Una domanda sorge spontanea dopo questo brano: ma noi dobbiamo amare il prossimo perchรฉ รจ tale o lo dobbiamo amare perchรฉ in controluce, in fondo, vediamo che amiamo Dio? E ancora: ma amare il prossimo รจ un valore in sรฉ finito oppure dobbiamo avere presente un valore piรน grande che รจ dato dalla presenza e dallโimmagine di Dio?
ร bello cogliere il fatto che una persona ha valore in se stessa ed รจ amabile di per sรฉ!
Nel brano di questโoggi lโimportanza di questo viene ribadito piรน volte. Come viene ribadita lโassoluta assenza di coscienza da parte sia di coloro che amano il prossimo come da parte di coloro che non lo amano, riguardo al fatto che dietro lโaffamato ci sia Cristo. Non lo sanno e non gli รจ mai passato per lโanticamera del cervello che questo potesse essere una realtร .
Certo questo brano insegna a noi una coscienza importante nel rivolgerci ai fratelli, ma quale รจ questa realtร che vuole insegnarci?
Ci vuole mostrare come il giudizio sarร basato sullโamore concreto che noi avremo espresso agli altri, ai fratelli.
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Un fratello che va amato per quello che รจ, per se stesso. Non possiamo prendere in giro gli altri dicendo che ti voglio bene ma per finta, perchรฉ in realtร voglio bene a Dio, tu sei solo uno strumento per arrivare a Dio, il mio amore ti usa ma non ti prende in considerazione perchรฉ io voglio prendere in considerazione Dio. Non sarebbe voler bene, ma sarebbe usare lโaltro. Senzโaltro questo atteggiamento falserebbe lโamore che risulterebbe essere solo un egoismo travestito da altruismo.
Non possiamo neppure amare lโaltro perchรฉ cosรฌ ci conquistiamo il paradiso. Ricadremmo nello stesso errore di utilizzo dellโaltro per un nostro scopo e in piรน metteremmo in un angolo Dio, il Cristo morto e risorto per la nostra salvezza, dicendo che io mi salvo con le mie mani, non ho bisogno di nessuno, non ho bisogno di Dio che relego al massimo ad una funzione di contabile: lui deve solo tirare le somme della mia bontร e della cattiveria degli altri.
Ma anche Dio non รจ escluso da questo gioco dโamore, anzi รจ al centro di questo gioco. Dio รจ il centro di questo gioco dโamore perchรฉ lui รจ la fonte di questo amore: senza il dono del suo amore misericordioso e gratuito troppe situazioni rimarrebbero senza una realtร amante. Vi sono troppe situazioni e persone che non riusciamo a raggiungere con il nostro amore e che non riusciamo ad amare col nostro amore limitato. Solo facendo riferimento al Crocifisso noi possiamo sperare di allargare i confini della nostra capacitร di amare.
Inoltre Dio Padre col suo amore ci rende fratelli: per quanto noi come fratelli ci odiamo, il suo amore paterno ci rende sempre e comunque fratelli.
Il Padre attraverso il Figlio e con lโazione dello Spirito inabita in ognuno di noi, siamo creati a sua immagine e somiglianza. Entra talmente in noi da diventare una entitร unica in noi; ci chiede di entrare talmente in profonditร nella vita Trinitaria da divenire anche noi Trinitร . Siamo chiamati a diventare Dio amando, non perรฒ come Adamo che voleva appropriarsi di questa divinitร di Dio, ma come figli che accolgono questa divinitร come dono.
Questo significa che nel momento in cui noi siamo amati da qualcuno o amiamo qualcuno, lโaltro ama Dio in noi e noi amiamo Dio in lui, non essendo usati e non usando lโaltro per arrivare a Dio, ma trovando Dio nellโaltro. Nel momento stesso in cui noi odiamo qualcuno o qualcuno ci odia, noi odiamo Dio e Dio รจ odiato in noi.
Noi in fondo ci realizziamo come figli vivendo da fratelli.
Per quanto un fratello sia piccolo e debole noi lo dobbiamo amare cosรฌ come รจ e siamo invitati ad amarlo perchรฉ nostro fratello, figlio dello stesso Padre. E siamo chiamati ad amarlo perchรฉ nella sua debolezza lโamore di un Padre si esalta, come si esalta lโamore di un Padre e di una Madre nei confronti di un figlio debole, affamato, assetato, nudo, prigioniero, straniero, malato.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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