p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 25 Aprile 2021

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Il desiderio di essere trovati

Siamo pecore che a volte si perdono. Sarร  stata la curiositร  o a volte la monotonia, ma a tutti รจ capitato di allontanarsi dal gregge. Abbiamo cercato altri pascoli o semplicemente cercavamo un poโ€™ di solitudine.

Ma, come le pecore, anche noi cerchiamo sempre un ovile a cui ritornare, cerchiamo un pastore che si prenda cura delle nostre ferite e calmi le nostre paure.

Non รจ solo un desiderio, non รจ solo unโ€™aspirazione, un sogno che puรฒ appartenerci oppure no, cercare qualcuno che si prenda cura di noi รจ un bisogno che chiede necessariamente di essere realizzato. Siamo nati ancora fragili e la nostra vita non sarebbe mai sbocciata se qualcuno non si fosse preso cura di noi.

Gesรน รจ il Pastore

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Attraverso lโ€™immagine del Pastore, Gesรน dice che solo lui colma in pienezza il nostro bisogno di cura. รˆ come se il senso della sua vita fosse esattamente quello di mettersi sulle spalle la pecora smarrita: non a caso, nelle prime rappresentazioni di Cristo, quelle delle catacombe, quando i primi cristiani cominciavano a cercare immagini per rappresentare il Dio in cui credevano, lโ€™hanno subito dipinto come il pastore bello che ha sempre una pecora sulle spalle:

ยซCome un pastore egli fa pascolare il gregge

e con il suo braccio lo raduna;

porta gli agnellini sul seno

e conduce pian piano le pecore madriยป. Isaia 40,11

La diffidenza a essere curati

Non รจ scontato riconoscere in noi il bisogno di essere curati. La nostra cultura ci spinge ad affermare la nostra autonomia, lโ€™indipendenza e lโ€™autosufficienza. Lโ€™uomo postmoderno non ammette vuoti, รจ pienamente immerso nellโ€™illusione di poter rispondere sempre autonomamente alle proprie mancanze.

Benchรฉ in questi mesi il gregge sia diventato immagine di quella speranza di immunitร  dal virus a cui aneliamo, da Nietzsche in poi, il gregge รจ stato per lo piรน il simbolo della mancanza di libertร  e di autonomia del pensiero. E proprio perchรฉ rifiutiamo di riconoscere in noi il bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, finiamo con il rifiutare anche lโ€™idea di un Dio che si fa pastore.

I Giudei stessi sono infastiditi da questa immagine proposta da Gesรน e, davanti a questa rappresentazione di Dio, prendono le distanze (Gv 10,31: ยซDi nuovo i Giudei raccolsero pietre per lapidarloยป): paradossalmente preferiamo un Dio che ci chiede sacrifici e sforzi per essere degni di lui, piuttosto che un Dio che viene a cercarci quando ci siamo persi. Preferiamo un Dio che ci mette alla prova come in unโ€™eterna gara piuttosto che un Dio che si prende cura delle nostre ferite. Siamo molto piรน inclini a verificare quanto siamo bravi, piuttosto che a vedere quanto siamo feriti!

Una voce familiare

Lโ€™unico modo per non perdersi รจ ascoltare la voce del Pastore: come in qualunque relazione, solo con il tempo si impara a riconoscere la voce dellโ€™altro. La voce รจ il segno della presenza, rende presente lโ€™altro anche quando non cโ€™รจ: quando qualcuno ci chiama, ma non riusciamo a vederlo, ne riconosciamo la presenza attraverso la voce. La Parola di Dio รจ la voce attraverso cui Dio ci raggiunge, la Parola di Dio รจ la voce del pastore che raduna il gregge.

Nella nostra vita si mescolano molte voci, spesso sono voci di mercenari a cui non interessa il nostro bene, ma solo il loro guadagno. Piรน diventiamo familiari con la voce del Pastore, tanto piรน facilmente saremo capaci di riconoscerla, anche quando ci saremo persi, anche quando saremo lontani, anche quando starร  ormai calando la notte.

I lupi rapaci

A differenza del mercenario, il pastore non fugge: รจ probabile che questa immagine sia emersa in un tempo di persecuzione della comunitร  cristiana. Chi ti vuole bene rimane, anche quando rimanere vuol dire rischiare la vita. Il mercenario invece rimane in una relazione solo fino a quando gli conviene.

Allo stesso modo i lupi che rapiscono e disperdono sono una realtร  di ogni tempo. I lupi arrivano sempre, inevitabilmente, nella nostra vita. Possiamo anche credere di non essere inermi come pecore, ma se non ci fosse un pastore che si prende cura di noi, non potremmo che essere sbranati dai lupi.

Una porta da cui si puรฒ uscire

Nella vita ci si puรฒ perdere, perchรฉ in quellโ€™ovile che รจ la vita cโ€™รจ sempre una porta: continuamente siamo messi davanti a situazioni in cui scegliere se vogliamo restare o se vogliamo andarcene. Forse non sempre รจ cosรฌ evidente dovโ€™รจ la vita e dovโ€™รจ la morte. Ecco perchรฉ nel racconto di Gesรน il Pastore stesso diventa la Porta: ยซio sono la porta delle pecoreยป (Gv 10,7).

La porta รจ lโ€™immagine della libertร : non siamo mai prigionieri di Dio. E anche questo ci spaventa: a volte avremmo preferito un Dio che ci avesse tenuti al sicuro dentro una torre senza porte e senza finestre. Ma il Dio di Gesรน รจ il pastore di un ovile la cui porta รจ sempre aperta: la responsabilitร  di scegliere la vita รจ sempre nelle nostre mani. Ma seppure ci perdessimo, possiamo essere certi che il Pastore sta giร  venendo a cercarci.

Leggersi dentro

  • In che modo il Signore si sta prendendo cura di me?
  • Cosa vuol dire per me oggi ascoltare la voce del buon Pastore?

P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte


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