Creare interrogativi significa creare quella sana curiositร che ci porta a cercare, a guardare oltre il piccolo orizzonte del nostro tran tran quotidiano. La conseguenza di questa curiositร รจ un coinvolgimento piรน vero e piรน personale nelle vicende della vita. Se poi lโargomento di cui si parla รจ un argomento di fede, di umanitร , personale, allora lโinterrogativo รจ dโobbligo. Ciรฒ che riguarda la propria esperienza, come la propria umanitร , come la propria fede ha un fondo ineffabile, indicibile, non comunicabile. Solo lโaffetto con cui noi siamo coinvolti nella vicenda del prossimo ci puรฒ aiutare a comprendere. Senza tale coinvolgimento e con la convinzione che noi comunque comprendiamo tutto, noi saremo costretti e condannati alla critica e al disprezzo, alla negazione e alla non comprensione. La convinzione di conoscere ciรฒ che invece รจ mistero รจ la trave che acceca i nostri occhi e i nostri cuori e ci fa dire cose che non hanno alcun fondamento.
I discepoli che hanno ascoltato la parabola del seminatore hanno capito poco. Ma lโeffetto in loro di questa parabola รจ la ricerca, la domanda, lโapprofondimento: non credono che Gesรน lโabbia detta tanto per dare aria ai polmoni. Il passaggio della domanda, conseguenza naturale dellโascolto della Parola, รจ importante ed essenziale per ogni cammino di fede e di umanitร . Se la Parola fonda la persona, fonda la comunitร cristiana, la domanda che ne scaturisce ci porta a cercare.
Una veritร per noi รจ tale se comprensibile. Ma non possiamo non concordare col fatto che solo se la sua non comprensibilitร , perchรฉ la veritร se รจ tale ha sempre un angolo di incomprensibilitร , diventa motivo di curiositร di ricerca, di rimetterci in cammino. La veritร non puรฒ essere finalizzata a coprire il nostro bisogno di sicurezza. Ha ben altro fine e il fine รจ la ricerca, รจ il coinvolgimento, รจ il rimetterci sempre e comunque in cammino perchรฉ coscienti che siamo pellegrini e non stanziali.
La veritร , come lโesperienza, come il mistero dellโAltro/altro o apre alla conoscenza contemplativa, che รจ indicibile, oppure non รจ. Puรฒ essere intuita, magari attraverso parabole che non hanno mai un finale chiuso, ma mai definitiva, sempre da contemplare. Come il volto dellโamato/a non รจ mai compreso ma รจ sempre richiamo alla contemplazione, a rimanere a bocca a aperta, a non stancarci mai di guardarlo non perchรฉ conosciuto ma perchรฉ misterioso nella sua bellezza per noi. Ancor piรน questo รจ vero per il cuore umano, per il cuore dellโumanitร , per il cuore della Parola. Lโangolo oscuro se ascoltato desta lโinteresse e la ricerca, interesse e ricerca da vivere nella contemplazione.
Elemento essenziale di questa conoscenza contemplativa รจ lโascolto, il trattenere e la perseveranza. Non รจ roba fugace, non รจ roba di un botta e via, non รจ roba banale, non รจ roba che si puรฒ conoscere. Le resistenze che noi viviamo ogni giorno nei confronti della Parola e del mistero nostro e del fratello sono proprio queste: la pretesa di conoscerlo, la pretesa di poterci dimenticare, la pretesa del โbasta unโora alla settimana per rimanere in campanaโ.
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Lโascolto della Parola e del suo mistero, come lโascolto di noi stessi e del fratello, รจ cosa mistica e contemplativa, ci siamo detti. Per questo se non รจ vissuta con ascolto continuo di cuore, orecchi, occhi, naso, bocca, non ci porterร ad alcun movimento del nostro essere, ad alcuna vera intuizione di comprensione. Se non abbiamo il coraggio di trattenere questo ascolto in noi non lasciandocelo portare via dalle folate di vento quotidiano che ci fa tuffare nei problemi contingenti come la cosa piรน importante della vita, non avremo modo di contemplare e di contemplarci: non vivremo da innamorati ma da gente nel cui cuore lโamore รจ giร spento. Se non vivremo con perseveranza, qualitร piรน che quantitร , il nostro ascolto e la mistica dellโineffabile, dellโindicibile, noi faremo anche delle belle esperienze che diverranno per bene che vada fonte di nostalgia, mai vita. Mai vita vissuta, non raccontata. Saremo condannati al vecchio atteggiamento da reduci, non faremo memoriale ogni giorno. Lo scopo della Parola ascoltata e trattenuta con perseveranza รจ proprio questo: fare memoriale della propria vita, vale a dire celebrare messa ogni giorno, vale a dire accogliere la Parola di Gesรน che ci dice โfate questo in memoria di meโ, come testamento vitale per la nostra esistenza che diventa messa continua sulle strade della vita.
AUTORE: p. Giovanni Nicoliย
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