Paolo de Martino – Commento al Vangelo di domenica 21 Marzo 2021

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AUTORE: Paolo di Martino FONTE: Sito web SITO WEB CANALE YOUTUBE PAGINA FACEBOOK


Il contesto รจ quello della terza e ultima Pasqua vissuta da Gesรน a Gerusalemme.
Gesรน รจ entrato nella cittร  santa acclamato dalla folla e ormai i sommi sacerdoti hanno deciso di condannarlo a morte. Come in occasione di ogni grande festa, erano saliti a Gerusalemme anche dei greci, dunque dei pagani, i quali avevano sentito parlare di Gesรน. Avvicinano Filippo (discepolo dal nome greco) e gli chiedono: โ€œVogliamo vedere Gesรนโ€.

Giovanni utilizza un termine che non indica un semplice โ€œvedereโ€, ma un andare al di lร  delle apparenze, un vedere per conoscere e per capire. Non basta desiderare di โ€œvedereโ€ Gesรน, ma essere pronti ad accogliere le modalitร  sorprendenti con le quali Dio (ieri come oggi) si fa presente nella storia.
I greci (ma anche gli ebrei) si aspettavano una rivelazione trionfale, invece Gesรน si presenta come il seme che deve marcire e portare frutto. Come la potenza di vita nascosta nel seme รจ sottratta agli occhi, cosรฌ la feconditร  della Croce รจ scambiata per follia da chi non entra nella logica dellโ€™amore.

Gesรน รจ dinanzi al momento cruciale della sua vita: deve decidere se andare fino in fondo o fermarsi. Aveva predicato al nord, in Galilea, ma sapeva che non era in pericolo finchรฉ predicava in periferia. Il suo messaggio non toccava direttamente gli interessi religiosi e politici che erano a Gerusalemme.
Lui sapeva che la decisione di andare a Gerusalemme sarebbe stata una scelta senza ritorno. Nulla sarebbe mai stato piรน come prima.
La vita, lo sappiamo, ci pone davanti ogni giorno delle scelte: a volte semplici, a volte complicate. Qualche volta la vita ci obbliga a scelte senza ritorno, a scelte coraggiose, difficili sapendo che non si potrร  tornare indietro. Sono queste scelte che ci fanno paura.
Lo sappiamo: alcune direzioni vanno prese in un preciso momento: non prima e non dopo. Certe scelte vanno compiute in quel momento o mai piรน. Gesรน sa che deve andare a Gerusalemme adesso, ora, e lo fa.
Gesรน usa piรน volte il termine โ€œgloriaโ€ (doxa). Non pensate subito alla fama, allโ€™essere famosi. Per Giovanni la โ€œgloriaโ€ รจ quando Dio si manifesta, si rende visibile, trasparente.
Il culmine della gloria, di dove cioรจ noi possiamo vedere Dio in Gesรน, รจ la croce. Nella croce noi vediamo chi รจ davvero Dio: amore, solo amore!

Gesรน utilizza la metafora del chicco di grano.
In ebraico โ€œbarโ€ รจ il โ€œchicco di granoโ€ ma รจ anche il โ€œfiglioโ€.
Non solo noi possiamo tradurre che il chicco di grano deve morire per portare molto frutto, ma anche che il Figlio deve morire per portare molto frutto. Occhio: il centro della frase non รจ il morire, ma il โ€œmolto fruttoโ€. Il centro รจ la feconditร , non il sacrificio.
A volte sembra di seminare tanto e con fatica, ma di raccogliere poco o nulla. Abbiamo fretta, incapaci di attendere e guardare oltre, di cambiare il nostro sguardo sulla realtร .
Il seme va piantato, ma bisogna aspettare che muoia per portare frutto. E a volte questi germogli spuntano davanti aglโ€™occhi nei luoghi e nei tempi piรน insospettabiliโ€ฆ
La metafora utilizzata da Gesรน descrive sia una legge universale che la propria vita.
Ecco la legge universale: Dio รจ in me come un seme. Il seme contiene in sรฉ il principio di morte e di vita perchรฉ deve morire, venir meno, per poter vivere. Eโ€™ la legge dellโ€™evoluzione spirituale: perchรฉ Lui nasca bisogna che io (che lโ€™io) muoia.
Paradossalmente chi non vuole morire (cioรจ trasformarsi, cambiare) morirร  veramente. Cioรจ: non si puรฒ vivere e pensare di non soffrire mai, di evitarsi il dolore, le difficoltร , i conflitti. Morire vuol dire cadere a terra, scontrarsi con la realtร  della vita e rialzarsi, ritornare con i piedi per terra.

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Tutto questo naturalmente ci fa male perchรฉ รจ come morire ma nulla di fruttuoso puรฒ nascere, se non cadiamo a terra!
In quella frase รจ rinchiuso perรฒ anche il segreto della vita: solo se รจ spesa per qualcosa di grande ha senso. Sarร  capitato a tutti di incontrare persone che vivono per sรฉ: sono un seme caduto in terra ma che non porta frutto. La loro vita non รจ di nessun aiuto a nessuno. Passano ma non lasciano tracce dietro di sรฉ.
Nella seconda parte del brano, invece, Giovanni lascia intuire lโ€™angoscia di Gesรน.
Giovanni non racconterร  il dramma del Getsemani, lo fa qui. Qui cโ€™รจ tutto il turbamento di Gesรน.
Gesรน voleva annunciare agli uomini il vero volto di Dio e adesso si trova ad un bivio. O salvare la propria vita, tradendo la sua missione oppure perdere la propria vita e proseguire fino in fondo.
Gesรน non ha paura della morte, ha paura del rischio dellโ€™insignificanza. Eโ€™ lโ€™angoscia di finire nel nulla. Lโ€™angoscia di sentirsi tradito. La paura del fallimento.

Non sono bastati i segni, le belle parole. Gli uomini non hanno capito. Preferiscono credere in un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi, un Dio che si puรฒ tenere a bada con qualche sacrificio. Insomma, un Dio che ama alla follia i giusti e gli ingiusti, che sa solo amare e che non aspetta il pentimento dellโ€™uomo per concedergli il perdono, proprio non va giรน.
Era un Dio troppo diverso da come se lo aspettavano, un Dio troppo diverso da come ce lo aspettiamo.
Ora non rimane che giocare lโ€™ultima carta: la morte di Dio! Immagino lโ€™angoscia di Gesรน: โ€œcapiranno finalmente gli uomini? E se non dovessero comprendere? I miei cari apostoli non hanno capito nulla nonostante siano rimasti con me notte e giorno. Saranno capaci di rischiare la vita per me?โ€.

Gesรน di Nazareth, insomma, avverte tutta lโ€™angoscia di essere dimenticato insieme ai tanti crocifissi anonimi della storia.
Un chicco di grano รจ il โ€œquasi nienteโ€, come lโ€™uomo. Nessuno di noi ha cose importanti da dare, ma Dio riesce a prendere questo โ€œquasi nienteโ€ e ne ricava molto frutto.
La bella notizia di questa Domenica? Ogni uomo รจ un โ€œquasi nienteโ€ che perรฒ contiene invisibili e impensate energie, un cuore pronto a spargere i suoi frutti.

Fonte: il blog di Paolo de Martino

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