La chiamata dello sguardo
Il brano evangelico di questa domenica, tratto dal IV vangelo, ci situa nel terzo giorno della settimana inaugurale del ministero di Gesรน, settimana che culminerร nella manifestazione della gloria di Gesรน a Cana davanti ai suoi discepoli che โcredettero in luiโ (Gv 2,11). Il testo presenta la versione giovannea della chiamata dei primi discepoli narrata dalla tradizione sinottica (Mt 4,18-22; Mc 1,16-20; cf. Lc 5,1-11). La differenza รจ notevole. Se nello schema sinottico 1) Gesรน incontra un uomo intento al suo lavoro, 2) lo chiama a seguirlo e 3) questi obbedisce abbandonando tutto, Giovanni presenta uno schema in cui รจ fondamentale la mediazione di un testimone che confessa la fede in Gesรน e conduce altri allโincontro con lui: รจ cosรฌ per Giovanni Battista nei confronti di due suoi discepoli (1,35-39), per Andrea nei confronti di Simon Pietro (1,40-41), per Filippo nei confronti di Natanaele (1,45ss.). A noi interessa Giovanni Battista che, dopo una testimonianza negativa su di sรฉ (โIo non sono il Cristoโ: 1,19-28) e una positiva su Gesรน (โEcco lโAgnello di Dioโ: 1,29-34), rivela davanti a due suoi discepoli lโidentitร di colui di cui egli รจ stato il precursore e li conduce a farsi discepoli di Gesรน. Colui era stato inviato da Dio come testimone del Verbo โperchรฉ tutti credessero per mezzo di luiโ (1,7) adempie cosรฌ il suo mandato โcedendoโ a Gesรน i suoi discepoli, portandoli ad aderire a lui.
Il brano evangelico si apre con Giovanni che โfissa lo sguardoโ (1,36) su Gesรน e dice: โEcco lโAgnello di Dioโ e si chiude con Gesรน che โfissando lo sguardoโ (1,42) su Simon Pietro gli dice: โTu sei Simone, il figlio di Giovanni, sarai chiamato Cefa โ che significa Pietroโ. Si tratta, in entrambi i casi, di uno sguardo intenso, un vedere in profonditร , un discernere lโidentitร di una persona. La vocazione non รจ solo una chiamata, ma anche uno sguardo. Anche lo sguardo, come la voce, crea un ponte, รจ comunicazione, รจ passaggio. Vi รจ una dolce violenza nello sguardo di Gesรน: la dolce violenza dellโamore. Quella a cui si sottrarrร lโuomo ricco quando Gesรน, fissato lo sguardo su di lui lo amรฒ (Mc 10,21); quella che indurrร Pietro al pianto, quando Gesรน, voltatosi, fissรฒ lo sguardo su di lui che aveva appena negato per la terza volta di conoscerlo (Lc 22,61); quella che esprimerร lโesigenza di un affidamento che assomiglia a un perdersi quando, fissato il suo sguardo sui suoi discepoli e rispondendo alla loro domanda su chi puรฒ salvarsi, egli dirร : โimpossibile agli uomini, ma non a Dioโ (Mc 10,27). Lo sguardo di Gesรน non si limita a constatare, ma riplasma le vite facendo di pescatori di pesci dei pescatori di uomini (Mc 1,17): potenza dello sguardo che ama e del lasciarsi vedere e amare. Potenza dellโamore che si manifesta nello sguardo.
Ma anche Gesรน, suggerisce il nostro passo evangelico, per dispiegare la potenza del suo sguardo sulla vita di Pietro e dei discepoli, ha avuto bisogno di essere lui stesso visto, conosciuto, amato. Ha avuto bisogno di uno sguardo, e non solo dello sguardo di un padre o di una madre, ma di un altro, di un maestro, di un uomo di Dio che lo riconoscesse: โEcco lโagnello di Dioโ. ร lo sguardo di cui si รจ incaricato Giovanni. In quel passaggio che รจ lo sguardo avviene una trasmissione, unโereditร . Per Giovanni, questo passaggio diviene un passare il testimone a colui di fronte al quale egli diminuisce, diviene un dare testimonianza a colui che viene dopo di lui e che va seguito da coloro che erano i suoi discepoli. Lo sguardo di Giovanni non carpisce, non possiede, non invidia, ma cede il passo a colui che da lui viene visto; indica ai suoi discepoli colui che รจ da seguire e li indirizza alla sequela del Messia; ricorda a se stesso che il proprio compito รจ ormai compiuto: โLui deve crescere, io invece diminuireโ (Gv 3,30). Lo sguardo di Giovanni trova in Gesรน il suo punto di approdo, il suo orizzonte ultimo, lo sguardo di Gesรน su Pietro e sui discepoli crea una novitร , fa iniziare una storia, apre lโorizzonte.
Giovanni Battista conduce i suoi discepoli allโincontro personale con il Cristo: egli compie unโopera di mediazione. La ricerca della volontร di Dio abbisogna di mediazioni umane e soprattutto di mediatori umani: di maestri, cioรจ persone capaci di fare ed essere segno, capaci di orientare il cammino di una persona, e di padri, cioรจ persone capaci di generare alla vita secondo lo Spirito. Si potrebbe leggere il gesto di Giovanni Battista come esercizio di paternitร spirituale nei confronti dei suoi due discepoli. La fede non si trasmette per via intellettuale, ma allโinterno di relazioni umane. Il padre spirituale รจ persona umile che non se-duce, non attrae a sรฉ, non tiene i discepoli stretti a sรฉ, ma li e-duca, li conduce allโadesione teologale, si fa maestro di libertร guidandoli alla relazione personale con il Signore. ร uomo conscio dellโimportanza dei limiti, che sa porli a colui che guida e rispettarli egli stesso. Solo chi vive non per se stesso, ma per il Signore, potrร aiutare altri a vivere per il Signore e a liberarsi dalla volontร propria.
โEcco lโAgnello di Dioโ. Allโudire questa rivelazione, i discepoli di Giovanni iniziarono a seguire Gesรน immettendosi nella dinamica del discepolato. La vocazione qui non risponde a un comando imperioso (cf. Mc 1,17; 2,14), ma รจ accoglienza di una rivelazione comunicata da un testimone. La forza, la credibilitร e la radicalitร del testimone suscita vocazioni.
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Gesรน allora, vedendo i due che si erano messi a seguirlo, chiede loro: โChe cercate?โ (1,38). Sono le prime parole di Gesรน nel IV vangelo. Parole che, come si rivolgono ai due per Gesรน ancora anonimi seguaci, raggiungono anche ogni lettore del vangelo che giunge a questo punto. La domanda non รจ banale: รจ suggestione a verificare che cosa muove, in profonditร , la propria ricerca. Vi รจ infatti una ricerca โ e il vangelo di Giovanni lo denuncia โ che, pur rivolgendosi verso Gesรน, in veritร รจ insincera e perversa (Gv 6,24.26; 7,11; 18,4-7). Alla domanda di Gesรน i due discepoli rispondono, a loro volta, con una domanda: โDove dimori?โ (1,38). A un primo livello questa domanda significa certamente โDove abiti?โ, ma a un livello piรน profondo, simbolico-teologico, significa molto di piรน, come lascia intendere lโuso del verbo mรฉnein, โrimanere, dimorareโ, cosรฌ caro al IV vangelo. I discepoli chiedono a Gesรน: Dovโรจ il tuo dove? Dove trovi saldezza e stabilitร ? Gesรน rimane nel Padre, nella sua parola, nel suo amore. E i discepoli sono chiamati a percorrere lo stesso cammino: rimanere nella parola e nellโamore del Figlio per dimorare con Dio e in Dio. La ricerca cristiana si indirizza verso una vita interiore, una dimensione profonda di comunione con il Padre e il Figlio nello Spirito. Il โdoveโ di Gesรน รจ il Padre: nella sequela esso diviene anche il โdoveโ del discepolo. La fede diviene cosรฌ esperienza dellโinabitazione del Signore nel credente.
Il IV vangelo approfondisce il senso della vocazione: questa non consiste soltanto nel seguire, ma anche nel rimanere. Il rimanere designa la maturitร del rapporto, della sequela, del discepolato. E a questa maturitร si accede mediante la fede, comโรจ discretamente indicato dalla frase: โVenite e vedreteโ (1,39). Nel IV vangelo infatti, lโespressione โvenire a Gesรนโ indica normalmente la fede in Gesรน (Gv 3,26; 6,37.44.45.65; ecc., mentre il non venire a lui, designa la non-fede: Gv 5,40) e il vedere indica la visione che sfocia nella fede (Gv 2,11; 20,8: โVide e credetteโ).
A questo punto lโevangelista svela il nome di uno dei due discepoli: Andrea (1,40). Egli non solo confessa la fede in Gesรน quale Messia (1,41) ma conduce a lui Simon Pietro, suo fratello (1,42) che da Gesรน riceve la vocazione a diventare โrocciaโ (questo significa โCefaโ), in mezzo ai suoi fratelli. Chi รจ lโaltro discepolo che era insieme a Andrea? Possiamo ipotizzare che sia โil discepolo amatoโ. Egli รจ colui che, presente alla croce di Gesรน, vedendo Gesรน morire come Agnello a cui non viene spezzato alcun osso (Gv 19,33.36) โtestimonia perchรฉ voi crediateโ (Gv 19,35), proprio come Giovanni Battista testimonia di Gesรน, dopo averlo visto e indicato come Agnello di Dio perchรฉ tutti credano (Gv 1,34.36.37). Il parallelismo tra Gv 1,38 (โVoltatosi Gesรน e vedendo essi che lo seguivano dice loro โฆโ) e Gv 21,20-21 (โVoltatosi, Pietro vede il discepolo che Gesรน amava che seguiva โฆ e dice a Gesรนโ) mostra che accanto a Pietro, agli inizi della sequela e dopo la Pasqua, cโรจ โ con ogni probabilitร โ il discepolo amato che ha seguito lโAgnello con fedeltร fin dagli inizi. E Pietro, mentre viene costituito pastore delle pecore del Signore e invitato nuovamente a seguire Gesรน come pecora egli stesso (cf. Gv 10,4), riceve la rivelazione che la sequela dellโAgnello e il ministero pastorale trovano il loro esito nel dare la vita per le pecore, nel glorificare Dio con il martirio. Questa sarร la testimonianza di Pietro: nella morte di croce lโapostolo si troverร lร dove รจ stato il suo Signore: โSe uno mi vuol servire mi segua e dove sono io, lร sarร anche il mio servoโ (Gv 12,26).
A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose
