PER BENE OPERARE, CREDI ALLโOPERA DI DIO
Superati i 50 anni di vita, pian piano, si cominciano a cogliere delle costanti nella Bibbia. Una di queste รจ che lโuomo, anche mosso da sincero sentimento religioso, vorrebbe fare qualcosa per Dio, vuole dedicargli la sua opera. Invece la Parola di Dio, un poโ dappertutto nelle Scritture, dice che lโuomo dovrebbe occuparsi piuttosto di conoscere e capire lโopera di Dio, prima di tutto. ร quello che Paolo oggi esprime cosรฌ: siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesรน per le opere buone, che Dio ha preparato perchรฉ in esse camminassimo (Ef 2,10). Quale il senso profondo di queste parole? La grande opera di Dio nella creazione รจ lโuomo, sua immagine e somiglianza. Ma lโopera magistrale, quella che ha cambiato le sorti di ogni uomo, davanti alla quale ciascuno รจ chiamato a scegliere, Dio lโha compiuta sul patibolo della Croce, mettendone il suo sigillo con le ultime parole, prima di spirare: tutto รจ compiuto (Gv 19,30). Le opere dellโuomo sono buone solo quando nascono da questa radice.
Mi ricordo che nel 2007, mentre mi trovavo in terra di missione (Perรน), ebbi a leggere una relazione dettagliata dellโallora papa Benedetto XVI circa le origini dellโultima e incomparabile sinfonia di Beethoven, la nona, detta anche โInno alla gioiaโ. Rimasi colpito dalla spiegazione della nascita del suo 4ยฐ movimento: โโฆDopo anni di auto-isolamento e di vita ritirata, in cui Beethoven aveva da combattere con difficoltร interne ed esterne che gli procuravano depressione e profonda amarezza che minacciavano di soffocare la sua creativitร artistica, il musicista, ormai totalmente sordo, nellโanno 1824, sorprende il pubblico con una composizione che rompe la forma tradizionale della sinfonia, elevandosi ad un imprevisto e straordinario finale di ottimismo e di gioiaโ (Benedetto XVI, Discorso allโassemblea riunita per concerto in suo onore della Bayerischer Rundfunk, Aula Paolo VI, ottobre 2007). Meditai a lungo su quanto non sapevo del celebre musicista tedesco, ma soprattutto sullโosservazione che la sua piรน grande opera โruppeโ, secondo il papa emerito, la forma tradizionale di comporre musica.
Analogamente, lโopera maestra compiuta da Gesรน Crocifisso โrompeโ ogni schema di opera religiosa e ogni immagine falsa che si ergono contro il vero volto di Dio. Lโanticipo che Gesรน ne dร al saggio Nicodemo, ricorda infatti che Dio non ha mandato suo Figlio per condannare, cioรจ mandare alla dannazione lโuomo per le sue colpe (Gv 3,16-17). Lo ha mandato per salvarlo, verbo che implica un grandissimo amore per la sua creatura. In questo sta il cristianesimo secondo Giovanni evangelista: nel credere a questa follia dโamore compiutasi sulla Croce. E qui viene il bello. Perchรฉ alla fine, il fatto che Gesรน non sia venuto per condannare, cioรจ per giudicare lโuomo, non significa che non ci sarร un giudizio. Davanti alla Croce di Cristo, prima o poi bisognerร chiedersi: che cosa รจ veramente folle? Credere allโamore di Dio, o rifiutarlo? Il punto capitale della fede (credere o no allโamore di Dio) non รจ scontato. Anzi, puรฒ essere facile dirsi credenti e non esserlo realmente, ovvero non aver fatto esperienza di questo amore.
Principio di fede รจ accettare di essere amati/salvati da Dio. Diversamente, nella fede si puรฒ anche cercare solo uno spazio per rincorrere i nostri progetti e produrre le nostre opere. E qui il vangelo ci avverte. Si puรฒ infatti percorrere una via di auto-realizzazione attraverso lโaffermazione delle proprie opere, ben nascosta in unโapparenza di fede. Ma allora ci allontaniamo dalla luce e dallโopera di Dio per un amor proprio sbagliato (Gv 3,19-20). Il rischio รจ di ritrovarsi ad amare piรน se stessi che Dio, piรน la propria idea su di Lui che la sua realtร ; fino ad avere persino in odio la luce, perchรฉ essa smaschera lโegoismo che si cela in tante nostre opere. Invece chi fa la veritร viene verso la luce, perchรฉ appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio (Gv 3,21). Il Signore vuole che operiamo. Perรฒ altro sono le opere che nascono da Lui, altro sono le opere che nascono dal nostro amore malato. Chi accetta di essere amato da Dio accetta anche di conoscere la veritร di sรฉ: siamo tutti poveri e malati nellโamore! Ma proprio per questo scopre di poter essere al servizio di Dio come prezioso collaboratore delle sue opere. E in questo, non in altro, si compie la sua gioia di credente: nellโonore di essere solo collaboratore.
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AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI
SITO WEB: https://predicatelosuitetti.com
