Questa รจ la volontร del Padre mioโฆ
Patiamo eccome lโesperienza del non essere riconosciuti. Patiamo eccome lโessere rifiutati da qualcuno: il no lo percepiamo come un non diritto ad essere, tanto รจ significativa per noi la dimensione relazionale. Gesรน, che ben conosce sentimenti e desideri del nostro cuore, ci rassicura: nessun rifiuto da parte mia (โcolui che viene a me, io non lo caccerรฒ fuoriโ). Tutti siamo destinatari privilegiati di un abbraccio di misericordia. Non importa lโavventura che ci portiamo alle spalle, se una vita di grazia o una esistenza fatta di paure e di angosce: ciรฒ che conta รจ avere lโumiltร e il coraggio di muoverci verso Cristo, accoglierlo credendo in lui. Questo รจ il discrimine che segna un prima e un poi: lasciarsi attrarre da lui. Il problema, semai, รจ trovarsi di fronte a questa opportunitร e lasciarsela sfuggire di mano come accadde alla generazione degli interlocutori di Gesรน, come accade, talvolta, a noi. Dโaltronde cโรจ sempre un pane a buon mercato che sembra saziare la nostra fame, cโรจ sempre un rivolo dโacqua che ha la pretesa di estinguere la nostra sete. Il rischio, perรฒ, per dirla con Isaia รจ quello di spendere denaro, tempo, energie per ciรฒ che non sazia, per ciรฒ che sfamando affama incessantemente.
A noi pare inconciliabile che la volontร di Dio si manifesti attraverso realtร che hanno tutto il carattere della contraddizione se non addirittura del soffocamento della vita stessa. Ci manca lo sguardo proprio del Signore che pur vedendo la sua esistenza incamminata verso una croce e un sepolcro, giร intravede la vittoria della risurrezione. Fatichiamo a riconoscere ogni evento come seme dโeternitร e pietra dโangolo per una diversa comprensione dellโumano esistere. Discettiamo pure di cose di Dio ma siamo analfabeti di una vera vita nello Spirito. Continuiamo a celebrare ogni anno e settimanalmente il mistero pasquale mentre finiamo per leggere ogni cosa solo con gli occhi della nostra carne. Credo sia il dramma piรน terribile per un uomo non riconoscere ciรฒ per cui รจ fatto e non accogliere ciรฒ a cui รจ chiamato.
Preferiremmo piuttosto un Dio che ci eviti i guadi a un Dio che si fa nostro compagno nella traversata. Fatichiamo a comprendere quanto il Figlio Gesรน affermerร della morte di Lazzaro: โquesta malattia non รจ per la morte ma per la gloria di Dio, affinchรฉ per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificatoโ (Gv 11,4). Ciรฒ che ci sfugge di mano o va oltre la nostra comprensione lo percepiamo come definitivamente perduto. Il Signore, invece, ci attesta che nulla va perduto della nostra vita, per questo il lamento puรฒ mutarsi in danza.
La volontร di Dio non viene mai meno neanche qualora dovessimo conoscere lโamara esperienza del naufragio: approdiamo alla riva della veritร e allโabbraccio della misericordia solo lambendo continuamente i confini tra la morte e la vita.
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Ci chiediamo sovente cosโabbia da spartire Dio con un matrimonio fallimentare, un lavoro che non cโรจ, una malattia che ci visita, una non comunicazione con la persona a cui vogliamo bene. Cโentra eccome. ร lรฌ, infatti, che devo decidere se dimenarmi da solo o provare a fare riferimento al Signore con tutto il bagaglio del nostro cuore in subbuglio. Questa disponibilitร a misurarci con lui รจ lโantidoto perchรฉ la nostra esistenza non sia un insieme di tessere scomposte ma il quotidiano tentativo di ricomporre lโimmagine secondo la quale siamo stati pensati. Questa รจ la ricchezza e la fatica del nostro essere al mondo: riscattare e santificare ogni briciola della nostra esistenza. Nulla da buttare, tutto da purificare.
Questo รจ ciรฒ che Dio desidera. E io che cosa voglio?
AUTORE: don Antonio Savone
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