AUTORE: Paolo di Martino
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Il contesto รจ quello della terza e ultima Pasqua vissuta da Gesรน a Gerusalemme.
Gesรน รจ entrato nella cittร santa acclamato dalla folla e ormai i sommi sacerdoti hanno deciso di condannarlo a morte. Come in occasione di ogni grande festa, erano saliti a Gerusalemme anche dei greci, dunque dei pagani, i quali avevano sentito parlare di Gesรน. Avvicinano Filippo (discepolo dal nome greco) e gli chiedono: โVogliamo vedere Gesรนโ.
Giovanni utilizza un termine che non indica un semplice โvedereโ, ma un andare al di lร delle apparenze, un vedere per conoscere e per capire. Non basta desiderare di โvedereโ Gesรน, ma essere pronti ad accogliere le modalitร sorprendenti con le quali Dio (ieri come oggi) si fa presente nella storia.
I greci (ma anche gli ebrei) si aspettavano una rivelazione trionfale, invece Gesรน si presenta come il seme che deve marcire e portare frutto. Come la potenza di vita nascosta nel seme รจ sottratta agli occhi, cosรฌ la feconditร della Croce รจ scambiata per follia da chi non entra nella logica dellโamore.
Gesรน รจ dinanzi al momento cruciale della sua vita: deve decidere se andare fino in fondo o fermarsi. Aveva predicato al nord, in Galilea, ma sapeva che non era in pericolo finchรฉ predicava in periferia. Il suo messaggio non toccava direttamente gli interessi religiosi e politici che erano a Gerusalemme.
Lui sapeva che la decisione di andare a Gerusalemme sarebbe stata una scelta senza ritorno. Nulla sarebbe mai stato piรน come prima.
La vita, lo sappiamo, ci pone davanti ogni giorno delle scelte: a volte semplici, a volte complicate. Qualche volta la vita ci obbliga a scelte senza ritorno, a scelte coraggiose, difficili sapendo che non si potrร tornare indietro. Sono queste scelte che ci fanno paura.
Lo sappiamo: alcune direzioni vanno prese in un preciso momento: non prima e non dopo. Certe scelte vanno compiute in quel momento o mai piรน. Gesรน sa che deve andare a Gerusalemme adesso, ora, e lo fa.
Gesรน usa piรน volte il termine โgloriaโ (doxa). Non pensate subito alla fama, allโessere famosi. Per Giovanni la โgloriaโ รจ quando Dio si manifesta, si rende visibile, trasparente.
Il culmine della gloria, di dove cioรจ noi possiamo vedere Dio in Gesรน, รจ la croce. Nella croce noi vediamo chi รจ davvero Dio: amore, solo amore!
Gesรน utilizza la metafora del chicco di grano.
In ebraico โbarโ รจ il โchicco di granoโ ma รจ anche il โfiglioโ.
Non solo noi possiamo tradurre che il chicco di grano deve morire per portare molto frutto, ma anche che il Figlio deve morire per portare molto frutto. Occhio: il centro della frase non รจ il morire, ma il โmolto fruttoโ. Il centro รจ la feconditร , non il sacrificio.
A volte sembra di seminare tanto e con fatica, ma di raccogliere poco o nulla. Abbiamo fretta, incapaci di attendere e guardare oltre, di cambiare il nostro sguardo sulla realtร .
Il seme va piantato, ma bisogna aspettare che muoia per portare frutto. E a volte questi germogli spuntano davanti aglโocchi nei luoghi e nei tempi piรน insospettabiliโฆ
La metafora utilizzata da Gesรน descrive sia una legge universale che la propria vita.
Ecco la legge universale: Dio รจ in me come un seme. Il seme contiene in sรฉ il principio di morte e di vita perchรฉ deve morire, venir meno, per poter vivere. Eโ la legge dellโevoluzione spirituale: perchรฉ Lui nasca bisogna che io (che lโio) muoia.
Paradossalmente chi non vuole morire (cioรจ trasformarsi, cambiare) morirร veramente. Cioรจ: non si puรฒ vivere e pensare di non soffrire mai, di evitarsi il dolore, le difficoltร , i conflitti. Morire vuol dire cadere a terra, scontrarsi con la realtร della vita e rialzarsi, ritornare con i piedi per terra.
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Tutto questo naturalmente ci fa male perchรฉ รจ come morire ma nulla di fruttuoso puรฒ nascere, se non cadiamo a terra!
In quella frase รจ rinchiuso perรฒ anche il segreto della vita: solo se รจ spesa per qualcosa di grande ha senso. Sarร capitato a tutti di incontrare persone che vivono per sรฉ: sono un seme caduto in terra ma che non porta frutto. La loro vita non รจ di nessun aiuto a nessuno. Passano ma non lasciano tracce dietro di sรฉ.
Nella seconda parte del brano, invece, Giovanni lascia intuire lโangoscia di Gesรน.
Giovanni non racconterร il dramma del Getsemani, lo fa qui. Qui cโรจ tutto il turbamento di Gesรน.
Gesรน voleva annunciare agli uomini il vero volto di Dio e adesso si trova ad un bivio. O salvare la propria vita, tradendo la sua missione oppure perdere la propria vita e proseguire fino in fondo.
Gesรน non ha paura della morte, ha paura del rischio dellโinsignificanza. Eโ lโangoscia di finire nel nulla. Lโangoscia di sentirsi tradito. La paura del fallimento.
Non sono bastati i segni, le belle parole. Gli uomini non hanno capito. Preferiscono credere in un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi, un Dio che si puรฒ tenere a bada con qualche sacrificio. Insomma, un Dio che ama alla follia i giusti e gli ingiusti, che sa solo amare e che non aspetta il pentimento dellโuomo per concedergli il perdono, proprio non va giรน.
Era un Dio troppo diverso da come se lo aspettavano, un Dio troppo diverso da come ce lo aspettiamo.
Ora non rimane che giocare lโultima carta: la morte di Dio! Immagino lโangoscia di Gesรน: โcapiranno finalmente gli uomini? E se non dovessero comprendere? I miei cari apostoli non hanno capito nulla nonostante siano rimasti con me notte e giorno. Saranno capaci di rischiare la vita per me?โ.
Gesรน di Nazareth, insomma, avverte tutta lโangoscia di essere dimenticato insieme ai tanti crocifissi anonimi della storia.
Un chicco di grano รจ il โquasi nienteโ, come lโuomo. Nessuno di noi ha cose importanti da dare, ma Dio riesce a prendere questo โquasi nienteโ e ne ricava molto frutto.
La bella notizia di questa Domenica? Ogni uomo รจ un โquasi nienteโ che perรฒ contiene invisibili e impensate energie, un cuore pronto a spargere i suoi frutti.
Fonte: il blog di Paolo de Martino
