน ha voluto fosse vissuto nellโ€™esistenza, in unโ€™esistenza non religiosa, nรฉ sacrale, ma pienamente umana. Anche lโ€™eucaristia non รจ che segno che rinvia a una realtร  di amore che trova la sua realizzazione nella vita, cioรจ nel corpo e nel sangue, nelle parole, nel concreto perdono. Ancora una volta il vangelo ci chiede di innestare nella nostra umanitร  la pratica di vita e di amore di Gesรน di Nazaret. Ci chiede di divenire umani a immagine di Gesรน, lui che era lโ€™immagine del Dio invisibile.

A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del: Monastero di Bose