Dove stai andando?
Il buon Pastore, dopo aver guidato il suo gregge, dopo averlo difeso dai lupi e dopo aver recuperato le pecorelle smarrite, a sera ritorna allโovile e separa le pecore dalle capre. Una prassi ordinaria nella vita di un allevatore: le capre infatti di notte hanno bisogno di maggior calore mentre le pecore preferiscono stare allโaria fresca. Frescura e calore, quasi ad indicare che aria tirerร a destra e a sinistra del Figlio dellโuomo, lรฌ dove andremo tutti noi alla sera del mondo, dopo essere stati giudicati dal Re dellโUniverso. E su cosa saremo giudicati? Sul numero delle Messe alle quali abbiamo partecipato? Sulle offerte date alla Chiesa? Sui pellegrinaggi che abbiamo fatto? Se abbiamo vissuto la fede per convenienza o per tradizione tutto รจ stato infruttuoso perchรฉ per Gesรน il metro di giudizio รจ un altro: lโAmore. Quanto amore hai custodito e moltiplicato nella tua vita? Se ogni tuo gesto, anche di fede, non รจ stato mosso dallโamore e in direzione dellโamore, allora รจ stato un passo falso, un vero peccato (che letteralmente vuol dire โpiede bloccatoโ dal latino pes captum).
Nel leggere il Vangelo di oggi capiamo che tutta la nostra esistenza ha (e deve avere), una direzione precisa, un senso chiaro anche quando tutto intorno a noi sembra illogico, senza alcun significato. ร lโAmore lโunica strada da percorre, sempre e nonostante tutto. Un Amore che Gesรน ci ha insegnato indossando la corona di spine sul capo e sedendo sul trono della croce. ร questโAmore, piรน forte della morte, che da un senso ai nostri giorni e che troveremo ad aspettarci alla sera della vita. ร questโAmore che continua a far girare il mondo nonostante il nostro egoismo e la nostra aviditร . Un Amore cosรฌ grande che il nostro povero cuore da solo non puรฒ trattenere. Ecco perchรฉ lโAmore รจ condivisione, relazione, incontro con lโaltro. Ecco perchรฉ saremo giudicati non sul nostro rapporto intimistico con Dio ma su ยซtutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoliยป.
Alla fine di un anno liturgico siamo chiamati a tirare le somme tra lโAmore ricevuto e quello donato. Si tratta di fermarsi un momento, guardare la strada giร percorsa e capire come e dove voglio andare nel tempo che ancora mi รจ concesso. Nel brano di Matteo, Gesรน oggi ci presenta un buon metodo per fare questo bilancio.
ยซHo avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bereยป. Quanta fame e sete di giustizia, di pace, di solidarietร cโรจ oggi nel nostro Paese e nel mondo intero. Noi siamo di quelli che arraffano o di quelli che donano? Siamo di quelli che chiudono in pugni le mani o di quelli che le aprono alle esigenze degli altri? Pensate ai nostri giovani: quanta fame e sete di futuro hanno! Noi siamo di quelli che preparano da mangiare anche per il domani o di quelli che preferiscono accontentarsi dellโoggi? Ma cโรจ anche la fame materiale di chi non ha da mangiare; di quelli che, a causa della pandemia, hanno perso tutto o sono in gravi difficoltร economiche e sociali. Siamo sensibili o restiamo indifferenti, impegnati solo a difendere e aumentare ciรฒ che ci appartiene?
ยซEro straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestitoยป. Come non pensare subito a tutte quelle persone, (e sottolineo persone, prima ancora che migranti) che intraprendono viaggi lunghi e pericolosi perchรฉ vedono nelle nostre coste un rifugio o un passaggio sicuro per una vita nuova. Perรฒ penso anche alla signora Rosa, che ha aperto la sua salumeria a Nerano quando 16 migranti iracheni e afghani sono sbarcati in costiera sorrentina. A chi lโha intervistata ha detto: ยซChe vi devo dire, ma รจ stato un fatto cosรฌโฆ รจ semplicemente che lโumanitร ci deve essere. Niente di straordinarioยป. Niente di straordinario, รจ vero, se non fosse per il fatto che stiamo perdendo lโordinarietร di certi gesti che, nella loro semplicitร , ci dicono di cosa รจ capace lโuomo quando si abbandona allโAmore. Ma straniero รจ anche il nostro vicino di casa, il nostro concittadino, il nostro collega, il compagno di scuola, seppur momentaneamente virtuale. Nudo รจ anche chi non ha piรน i vestiti della dignitร a causa della povertร ; nudo รจ lโoperaio al quale รจ stata tolta la tuta da lavoro; nudo รจ chi ha smesso lโabito delle nozze e vive una situazione di fragilitร familiare e sentimentale; nudo รจ chi cammina per strada sentendosi giudicato, sentendosi gli occhi addosso del nostro pregiudizio, del nostro pettegolezzo; nudo รจ chi spogliamo con gli occhi saccenti della nostra arroganza. Quanti nostri fratelli hanno bisogno, invece, di essere coperti dalla nostra comprensione, dallโascolto e dal perdono.
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Infine ero ยซmalato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmiยป. Una delle cose piรน tristi della pandemia รจ lโimpossibilitร dei familiari di visitare i propri cari ammalati, di curarli anche con quellโamore che solo uno di famiglia puรฒ dare. Molti addirittura non hanno avuto la possibilitร di salutarsi per lโultima volta. Gli ospedali e le carceri sono accomunati dalla pena: quella ingiusta della malattia e quella giusta per gli errori commessi. Ma sulla pena vinca la pietร che per i cristiani non รจ commiserazione ma compassione. La stessa compassione che Gesรน ha avuto nei confronti dellโumanitร scegliendo di cum patire, di patire con noi, il dolore, la fragilitร e la morte. Allora il dolore dellโaltro diventa il mio dolore, la speranza dellโaltro diventa la mia speranza. In questo tempo cosรฌ fragile e complesso, non facciamo mancare la nostra vicinanza, almeno spirituale, a chi sta combattendo contro la malattia, qualunque essa sia, e a chi รจ nel carcere. Molte volte ci blocca la paura di non sapere cosa dire, di non essere in grado di sopportare certe scene o di non saper gestire le proprie emozioni. E cosรฌ accade che, proprio quando cโรจ piรน bisogno di noi, facciamo un passo indietro. Abbandoniamo al suo destino quel malato o chi si trova nel carcere delle conseguenze delle proprie scelte. Esistono malattie e malattie, carceri e carceri. Cโรจ la malattia fisica e quella spirituale, cโรจ il carcere con le sbarre e il carcere dei sensi di colpa. ร qui che cโรจ piรน bisogno di noi cristiani, รจ qui che dobbiamo portare il Salvatore.
Ci prepariamo allโAvvento. Lasciamo oggi un Gesรน Re dellโuniverso e ci prepariamo alla venuta di un Gesรน Bambino, che si ostina ancora a nascere in mezzo a noi. Quasi a dire che sono le piccole cose, quelle di tutti i giorni, che ci faranno grandi uomini e donne agli occhi di Dio. Ci auguriamo che questo nuovo anno liturgico, coincida con un nuovo tempo, di maggiore consapevolezza e impegno. Un tempo dove normalitร non faccia rima solo con sanitร ma soprattutto con umanitร .
Fonte: don Ivan Licinio sul suo blog
