Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 18 Ottobre 2020

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Sono tante le pagine dei Vangeli in cui emerge la malizia e le macchinazioni architettate da diversi interlocutori contro Gesรน per coglierlo in fallo. Il cuore degli uomini รจ capace di realizzare grandi progetti di bene, ma nello stesso tempo ha in sรฉ anche la possibilitร  di industriarsi per grandi mali.

Quante volte noi stessi nella nostra vita, nel nostro lavoro, forse tristemente anche nelle dinamiche ecclesiali, abbiamo assistito a questi siparietti, come accuse costruite a tavolino, strategie perversamente concepite per far cadere il prossimo in trappola ed eliminarlo moralmente, se non addirittura fisicamente! Il libro della Sapienza descrive con senso profetico queste trame dei malvagi con le loro stesse parole: โ€œTendiamo insidie al giusto, perchรฉ ci รจ di imbarazzo ed รจ contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro lโ€™educazione da noi ricevutaโ€ (Sap 2, 12).

Riflettendo accuratamente su queste parole, viene alla mente cosa sta, ad esempio, dietro una dinamica molto diffusa, come รจ quella del chiacchiericcio, un vero tarlo nelle comunitร  cristiane: quando si parla male di qualcuno, sottolineandone gli errori e le mancanze, cosa si fa, se non screditarlo per far emergere noi stessi, magari anche indirettamente e subdolamente? Si tratta esattamente di quello che farisei ed erodiani, sempre in opposizione tra di loro, ma complici di fronte al nemico comune, tramano insieme contro Gesรน. Indubbiamente, il Maestro dร  loro fastidio e cercando di coglierlo in fallo, vogliono riprendersi la scena che Lui, con la sua autorevolezza, ha loro sottratto. Gesรน, tuttavia, con la sua stessa persona li smaschera e li spiazza, proprio perchรฉ non ha nulla da temere o da perdere, avendo giร  deciso addirittura di dare la sua vita per la Veritร !

Quanto abbiamo da imparare da questa coerenza di Gesรน e da questo suo essere coraggioso, libero e senza compromessi! La domanda sul tributo da pagare a Cesare รจ un tranello insidioso per Gesรน: se avesse detto di non pagarlo, si sarebbe comportato come un sedizioso contro il potere costituito; dicendo semplicemente di pagarlo e basta, sarebbe stato considerato uno dei tanti collusi col potere romano. Gesรน, perรฒ, con la luce della sua sapienza divino-umana, dร  un orizzonte nuovo al problema. Ribaltando la domanda circa lโ€™immagine impressa sulla moneta, che รจ quella di Cesare appunto, porta i suoi interlocutori ad interrogarsi su qualcosa di piรน profondo. Esiste unโ€™immagine di Cesare sulle monete, quindi queste gli spettano per giustizia, ma a Dio si deve dare ciรฒ che a sua volta gli appartiene.

Con un procedimento retorico tipicamente giudaico, Gesรน invita i suoi interlocutori, e anche noi, a chiederci: se sulle monete si trova impressa lโ€™immagine di Cesare e queste gli spettano, dove si trova, invece, lโ€™immagine di Dio? La Scrittura stessa ci risponde: โ€œDio disse: โ€œFacciamo lโ€™uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: [โ€ฆ]. E Dio creรฒ lโ€™uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creรฒ: maschio e femmina li creรฒโ€ (Gen 1, 26-27). La risposta รจ chiara, lโ€™immagine di Dio sta nellโ€™uomo. รˆ la vita dellโ€™uomo, dunque, la sua esistenza, il suo cuore, che sono proprietร  di Dio! Si dice che la giustizia, secondo la concezione classica, sia rendere a ciascuno il suo. Rendere a Dio il suo, ossia attribuirgli la gloria, lโ€™adorazione, il primato nella nostra vita, รจ la vera giustizia, quella che nel Catechismo della Chiesa Cattolica si chiama โ€œvirtรน di religioneโ€ (cfr. n. 1807).

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In altre parole, si tratta di appartenere a Dio e restituirgli lo stesso amore che Lui ci dona per primo. Lโ€™insegnamento della Chiesa, proprio partendo da queste parole di Gesรน sul tributo a Cesare, ha sempre sottolineato che esistono due ambiti nella vita sociale dellโ€™umanitร , quello civile e quello religioso, ben indipendenti, con le loro specifiche dinamiche, ma nello stesso tempo orientati armonicamente allo sviluppo integrale della persona. Il Concilio Vaticano II, esprimendosi circa il potere civile e quello religioso, ha parlato delle relazioni tra gli stessi utilizzando lโ€™espressione di โ€œsana cooperatioโ€ (Gaudium et Spes, 76), ossia collaborazione sana, che non significa nรจ commistione, nรจ ingerenza, nรจ confusione, ma garanzia delle specifiche libertร  a servizio del bene della persona, sempre, e mai di ideologie o interessi di parte!


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