DIO E CESARE1
Una deputazione di Farisei e Sadducei propose a Gesรน il seguente quesito: ยซSi deve o non si deve pagare il tributo a Cesare?ยป. Odiosissimo era agli Ebrei il tributo che Roma esige- va. Nel porre la domanda i Farisei agivano con sottile perfidia: se Gesรน avesse risposto di sรฌ, si sarebbe reso impopolare agli Ebrei; se avesse risposto di no, sarebbe stato considerato dai Romani un ribelle, fomentatore di disordini. Gesรน rispose chiedendo una moneta del tributo. Gli Erodiani gliela porsero, Gesรน domandรฒ loro: ยซDi chi รจ lโeffigie e lโiscrizione sulla mone- ta?ยป. Risposero: ยซDi Cesareยป. Allora Egli disse loro: ยซRendete a Cesare quello che รจ di Cesare e a Dio quello che รจ di Dioยป (Mt 22, 15-21). Udita la risposta se ne andarono meravigliati; Gesรน aveva sventato lโinganno da par suo e aveva stabilito una massima eterna della vita dellโuomo nel creato.
Pagare il tributo a Cesare, che valore ha agli occhi di un essere spirituale? Nella vita terrena, quanti Cesari lโanima รจ destinata a incontrare? E ognuno esige un tributo che รจ giusto pagare. Dare a Cesare quel che รจ di Cesare, alla materia quello che รจ della materia, allo spirito quello che รจ dello spirito. Purtroppo, spesso, con il pretesto di rifiutare il tributo a Cesare, ci si esime di pagarlo anche a Dio, oppure con farisaica ipocrisia, sotto pretesto di servire lo spiri- to, ci si rifiuta di adempiere anche i piรน sacri doveri verso la materia.
Doveri verso la materia? Sรฌ. ร tempo che ci si decida ad accettare la veritร dellโessere: o si accetta il principio di un Dio creatore di ogni cosa, che a ogni cosa ha dato una legge e indicato un compito, e allora vedremo la materia non come qualcosa di abietto, ma come uno dei modi di essere del Creato, e vedremo nelle leggi della materia lโindirizzo supremo della mente di Dio. Oppure lo si rifiuta, e allora la creazione ci apparirร frutto di un misterioso caso e di una ancora piรน misteriosa necessitร . E lโuomo, separato dal Creatore della materia, divie- ne schiavo delle leggi della creazione, perde il senso della sua presenza dโimmagine divina nel Creato. Separato dal Creatore, chiuso nel suo io esistenziale, lโuomo non รจ piรน, esiste; cerca dolorosamente il paradiso perduto attraverso programmi utopici. Come sul denaro del tributo romano era impressa la testa di Cesare, cosรฌ sulla moneta della forma materiale รจ impresso il segno augusto del Creatore della forma, della sostanza, lโimpronta del Verbo di Dio, senza il quale: ยซNulla sarebbe stato di ciรฒ che รจยป (Gv 1, 3).
Abituiamoci a venerare, nella materia, la presenza dello Spirito divino e a veder come tutto sia buono. Il male non รจ nella materia, รจ nel cattivo uso della stessa. Aderire alle leggi della materia รจ aderire allโessenza stessa della volontร dello Spirito, cioรจ pagare a Cesare il tributo di Cesare e dare a Dio quello che รจ di Dio. Vivere nella legge, aderendo coscientemen- te alla legge, รจ pagare questo nobile tributo; ma vivere nella legge vuol dire esserne piena- mente consapevoli, vuol dire conoscere bene di chi sia la testa impressa sulla moneta. Forse per comprendere pienamente le parole di Cristo ci รจ necessario abolire una falsa evidenza che da millenni portiamo incisa nella nostra mente: il dualismo tra Creatore e creatura, tra Spirito e materia.
Dare a Dio ciรฒ che รจ di Dio, significa ricollegare il Creato con il suo principio, vedere nella materia la veste sensibile e palpabile di Dio, sentire la materia come la parte che integra, esprimendolo, il mistero divino. Andando fino in fondo al comando di dare a Dio ciรฒ che รจ di Dio, possiamo arrivare allโidea realtร che tutto il creato, il mio corpo vivente e quello dei miliardi di esseri che in questo istante esistono, sono la manifestazione visibile del mistero dei misteri, la parte integrante e necessaria perchรฉ esso venga disvelato. Cercare di comprendere il mistero delle cose create, scoprirne le leggi per rispettarle nella loro veritร intima, significa vivere il proprio servizio religioso che รจ quello di ricollegare, nella nostra coscienza, il visibi- le con lโinvisibile, la materia con lo spirito.
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Lo spirito รจ lโinteriore delle cose, la forma ne costituisce lโesteriore. Interiore ed este- riore non hanno un senso spaziale, si tratta di un guscio che รจ legato al mistero della manife- stazione e di una midolla che conduce al nucleo vivente delle creature. Il guscio appartiene allโesteriore, la midolla allโinteriore, o anche il primo appartiene al basso, la seconda allโalto.
Lโuomo che รจ consapevole dellโimpronta divina nelle cose distingue lโInteriore dallโesteriore; lโuomo che ignora il mistero velato ed espresso nelle cose, rimuove lโinteriore dallโesteriore, rimanendo esclusivamente nellโesteriore giunge al non-senso della vita che, a forza di essere troppo umana, diventa disumana. Lโuomo che non dร a Dio quel che รจ di Dio, vive nellโesterioritร , soggetto in mezzo ad oggetti con i quali comunica con coscienza duali- sta: io e gli altri; il suo pensiero รจ sempre condizionato dallโesterioritร delle cose, esterioritร che sente essere il loro tutto.
Lโuomo che da a Dio ciรฒ che รจ di Dio, trasforma il rapporto con le cose da esteriore in interiore: esse cessano di essere degli oggetti e diventano soggetti di comunione, di scambio di vita, di mutua e gioiosa conoscenza, perchรฉ nellโintimo di ognuno cโรจ Dio. Nel piano inte- riore la materia torna a essere energia, lโuomo, conformemente al suo grado di partecipazione al mistero divino, irradia le energie divine.
Riportare il nostro corpo a Dio, attraverso lโobbedienza alle leggi che ne regolano lโesistenza, ci aiuterร a comprendere il senso della presenza fisica dellโuomo nellโuniverso: ri- verberare nel Creato il mondo divino.
1 Giovanni Vannucci, ยซDio e Cesareยป in Risveglio della coscienza, 1a ed. Centro studi ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il Monte (BG) ed. CENS, Milano 1984;. 29a domenica del tempo ordinario – Anno A; Pag. 177- 179.
