Il Tempio alleggerito
Il testo evangelico di questa III domenica di Quaresima si apre con l’annotazione che Gesรน, in prossimitร della Pasqua, si reca a Gerusalemme (Gv 2,13). Si tratta della prima delle diverse salite a Gerusalemme che Gesรน compirร secondo il IV vangelo. Secondo i Sinottici, invece, vi รจ salito un’unica volta e al termine del suo ministero e della sua vita. Qui siamo all’inizio del ministero (e del vangelo) e il testo giร si propone come anticipatore degli eventi della passione, morte e resurrezione di Gesรน. In effetti, alla domanda sul segno che fonda la sua autoritร per compiere i gesti profetici che ha operato nel Tempio, Gesรน risponde: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farรฒ risorgere” (Gv 2,19). E il verbo usato, eghรฉiro, significa anche rialzare, ma รจ tipico per indicare la resurrezione. Si tratta di un annuncio pasquale, come specifica il narratore: “Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,21). Il testo ha dunque una qualitร rivelativa: il Cristo morto e risorto รจ il tempio escatologico, il luogo di incontro, alleanza e comunione tra Dio e uomo. Inoltre, nellโevento pasquale Cristo รจ la vittima e lโofferente. Egli, che dal Tempio non scaccia solo i cambiavalute, ma anche gli animali per i sacrifici, morirร come agnello pasquale a cui non รจ spezzato alcun osso (cf. Gv 19,33.36) e deporrร liberamente la propria vita per riprenderla di nuovo (cf. Gv 10,17-18).
Ma se questo รจ il significato teologico che Giovanni accorda all’episodio, storicamente qui Gesรน si comporta da profeta. Gesรน denuncia la situazione deteriorata del Tempio. Non dice che il Tempio non deve esistere, ma che il Tempio รจ stato pervertito: dal significato che aveva in origine, si รจ mutato in altro. Ora รจ โun mercatoโ (Gv 2,16), โun covo di brigantiโ (Mt 21,13; Mc 11,17; Lc 19,46)), un centro di potere economico e di malaffare, ben piรน che di autenticitร religiosa. La parresรญa di Gesรน nasce anzitutto dal semplice vedere, dal vedere e dare il nome alla situazione: senza mediazioni, senza addolcimenti, senza scusanti, senza abbellimenti. Il Tempio รจ stato reso un โmercatoโ. Da domus Patris mei, dice Gesรน, il Tempio รจ strato reso domus negotiationis. Ci si puรฒ chiedere: comโรจ avvenuto questo? Comโรจ possibile che questo sia avvenuto? E spesso noi stessi ci domandiamo come sia possibile che nello spazio ecclesiale e nellโalveo di una comunitร avvengano certe dinamiche di pervertimento, di deviazione, di stravolgimento dellโintento originario. Ma dobbiamo subito chiederci, in riferimento al testo evangelico: e se non ci fosse stata la voce profetica di Gesรน a denunciare questo fatto, disponendosi a pagarne il prezzo, tutto sarebbe andato avanti come sempre? Non ci sarebbe stato nessun altro che avrebbe levato la voce? Nessuno avrebbe detto nulla? Sรฌ, anche le istituzioni e le creazioni piรน sante conoscono deterioramenti, pervertimenti e allontanamenti dallโintenzione originaria. E necessitano di correzioni, di riforme, di essere riportate al loro senso secondo Dio, al loro senso evangelico. Necessitano di una purificazione, di una revisione piรน o meno radicale.
Cosa fa dunque Gesรน? Alleggerisce il Tempio: caccia via, fa uscire, spoglia. Non aggiunge, non aumenta, non accresce, ma toglie, sottrae, scaccia. Non รจ diverso per le nostre vite personali e comunitarie. Non รจ lโaver poco che ci fa paura, ma lโavere meno dopo che ci si era abituati ad avere tanto, รจ il diminuire che ci fa paura e che rifiutiamo, รจ lโimpoverimento, piรน che la povertร , che noi temiamo. E si puรฒ avere tanto sia su un piano materiale che su quello spirituale e semplicemente umano. E, come ricorda il Salmista, โlโuomo nel benessere non comprende, รจ come gli animali che perisconoโ (Sal 49,21). Vi รจ a volte un accecamento che ci impedisce il discernimento. Gesรน, nella sua luciditร , annuncia che del Tempio non resterร pietra su pietra che non sia distrutta: solo la fine, anche rovinosa, di elementi che pure erano stati portanti della nostra vita, puรฒ a volte aiutarci a un rinnovamento, a una rinascita. Il testo lascia intendere che i discepoli al momento non capirono. Solo dopo, grazie al ricordo della Scrittura, diedero un senso al comportamento di Gesรน, solo dopo essi contestualizzarono il comportamento violento di Gesรน che addirittura si costruรฌ una sferza di cordicelle per scacciare tutti fuori dal Tempio, e compresero il suo gesto alla luce delle Scritture: โLo zelo della tua casa mi divorerร โ (Sal 69,10). Gesรน รจ mosso da passione, รจ divorato da zelo per la casa del Signore, รจ abitato da pathos per il luogo santo ed รจ indignato e scandalizzato dallโuso che ne viene fatto (Gv 2,17). La parresรญa comprende anche questi atteggiamenti basilari, anzi trova proprio in questa condivisione del pathos di Dio lโelemento senza il quale non potrebbe nascere il comportamento profetico. Ma Gesรน ha piena coscienza del prezzo delle sue azioni. Egli รจ un vero profeta e paga con la sua persona il prezzo delle parole che pronuncia e delle azioni che compie. Ecco allora che Gesรน parla della distruzione del suo corpo: โDistruggete questo tempio e in tre giorni lo farรฒ risorgereโ (Gv 2,19). Qui Giovanni impiega il vocabolo naรฒs, che designa non tanto il complesso intero del Tempio, per cui Giovanni utilizza piuttosto il termine ierรฒn, ma indica il Santo dei santi, il luogo piรน interno del Tempio, il penetrale. Si assiste cosรฌ al passaggio dal luogo di pietre al luogo della Presenza, dal tempio di Gerusalemme al corpo di Gesรน, da un ordine di tipo cultuale a uno di ordine personale e relazionale, dal meccanismo di delega dellโofferta di un animale alla dinamica dellโofferta personale fatta con libertร e per amore.
E ciรฒ che รจ centrale non รจ appunto tanto la distruzione, ma sono lโamore e la libertร . Lโamore e la libertร con cui Gesรน deporrร le sue vesti, con cui amerร i suoi fino alla fine, con cui si inchinerร davanti a Giuda e gli laverร i piedi, con cui andrร al monte degli Ulivi quasi facilitando il compito del traditore, e dunque non opponendosi piรน alla prospettiva della sua morte violenta. Ma anche questo riferimento al corpo di Gesรน, velato dietro al rimando al naรฒs, al santo, i discepoli lo compresero solo piรน tardi, dopo la resurrezione e lโeffusione dello Spirito (Gv 2,22).
Ed ecco che il testo liturgico si chiude con un’ultima annotazione: โMolti, vedendo i segni che Gesรน compiva, credettero nel suo nome, ma lui, Gesรน, non si fidava di loro, perchรฉ conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti, conosceva quello che cโรจ nellโuomoโ (Gv 2,23-25). Cโรจ una fede di cui Gesรน non si fida. Cโรจ una fiducia posta in lui di cui Gesรน diffida. Gesรน discerne e fa emergere la fede degli altri, Gesรน ispira e suscita fiducia, ma sa anche discernere atti di fiducia infondati e che non meritano alcun credito; Gesรน ha fiducia ma anche discernimento, e dunque smaschera la fiducia in lui interessata. Fiducia interessata รจ quella che nasce dai prodigi fatti da Gesรน. Chi pone in lui fiducia solo per i segni da lui compiuti in realtร non รจ interessato a seguire lui, ma a ottenere qualcosa da lui, a guadagnare qualcosa. La fiducia in Dio non fa nascere in Gesรน solo fiducia negli umani, ma anche vigilanza, luciditร e atteggiamenti critici. Alcuni โcredettero nel suo nome vedendo i segni che facevaโ (Gv 2,23) e Gesรน non pone fiducia nella loro fede, non li sente come affidabili. Questa sfiducia รจ motivata dal fatto che Gesรน conosce, sa, discerne โciรฒ che cโรจ nellโuomoโ (cf. Gv 2,25). Allโepoca di Gesรน, un tratto caratterizzante il profeta era la cardiognosi, ovverosia, la capacitร di leggere i pensieri del cuore. Non si tratta di nulla di magico o di straordinario, ma solo di intelligenza umana affinata dallโesercizio e che sa discernere e penetrare, intuire e comprendere. Gesรน sa leggere nellโaltro, sa coglierne i movimenti profondi, sa intuire ciรฒ che lโaltro sta pensando e le motivazioni nascoste del suo parlare e del suo agire. La conoscenza che Gesรน ha del cuore di tanti lo porta a discernere anche le motivazioni che li animano e dunque a coglierle in veritร . E questa veritร , a volte, รจ impietosa. Cosรฌ Gesรน diffida di unโadesione a lui fondata semplicemente sullโattesa di miracoli. La sua capacitร di fiducia non lo porta a farsi usare da chi vorrebbe seguirlo solo per averne dei vantaggi: โVoi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni, ma perchรฉ avete mangiato dei pani e vi siete saziatiโ (Gv 6,26). Gesรน diffida di chi lo cerca per farne un capo politico, diffida di ciรฒ che sarebbe un riconoscimento della sua potenza o addirittura qualcosa di conforme al volere divino e che puรฒ rendere piรน efficace la sua missione tra gli uomini: โGesรน, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirรฒ sul monte, lui da soloโ (Gv 6,15). Gesรน non accorda fiducia alle folle che stravolgono i suoi gesti di gratuitร in un meccanismo di scambio, in cui esse accordano potere a chi dona loro cibo e sussistenza. Gesรน non agisce con la logica di governatori e re che chiedono potere in cambio di elargizioni di beni. Gesรน non agisce come i capipopolo seduttori e manipolatori che abbisognano di un seguito per essere i leader. Gesรน rifiuta di essere fatto re perchรฉ per lui non esistono sudditi, ma solo fratelli. La sua parresรญa รจ credibile proprio per questa sua onestร . Ed รจ una franchezza che non teme il giudizio altrui, scoglio, questo, su cui spesso si incagliano i nostri propositi di parola e di azione audace e libera.
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A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose
