Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 20 Settembre 2020

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Spesso, leggendo i Vangeli, notiamo come il Signore sembri avere problemi tanto in matematica (con-divide per moltiplicare โ€“ Cf. Gv 6, 1-14), quanto, piรน in generale, in logica (ยซA chi ha, sarร  dato; invece a chi non ha, sarร  tolto anche quello che haยป โ€“ Cf. Lc 19, 12-27).
Il passo evangelico odierno รจ esattamente uno di quelli che ยซstonaยป in tal senso. -Curiosa ironia come la pericope di questa domenica si innesti proprio nel momento in cui sono iniziate le scuoleโ€ฆ

Ebbene, il racconto evangelico odierno รจ fortemente articolato e sviluppato proprio su una forte ยซillogicitร ยป, e, piรน nello specifico, su una palese e incomprensibile ยซprevaricazioneยป.
Cerchiamo di trarre qualche spunto nel merito, partendo, come ci รจ consueto, da una parola presente nelle righe del Vangelo proposto oggi dalla Liturgia:
โ€“ ยซQuando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di piรน. Ma anchโ€™essi ricevettero ciascuno un denaroยป (Mt 20, 10).

Il verbo evidenziato nel versetto appena citato, ovvero ยซpensaronoยป, ci offre lโ€™opportunitร  di muoverci nella nostra analisi.
Nel greco originale del testo, ยซpensaronoยป รจ reso con enรณmisan, che รจ coniugazione del verbo nomรญzo.
Questo nomรญzo รจ espressione di un sostantivo di estremo vigore (soprattutto in San Paolo โ€“ Cf. Rm 7, 8), ovvero nรณmos, a cui viene reso il senso netto di ยซleggeยป, ma che, tecnicamente, esprime il significato piรน articolato di ยซciรฒ che รจ attribuito, assegnato, solito a ciascunoยป (ergo ยซleggeยป). -In San Paolo nรณmos (ยซleggeยป) si specchia in antitesi a dikaiosรบne, ovvero ยซgiustizia/giustificazioneยป. Senza scendere in esagerati approfondimenti, ci limitiamo ad accennare sommariamente alla dinamica paolina: la sรกrx (ยซcarneยป) รจ condizione di amartรญa (ยซpeccatoยป), per affrontare e risolvere il quale lโ€™uomo si aggrappa alle proprie azioni, alle proprie opere, al nรณmos (ยซleggeยป) che egli stesso si dร ; tuttavia non cosรฌ, poichรฉ necessaria allโ€™uomo รจย la ยซfedeยป (pรญstis) a cui risponde la ยซCaritร /Graziaยป (chรกris) del Signore, relazione (pรญstis-chรกris) mediante la quale lโ€™uomo riceve la ยซGiustificazioneยป (dikaiosรบne) e puรฒ giungere alla vita secondo lo ยซSpiritoยป (pneลฉma) .

In sintesi: non le nostre azioni, le nostre opere, ovvero la ยซleggeยป (nรณmos) per il raggiungimento della Salvezza, poichรฉ a produrre il frutto dello Spirito รจ la ยซGiustificazioneยป (dikaiosรบne) mediante la fede.
Schematizziamo: sรกrx โ€“> amartรญa โ€“> nรณmos โ€“> pรญstis/chรกris โ€“> dikaiosรบne โ€“> pneลฉma.
Ma sia ben chiaro: ยซE la fede e le opereยป (Cf. Gc 2, 14-26), poichรฉ ad essere condannate sono le opere intese come ยซsforzo dellโ€™uomo per rendersi e riconoscersi giusto da sรฉ e per sรฉยป (ecco il nรณmos), il che lo porta a dimenticare che egli รจ radicalmente peccatore, quindi bisognoso della ยซGiustificazioneยป (dikaiosรบne) del Signore. Invero la ยซfedeยป (pรญstis) รจ come una mano che esce fuori dalle sabbie mobili; certamente รจ mano che ยซinvoca la Caritร ยป del Signore, ma, al contempo, deve essere mano che ยซafferra questa chรกrisยป, che la fa propria, che rende la ยซCaritร ยป operosa in essa stessa (nella mano) e per essa stessa (per la mano): ยซse possedessi tanta fede [โ€ฆ], ma non avessi la caritร , non sarei nullaยป (1Cor 13, 2); ยซ[โ€ฆ] in Cristo Gesรน [โ€ฆ] vale [โ€ฆ] la fede che si rende operosa per mezzo della caritร ยป (Gal 5, 6).ย 
Ecco, allora, che la fede senza le opere รจ nulla (poichรฉ il punto รจ pรญstis/chรกris); ma le opere senza la fede sono nรณmos (ยซrendersi e riconoscersi giusto da sรฉ e per sรฉยป).
Ci basti

Di ciรฒ dato atto, ecco che quel ยซpensaronoยป (enรณmisan) ha una profonda e vigorosa intensitร , in quanto non รจ solo un semplice ยซconsiderareยป, bensรฌ un ยซconcreto ed inconfutabile ragionamento logicoยป; un ragionamento talmente logico ยซin quanto รจ usuale a ciascunoยป; un ragionamento chiaramente logico ยซin quanto รจ costume, ovvero leggeยป.
Non ci piove, insomma: ยซNon fa una piegaยป diremmo noi.
Il versetto in questione, quindi, riesce a rendere la propria forza espressiva, con una seguente traduzione:
โ€“ ยซQuando arrivarono i primi, ragionarono con evidente, incontestabile ed incontrastabile logicitร , poichรฉ รจ nella legge delle cose che sia cosรฌ, che avrebbero ricevuto di piรน. Ma anchโ€™essi ricevettero ciascuno un denaroยป.
Tuttavia ยซha piovutoยปโ€ฆ

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Orbene, sulla scia di tale approccio ยซirragionevoleยป, ecco che anche il fondale stesso della pericope ci offre lโ€™occasione di rimarcare come il Signore ragioni con la ยซsua logicaยป.
Andiamo a scrutare.

Leggendo, o ascoltando, il passo evangelico di questโ€™oggi, siamo dinanzi allo svolgimento di una ordinaria giornata, la quale nasce ยซallโ€™albaยป (Mt 20, 1), e si conclude, a rigor di certa coerenza, ยซQuando fu seraยป (Mt 20, 8).
Di che cosa vogliamo questionare qui?
Non si discute sullโ€™ordine naturale del ciclo vitale.

Andiamo, come sempre, al greco del testo.
Lโ€™espressione ยซallโ€™albaยป รจ resa con la formula greca proฮ, ed รจ la stessa presente esattamente in Mc 16, 2:
โ€“ ยซDi buon mattino (proฮ), il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del soleยป;
nonchรฉ in Gv 20, 1:
โ€“ ยซIl primo giorno della settimana, Maria di Mร gdala si recรฒ al sepolcro di mattino (proฮ), quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcroยป.

Ora andiamo alla circonlocuzione ยซQuando fu seraยป, la quale รจ resa con genitivo assoluto greco opsรญas genomรฉnes, che รจ esattamente la stessa costruzione che si trova in Mt 27, 57:
โ€“ ยซVenuta la sera (opsรญas genomรฉnes), giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesรนยป.

Il lettore certamente avrร  riconosciuto il racconto della Risurrezione, connesso allโ€™espressione ยซallโ€™albaยป; mentre dalla circonlocuzione ยซQuando fu seraยป, sarร  risalito facilmente alla sepoltura di Gesรน morto in croce.

croce_risurrezione

Ebbene, se nella pericope odierna lโ€™ordine del racconto, ergo della vita, va dallโ€™alba alla sera, e ciรฒ รจ incontestabilmente inconfutabile, in quanto naturalmente logico e immutabile; cosa accade, invece, nella vicenda di Gesรน Cristo?
Ovvero: la ยซSua Giornataยป va dallโ€™alba alla sera, oppure, al di fuori di ogni schema; rompendo ogni logica; al di lร  di ogni rigore; rotolando via ogni petrosa norma naturale, si compie ยซdalla sera allโ€™albaยป? -Interessante notare come proprio la Seconda Lettura della settimana scorsa (Rm 14,7-9) sia sintatticamente costruita proprio su questo ยซdiverso ordine consequenzialeยป: ยซNessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perchรฉ se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo รจ morto ed รจ ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei viviยป.
Invero il soggetto ยซnoiยป procede, cosรฌ come รจ logico, ยซdalla vita alla morteยป; il soggetto Cristo, invece, incede, cosรฌ comโ€™รจ nella logica del Signore, ยซdalla morte alla vitaยป

Perchรฉ il Signore puรฒ fare delle sue cose quello che vuole: puรฒ rendere gli ultimi, primi; rendere i primi, ultimi (Cf. Mt 20, 15-16).
E noi: siamo ยซsua cosaยป? -Non diamo per scontata la risposta, e non siamo troppo frettolosi nel rispondere, poichรฉ il Signore รจ Colui che ha reso Dio, lโ€™Altissimo, ultimo, svuotandolo fino alla morte, e alla morte di croce (Cf. Fil 2, 5-11)

Fonte

Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/


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