Commento al Vangelo di domenica 27 Settembre 2020 – p. Alessandro Cortesi op

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Ezechiele รจ il primo profeta a porre con forza in Israele la questione della responsabilitร  personale: una vita non dipende da quanto i propri predecessori o parenti hanno compiuto. Lโ€™idea che la colpa si trasmette di padre in figlio era profondamente radicata e generava la visione di una responsabilitร  collettiva. Solo progressivamente nel Primo Testamento si giunge a superare tale modo di pensare.

Ezechiele afferma che se una persona ha commesso unโ€™ingiustizia la colpa non ricade sui suoi parenti o vicini. Ognuno รจ chiamato a rispondere dei propri comportamenti. A ciรฒ aggiunge โ€“ facendosi voce della misericordia di Dio โ€“ che รจ possibile sempre un cambiamento fecondo di vita nuova. โ€œse lโ€™ingiusto desiste dallโ€™ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stessoโ€. Chi compie il male ne รจ responsabile ma non devโ€™essere marchiato per sempre per i suoi atti sbagliati: vi รจ possibilitร  per tutti di un cambiamento. Se lโ€™ingiusto desiste dallโ€™ingiustizia fa vivere se stesso. Ezechiele introduce cosรฌ lโ€™idea che una persona puรฒ cambiare smettere di fare il male e operare il bene . Eโ€™ possibile, sempre, la conversione, un orientamento globale dellโ€™esistenza che giunge ad esprimersi anche in una trasformazione di comportamenti, ma รจ ben di piรน. Invita a scorgere lโ€™urgenza della conversione per tutti. Ognuno nel proprio cuore sa che coabitano desiderio di bene e tendenza al male; ognuno sa che nella vita ha compiuto scelte di bene e gesti di infedeltร  e ingiustizia. La parola del profeta apre alla speranza: per tutti รจ aperta la via della conversione quale chiamata di un Dio che desidera la vita e non la morte del peccatore.

โ€œChe ve ne pare? Un uomo aveva due figliโ€ฆโ€ Gesรน conosce il cuore umano. Parla di due figli: il primo risponde di sรฌ e poi non va a lavorare nella vigna, il secondo dice no e invece poi ci va. โ€œChi dei due ha compiuto la volontร  del Padre?โ€. La parabola intende provocare a considerare lโ€™importanza non tanto delle parole ma della pratica di vita: โ€œNon chi dice Signore Signore entrerร  nel regno dei cieli ma chi fa la volontร  del Padre mio che รจ nei cieliโ€. Eโ€™ questo un insegnamento caro alla comunitร  di Matteo. โ€œEโ€™ meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserloโ€ ribadirร  Ignazio di Antiochia nel II secolo scrivendo agli Efesini. Si puรฒ anche leggere la parabola scorgendo un appello ad esaminare il proprio cuore: nellโ€™intimo di ogni cuore puรฒ essere presente il profilo dellโ€™uno e dellโ€™altro dei due figli. Lโ€™impegno della vita รจ da un lato ascoltare la voce del Padre, ma questo richiede anche una decisione che conduce alla concretezza dellโ€™agire, un aprirsi alla passione del Padre per la vigna in cui cโ€™รจ necessitร  di lavoro, di coltivazione, di cura. Non รจ allora importante dire sรฌ o no, o manifestarlo senza poi fare nulla. Importante รจ muoversi in un impegno concreto nella vigna degli incontri umani, della storia.

Nel vangelo di Matteo questo brano introduce una serie di scontri tra Gesรน e farisei e sadducei, i primi osservatori puntuali alla legge, i secondi legati ai sacerdoti, al culto e al tempio. Coloro che dovevano essere i piรน preparati e attenti ad accogliere lโ€™annuncio di Gesรน, le persone religiose, gli uomini del culto, sono proprio coloro che lo rifiutano. Di fronte ai testimoni e ai profeti, come Giovanni, farisei e sadducei si oppongono proprio perchรฉ lโ€™annuncio destabilizza una gestione del potere ed un sistema religioso ben definito.

Gesรน al riguardo ha parole taglienti: โ€œi pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dioโ€. Indica cosรฌ innanzitutto come nel cuore di ciascuno, anche di chi รจ ritenuto lontano dalla salvezza o indegno dal punto di vista morale, รจ presente un bene da scorgere. In queste persone che sono le prime che Gesรน accostava manifestando il volto di un Dio del perdono scorge lโ€™apertura sincera, il disinteresse, il non avere paura di perdere la faccia nel cambiare. Tutto il contrario dellโ€™ipocrisia propria di un mondo religioso chiuso alla inquietudine e alla ricerca.

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In una lettera appassionata e segnata dal desiderio di comunicare la profonda gioia cristiana, che rimane presente anche nella prova, Paolo ai Filippesi scrive: โ€œAbbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesรนโ€. In queste parole sta la radice di uno stile di vita che fa proprie le scelte di Gesรน secondo la via da lui percorsa.

Alessandro Cortesi op

Fonte


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโ€™Istituto Superiore di Scienze Religiose โ€˜santa Caterina da Sienaโ€™ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โ€˜Giorgio La Piraโ€™ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ€“ Firenze.

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