don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 25 Novembre 2020

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Lโ€™ultima cosa di cui abbiamo bisogno รจ agitarci.

A dircelo non รจ chissร  quale neurologo di fiducia ma lo stesso Gesรน il quale, a chi esaltava compiaciuto la bellezza e la ricchezza del tempio di Gerusalemme, dichiara che di tutto quello che stavano ammirando non sarebbe rimasto pietra su pietra. E non cโ€™รจ da agitarsi di fronte allโ€™annuncio della distruzione di una struttura religiosa che per Israele rappresentava ciรฒ che costituiva lโ€™identitร  del suo essere il popolo che Dio aveva scelto? Non cโ€™รจ da agitarsi di fronte ad eventi (terremoti, carestie, guerre) che segnano inesorabilmente il corso della storia? Non cโ€™รจ da agitarsi di fronte a relazioni che invece di essere aperte al riconoscimento e allโ€™accoglienza diventano grembo di sfiducia e di tradimento?

No, sembra dire Gesรน, non cโ€™รจ da agitarsi.

รˆ venuto il tempo, infatti, in cui Dio non abita piรน in un tempio fatto da mani dโ€™uomo ma nel cuore e nella storia di ognuno di noi. Possono cadere tutte le strutture pure preposte ad essere segno di Dio in un certo tempo e in un certo luogo ma lโ€™amicizia e il legame di Dio con lโ€™umanitร  non viene meno. Il crollo di un tempio, di un mondo o di determinate relazioni segna, infatti, lโ€™inizio di un mondo nuovo allโ€™interno del quale per i cultori del nome di Dio sorgerร  il sole di giustizia (Ml 3,20). Dunque: non state sulla difensiva, ci ammonisce il Signore Gesรน. Caratteristica cosรฌ tipica di questi giorni lo stare sulla difensiva. E si sa: lo stare sulla difensiva รจ lโ€™atteggiamento che ci assale tutte le volte in cui sentiamo che qualcosa di noi non รจ al sicuro. Ma la domanda รจ dโ€™obbligo: che cosa di noi non รจ al sicuro? E come mai non lo รจ? Solo per dei probabili attacchi esterni?

Non cโ€™รจ da agitarsi, ripete Gesรน. Neppure un capello del vostro capo perirร : bella lโ€™immagine di un Dio che custodisce persino i nostri capelli.

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Arriveranno guerre, ci saranno carestieโ€ฆ Avvenimenti che non hanno una data puntuale perchรฉ ricorrenti in ogni epoca storica. Attenti, ci ammonisce Gesรน, a lasciarvi sballottare da quella retorica da fine del mondo, perchรฉ mentre cresce lโ€™agitazione e lโ€™angoscia, aumenta anche la rassegnazione e il disinteresse. Il rischio, infatti, รจ che col pretesto della fine, si viva una vita disimpegnata, vuota, senza storia. Ed รจ proprio lโ€™ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

Davanti a noi, ribadisce Gesรน, non lโ€™inizio della fine ma una nuova nascita che passa anche attraverso la fine di certe strutture e di certe realtร  attraverso le quali pure Dio si รจ reso presente al suo popolo. Questo รจ tempo della fede operosa. รˆ tempo per prendere distanza da una religione che paga delle sue liturgie non riesce piรน a vibrare per i drammi e le domande vere del proprio popolo.

รˆ necessario che ciascuno di noi sia trovato intento alle opere della vita e dellโ€™evangelo, capaci cioรจ di cura per tutto ciรฒ che la vita ha affidato a noi, dalla famiglia alla comunitร , dallโ€™amicizia al lavoro, alla terra. Bando dunque tanto allโ€™agitazione e allโ€™angoscia come alla paralisi e alla dispersione.

Di fronte agli eventi, quali che siano, lieti o infausti, il credente prova a scrutare, a partire dalla parola evangelica e dalla testimonianza di tanti altri discepoli, il modo in cui il Signore si rende presente a questo nostro mondo in questo nostro tempo. Non converte nessuno assumere come ruolo quello di fare da cronisti del mondo contemporaneo come spettacolo della fine del mondo. Rivestire questo compito testimonia la paura non la fede. Chiamati, invece, a scrutare le albe incipienti, i germogli di una nuova possibilitร  ancora offerta da quel Dio che insonnemente veglia su questa nostra umanitร  e che, nonostante noi, spera ancora in qualcosa di buono anche da noi.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM

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