Il regno dei cieli รจ simile a un padrone di casa che uscรฌ allโalba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordรฒ con loro per un denaro al giorno e li mandรฒ nella sua vigna.
Un padre di famiglia. Il primo protagonista di questa parabola viene identificato come โpadrone di casa, capofamigliaโ. Forse era piรน normale se chi ha scritto il vangelo lo avesse definito fin da subito โpadrone della vignaโ (verrร chiarito in seguito). Tuttavia questo uomo รจ un papร , che lavora per il bene della sua famiglia. Il suo lavoro principale รจ quello di uscire per cercare e assumere lavoratori.
Possiamo notare una compulsivitร in questo padrone che esce in tanti momenti diversi della giornata, perchรฉ la vigna ne ha bisogno, ma ancora prima, lui รจ il padre di famiglia che sa cosa vuol dire non arrivare a fine mese, e si prende cura di chi vive la stessa difficoltร . Definisce anche il trattamento economico: un denaro, che per lโepoca dei fatti corrispondeva a una giusta retribuzione a un giorno di lavoro. Oltre che padrone di casa (capofamiglia) รจ anche un uomo giusto e onesto.
Esce allโalba, e prende i lavoratori, coloro che si danno da fare e si alzano presto per cercare lavoro a giornata. Questa prima uscita รจ la piรน facile e sicura, poichรฉ incontra persone motivate, disposte a faticare e a lavorare sodo. Eppure proprio loro creeranno problemi alla chiusura dei contiโฆ Il primo gruppo di operai sono i lavoratori, che vogliono lavorare e per farlo sono giร in piazza allโalba, quando รจ ancora buio.
Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: ยซAndate anche voi nella vigna; quello che รจ giusto ve lo darรฒยป. Ed essi andarono.ย
Quelli del bar. Verso le nove del mattino: รจ lโorario giusto per un caffรจ al bar, tanto piรน che non lavoroโฆ Questo secondo gruppo รจ costituito dai disoccupati, esattamente come i lavoratori assunti allโalba, ma con una differenza sostanziale: questi sono disoccupati che non cercano lavoro. Senza pensarci due volte li invia nella vigna con la garanzia della giusta ricompensa. Ed essi andarono, ci disse il testo. Non erano motivati, ma lโinvito e la promessa di una ricompensa allettante li sveglia dal loro torpore.
Uscรฌ di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Continua a uscire. Queste due uscite credo siano state le piรน difficoltose, visto lโorario. Lโazione di assumere lavoratori รจ la stessa, ma il testo non identifica chi siano queste persone: possiamo chiamarli gli anonimi, persone senza volto, senza nome, senza categoria sociale. E il vangelo non ci dice neppure la reazione di costoro: viene evidenziata solo lโazione di chi assume, รจ lui il centro di tutto lโepisodio, รจ lui il cuore di questa parabola. Un padre di famiglia che esce continuamente per diffondere nuove possibilitร , per riscattare vite e sollevarle dal vuoto e dal non senso di giornate vissute invano.
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Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lรฌ e disse loro: ยซPerchรฉ ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?ยป. Gli risposero: ยซPerchรฉ nessuno ci ha presi a giornataยป. Ed egli disse loro: ยซAndate anche voi nella vignaยป.
Gli oziosi. Alle cinque la giornata di lavoro รจ praticamente al termine, eppure esce ancora, e trova un gruppo di sfaccendati oziosi , e prima di assumerli li rimprovera, come se avesse a cuore la loro vita. Nessuna persona incontrata da questโuomo รจ per lui indifferente, ognuna trova accoglienza nella sua casa, ognuna trova nuova dignitร e valore, anche a fine giornata. Questโultimo gruppo avrebbe voluto lavorare ma, a quanto dicono, nessuno li ha assunti. Il padrone taglia corto e li manda nella vigna. Non promette loro che domani lavoreranno, ma li manda subito, anche se tardi, non puรฒ aspettare domani chi ha fame di pane e dignitร .
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: ยซChiama i lavoratori e daโ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primiยป.
Normalmente รจ di pensiero comune agire dal piรน al meno, dal piรน meritevole in giรน, da chi ha lavorato piรน ore (piรน merito) a chi ha lavorato unโora soltanto (meno merito), da chi si comporta bene a chi si comporta maleโฆ Qui invece il padre di famiglia opera una rivoluzione: certamente ha a cuore che il lavoro sia fatto bene e che la sua vigna produca buoni e tanti frutti, ma prima del fare cโรจ lโessere, prima del merito o demerito cโรจ la persona, la sua dignitร , la sua sacralitร : ognuno รจ stato pensato dalla mente di Dio, amato dal suo cuore, plasmato dalle sue mani. Salvando la persona, tutto sarร una conseguenza: la giusta paga, una bella soddisfazione per chi ha lavorato e torna, stanco ma sereno, alla propria casa, dai suoi cari.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di piรน. Ma anchโessi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, perรฒ, mormoravano contro il padrone dicendo: โQuesti ultimi hanno lavorato unโora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldoโ.
Unโaltra rivoluzione. Chi ha lavorato unโora percepisce lo stesso stipendio di chi ne ha lavorate otto: qualcosa non quadra, si sarร sbagliatoโฆ No, non si รจ sbagliato. Il capofamiglia ha concordato un denaro con ogni operaio, anche con quelli del tardo pomeriggio, a lui va bene cosรฌ. Non paga solo in base al lavoro svolto, ma investe nel futuro di quelle persone, cercando di portare pace nel loro passato, e un poโ di consolazione nel presente รจ la medicina giusta che agisce in entrambe le direzioni.
A qualcuno non sta bene. Ci sembra di sentire il coro degli indignati: non รจ giusto! Chi si lamenta declina sempre due verbi: pensarono e mormoravano. Il pensiero scava dentro di noi il bene e il male, plasma meraviglie o distrugge creando voragini. Conseguentemente la mormorazione รจ esternare e dare voce a quel pensiero distorto. Chi mormora non ha a cuore nรฉ la dignitร nรฉ la necessitร della persona, vede solo se stesso, vivendo la religione dellโegoismo, e incarnando lโegocentrismo come stile di vita.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: โAmico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a questโultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchรฉ io sono buono?
Amico? Non proprio. La risposta del padrone di casa e della vigna non si fa attendere. Lo chiama amico, ma il termine greco dร piรน luce alla scena, e lo traduce anche come compagno, colui che mangia con me il pane, che condivide con me qualcosa, ma lo fa esclusivamente per un interesse personale. Il termine si trova solo tre volte nel Nuovo Testamento, solo nel vangelo di Matteo: nella parabola che stiamo leggendo, indica chi mormora; durante il tradimento, Giuda viene cosรฌ chiamato, e nella parabola del banchetto di nozze, a chi non รจ rivestito dellโabito nuziale. In tutti e tre i casi, questo termine indica chi se ne approfitta.
Oltre a ricordare le clausole del contratto di assunzione, il padrone pone due domande, molto profonde: non posso fare quello che voglio? In altre parole: cosa vuoi da me? E poi, una domanda che รจ una risposta, come uno specchio per lโinterlocutore: sei invidioso perchรฉ io sono buono? Padrone รจ per definizione colui che ha potere su ciรฒ che possiede. Chi si lamenta vorrebbe gestire a suo piacimento dei beni altrui, ma ciรฒ, ovviamente non รจ nรฉ possibile, nรฉ corretto.
Lโinvidia non porta da nessuna parte, anzi sรฌ: porta alla rovina se stessi e gli altri. Il capofamiglia ha a cuore chiunque incontra, anche lโinvidioso riceve, oltre al salario, anche una giusta terapia e con due domande tenta di riportarlo in carreggiata.
Gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi.
Ecco qui, la rivoluzione รจ portata a compimento e viene espressa dal capofamiglia, che conclude la sua giornata e le sue scorribande in cerca di operai con questa formula. Il rovesciamento delle liste di attesa, e delle piramidi gerarchiche รจ sempre un momento delicato, ma necessario: solo cosรฌ facendo potremo vedere nellโaltro non un antagonista che sta prima o dopo di me, quindi qualcuno da superare e da schiacciare, ma un fratello, che come me, esattamente come me, ha estremo bisogno di dignitร , di rispetto, di amore.
Il capofamiglia si siede a tavola con i suoi, e avrร raccontato il contenuto di quella giornata. Tante altre famiglie condivideranno la gioia e lo stupore di chi sa andare oltre al giusto, al merito e al dovere, per incontrare il volto di chi mi รจ vicino.
Fonte: Sito Web

Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]
