Siamo ciechi. Gesรน Figlio di Davide abbi pietร di noi peccatori! Ti ringrazio Signore perchรฉ non sono come gli altri uomini: io sono giusto e seguo tutti i tuoi comandi. Perchรฉ dici questo? Non ti accorgi che la realtร รจ stata nascosta ai tuoi occhi?
Donne non piangete su di me, dirร alle donne mentre sale al calvario, piangete piuttosto sui vostri figli.
Alla vedova di Naim dice di non piangere sul figlio morto che poco dopo ritornerร alla vita.
Mi viene da chiedermi: possibile che non ne indoviniamo una? Possibile che piangiamo quando non cโรจ da piangere e non piangiamo quando cโรจ da piangere e piangiamo sulle persone sbagliate? Possibile che ci rallegriamo per la nostra giustizia che sfalsa la nostra visione del mondo, tornando a casa nostra non giustificati?
Sembra proprio che non ne indoviniamo una. Siamo proprio cosรฌ ciechi?
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Non ci accorgiamo del male che facciamo e lo chiamiamo bene, forse semplicemente perchรฉ ci piace. Men che meno ci accorgiamo della sofferenza di Dio Padre che piange su di noi nel Figlio Gesรน.
Gesรน piange sulla cittร della pace, Gerusalemme, ormai diventata luogo di violenza e di sopraffazione, di guerra e di sangue innocente che da allora continua a scorrere su questa terra. Tutti coloro che versano sangue qui, lo fanno con un senso di giustizia e uno spirito religioso che allibisce di fronte alla giustizia del fariseo al tempio. Eppure tutti si sentono giustificati a versare sangue su Gerusalemme. Quante delle nostre presenze sono veramente presenze di pace? Quante di queste presenze non sono presenti perchรฉ Dio cosรฌ vuole, ma perchรฉ dobbiamo salvaguardare una nostra presenza in questa terra cosรฌ santa che forse sarebbe meglio chiamare maledetta, anche se piena di sassi e di posti dove sono passati tanti santi, compreso il Figlio di Dio?
Gesรน vede Gerusalemme e piange. Vede la sua fine e il suo destino maledetto. Altro che cittร della pace e dello shalom. Il Padre vede nel Figlio il male dei figli, e nel Figlio piange sulla promessa diventata maledetta. Piange perchรฉ ci ama e piange a causa delle nostre cecitร . Una sofferenza che verrร portata dal Figlio sul trono della croce.
Gesรน vede Gerusalemme e, vedendoci bene, piange su di lei. Un pianto che รจ fonte di vita e di risurrezione. Un pianto causato dalla nostra cecitร . Lui, mentre sale alla passione, รจ tutto compreso dalla compassione verso quelli che lo uccidono. Per questo, alle madri di coloro che lo uccidono dice: โFiglie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figliโ (23, 28).
Lui geme per il loro male, non per il proprio. ร il grido materno del Padre che, come la chioccia, cerca di radunare i suoi piccoli che vede in pericolo per il male che si staglia allโorizzonte. ร il segno massimo della sua misericordia: Lui che paga in anticipo per tutti.
Le sue lacrime, lacrime impotenti, figura della sua morte, esprimono tutta la potenza di un amore senza limiti, un amore che vede oltre. Piange per le nostre schiavitรน e, nel suo pianto, fa sbocciare il giardino della risurrezione donando sรฉ stesso sulla croce.
Gesรน piange e vince il nemico grazie alla sua povertร , alla sua umiliazione e alla sua umiltร .
Shalom, Gerusalemme! A te fu data la promessa. Shalom, somma e corona di tutti i doni di Dio. In te si dona il nostro Dio con tutto sรฉ stesso, come dono allโumanitร . Per Lui siamo creati e solo Lui รจ la nostra pace. Sia che si renda presente sul monte Garizim, che in Gerusalemme, che in qualsiasi parte della terra. Gerusalemme, Shalom, non รจ piรน in terra santa, รจ in ogni angolo della terra dove un uomo vive nella pace perchรฉ visitato da Dio.
Nรฉ sul Garizim nรฉ nel tempio di Gerusalemme adorerete Dio, ma lo adoreremo in Spirito e veritร laddove due o tre saranno riuniti nel suo nome. Lasciamo le terre maledette dei nostri cuori e dei nostri egoismi. Ritorniamo a vedere e benediciamo quelle terre di pace e di giustizia, ovunque esse si trovino, in ogni persona che รจ tempio del Signore perchรฉ da Lui visitato nella sua misericordia.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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