ร chi dร il nome il vero padre, non altri. Giuseppe della stirpe di Davide, non Maria, assicura che Gesรน Cristo, il Messia, รจ discendenza di Davide e dunque Messia. Da Betlemme Lui viene, non da Nazareth come pensavano i malinformati, perchรฉ da lรฌ viene la stirpe di Davide ed รจ lรฌ che ritornano Giuseppe, Maria e Gesรน, per partecipare al censimento secondo il comando dellโimperatore.
Il padre รจ chi รจ padre e diventa padre giorno dopo giorno dando forma al nome che ha donato e confermato la sua paternitร con lโesserci.
Giuseppe รจ il vero padre che dona il nome a Gesรน e che, giorno dopo giorno, conferma la sua paternitร grazie alla sua presenza fedele, attenta e premurosa.
ร bello riandare con la memoria alla nostra esistenza per ricordare che tutto รจ attesa, attesa dellโaccadere di Dio, grazie ai fratelli e alle sorelle. ร memoria che oggi si fa memoriale, vale a dire messa celebrata sulle strade della nostra esistenza, con lo sguardo che oltrepassa gli schemi, i muri, le tradizioni, il buon senso, il โma abbiamo sempre fatto cosรฌโ. Solo cosรฌ vedremo il Figlio a noi donato oggi. Solo cosรฌ smetteremo di volere generare e ci lasceremo generare accogliendo quel Figlio che a noi รจ dato.
Giuseppe, di cui oggi celebriamo la festa del suo esserci e del suo essere padre, compie ogni paternitร accogliendo il suo divenire padre. Il generare, aperto in avanti e allโindietro, si incontra con Maria il cui grembo accoglie la vita donandola al mondo.
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Quante cose abbiamo in animo, quanti pensieri passano per la nostra testa. Quanto rimuginare giorno e notte di fronte ad un problema o ad una eventualitร . A volte sembra che i pensieri ci travolgano come una grande massa schiacciati sotto di essa.
Ai pensieri si aggiunge lโansia e lโincertezza e noi sembriamo paralizzati. Non riusciamo piรน a pensare lucidamente pur essendo immersi in una marea ossessiva di pensieri. Non riusciamo piรน ad ascoltarci pur sentendo continuamente lโansia spingerci allโangolo da cui non riusciamo ad uscirne.
La nostra capacitร di discernimento รจ preda di qualcosa di piรน grande e non riusciamo piรน neppure a sognare, semplicemente siamo assaliti dagli incubi. Non riusciamo a quietarci: il problema sembra si ingrandisca sempre piรน.ย Riusciamo a trovare delle scappatoie che perรฒ non ci soddisfano e ci lasciano nella totale insicurezza. Quando riusciamo a dire basta a tutta questa alta marea allora uno spiraglio di luce puรฒ fare capolino in noi.
Normalmente non sono grandi cose, non sono grandi soluzioni, ma possono essere un inizio di un modo diverso di affrontare le cose.
Riuscire a dire basta significa ricominciare a riprendere in mano le redini che ci erano sfuggite di mano. Dire basta significa fare un passo perchรฉ il cavallo imbizzarrito che รจ in noi cominci a ritornare a ritmi piรน umani. Dire basta significa cominciare ad aprire uno spiraglio di luce che puรฒ penetrare da una porta che ricomincia ad aprirsi.
Quando diciamo basta la vita e Dio ricominciano a consegnare i loro doni. Doni che ci indicano vie nuove, doni che ci fanno intuire il sole oltre le nuvole in una stagione di piogge. Doni che provengono dal profondo di noi stessi, doni che riemergono come sogni nel momento in cui lasciamo andare le nostre difese, nel momento, appunto, in cui dormiamo. Dire basta significa ricominciare a non fidarci piรน delle nostre rigiditร e riprendere a camminare aprendoci di nuovo alla vita. Dire basta significa dismettere quellโarmatura che ci siamo costruiti addosso per difenderci e che non ci permette piรน di camminare, tanto รจ pesante e rigida. Dire basta significa ritornare a fidarci della vita e di Dio.
Non sono io col rimugino dei miei pensieri che posso giungere a cogliere una soluzione ma รจ lโascolto della vita stessa e di Dio che mi puรฒ fare intuire strade nuove. Il vortice dei miei pensieri che uso per difendermi come una corazza, cercando una soluzione che mi salvi, non mi porta molto lontano. Il fermarmi e il liberarmi da pensieri vorticosi mi porta a navigare su di un fiume piรน tranquillo che allโapparenza sembra non corrisponda allโemergenza che la vita mi chiede. Ma รจ il tranquillo e sonnolento naufragare che ci riporta a dimensioni piรน umane, piรน vere e piรน comprensibili.
Abbandonando lโillusoria sicurezza della corazza dei nostri pensieri e sentimenti vorticanti, possiamo ritornare a comprendere, possiamo ritornare a sognare, possiamo ritornare ad ascoltare, possiamo ritornare a vedere. A quel punto lโangelo ci appare in sogno e noi vediamo, vediamo di nuovo la vita, vediamo di nuovo con gli occhi di Dio e sentiamo di nuovo con un cuore che batte in modo vero.
Si ritorna ad amare e si ritorna ad incarnarci in quel quotidiano dove il Dio con noi ci accompagna facendoci da compagno di viaggio. Forse allโinizio abbiamo il volto triste, ma il compagno di viaggio che ci parla di Buona Notizia, ci riapre il cuore e ci riporta a sentire che il cuore arde dentro di noi. Ci accorgiamo di essere ancora vivi e ci lasciamo trasportare da questa vita che rinasce in noi. Non ci interessano piรน i risultati, per questo abbandoniamo il vortice di pensieri inconcludenti a cui siamo cosรฌ attaccati: ci lasciamo portare da quel fiume di grazia che ci abbraccia e che ci ama infinitamente.
ร il Dio con noi che ci fa riscoprire la nostra capacitร di paternitร , quella vera. Lo vediamo accanto a noi e con Giuseppe ritorniamo a vivere e a prendere Maria che concepirร per noi un figlio, lo darร alla luce e lo chiamerร Gesรน, Dio con noi.
Avremo in questo modo risolto i nostri problemi? Non lo so, di certo saremo di nuovo ritornati a vivere giocandoci con gioia e con passione non piรน schiavi della illusione.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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