p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 26 Agosto 2020

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Nella nostra riflessione sul vangelo di oggi, ci soffermiamo sulla figura del profeta a cui noi costruiamo i nostri monumenti a ricordo di chi non รจ stato accolto proprio dai nostri padri, vale a dire da noi. Il profeta รจ colui che, mentre รจ vivo, va ucciso comunque e non va ascoltato. A noi tocca fare dei monumenti o delle tavole rotonde sui profeti passati, pensando in tal modo di sganciarci dagli errori dei nostri padri. Monumenti e tavole rotonde che diventano, invece, motivo di condanna per noi.

Questa รจ la storia dei profeti. Il profeta รจ colui che dice La Parola di Dio sulla realtร  smascherando, in tal modo, la violenza della realtร  stessa. Il problema nasce dal fatto che nessuno di noi desidera riconoscere questa nostra violenza. Per questo abbiamo cosรฌ bisogno di attribuirla agli altri, che siano essi gente del passato come del presente. Gesรน smaschera questa violenza mostrando come prova il fatto che abbiamo bisogno di inneggiare a personaggi del passato per giustificare le uccisioni dei profeti di oggi.

รˆ forse il tempo di riconoscere che io, oggi, ammazzo il profeta. Forse in modo piรน subdolo, lasciandolo in vita, ma tappandogli la bocca riempiendo le nostre notizie, i nostri telegiornali, i nostri social, di parole del potente o del famoso o dellโ€™eletto di turno, di parole inutili, disumane e vuote. Siamo democratici non uccidiamo il nemico, semplicemente lo tacciamo evitando che le parole di vita e di profezia possano giungere ancora ai nostri orecchi.

รˆ tempo di riconoscere che in noi cโ€™รจ il non volere ascoltare la veritร , se non vogliamo continuare ad essere sepolcri imbiancati. Riconoscere la mia violenza contro il profeta e dunque contro la veritร , รจ passo di sapienza divina a cui siamo chiamati. La mia smania di dovermi giustificare ad ogni costo depone a mia condanna. I profeti sono qui, in mezzo a noi, per farmi riflettere su quanto sta capitando ora.

Noi siamo questa generazione a cui viene chiesto il sangue dei propri padri. Noi abbiamo sulle spalle il cumulo di ingiustizia delle generazioni passate. Continuiamo la via dellโ€™ingiustizia fino a quando non ci decidiamo a scoprire il nostro gioco malefico che condanna il passato per passare sotto silenzio il male dellโ€™oggi.

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Oggi vediamo che รจ colma la misura della violenza, dellโ€™ingiustizia, dellโ€™ipocrisia? รˆ piรน facile pentirci della nostra storia passata piuttosto che della nostra storia di oggi. Siamo piรน propensi ad ammettere le colpe dei nostri padri, magari coperte dalla scusa che โ€œera la situazione storicaโ€, piuttosto che riconoscere le mie colpe oggi. Questo modo di essere oggi socialmente accettato e riconosciuto come atteggiamento di apertura verso lโ€™alteritร  sia personale, che culturale che sociale, spesso รจ un buon modo di darci una imbiancatura, di dimostrarci piรน accettabili di quello che siamo.

รˆ una modalitร  che ci permette di apparire giusti davanti agli altri, cosa che non fa mai male, ma soprattutto, questo sรฌ che fa male, non ci permette di scorgere la trave che cโ€™รจ nel mio occhio chiamandola per nome. Ne consegue che il mio marciume e i miei scheletri negli armadi non posso prenderli in mano, non posso dargli un nome, non posso vederli. Si arriva al punto che il puzzo รจ talmente alto che non se ne puรฒ piรน.

Con il pentitismo sulle crociate, sullโ€™inquisizione, sulle streghe, su Galileo e chi piรน ne ha piรน ne metta, mascheriamo i peccati di oggi continuando la stessa storia di violenza dei nostri padri. Allora io non cโ€™ero, ma oggi ci sono. Lโ€™alibi sono quei buoni sentimenti che poco hanno a che fare con una vita vera e piena.

Guardiamo dunque al peccato di ieri per tralasciare lโ€™oggi. Lโ€™impeccabilitร  con cui ci guardiamo allo specchio e che รจ la maschera con cui ci presentiamo, รจ la nostra ipocrisia che nasconde il peccato. Quel peccato che รจ la ricerca di autogiustificazione, che ignora lโ€™amore e genera ogni malvagitร  sotto lโ€™apparenza di bene.

I santi noi li facciamo dopo che sono morti. รˆ unโ€™azione di prudenza, si dice. Ma รจ unโ€™azione di prudenza che spesso nasconde la non accettazione degli stessi e, soprattutto, di ciรฒ che gli stessi ci comunicano e ci testimoniano.

Detto in altre parole: fino a quando io non capisco, qui e ora, che io faccio ciรฒ che rimprovero agli altri, continuo a fare come loro, portando a compimento ciรฒ che loro hanno iniziato.

Testimoniamo di essere figli dei nostri padri e portiamo a compimento la misura dei nostri padri. Non possiamo, allora, non cogliere lโ€™invito del Signore a guardare la trave che cโ€™รจ nel nostro occhio non prendendocela piรน, magari con pentitismi opportunamente messi in campo al momento giusto, con gli errori altrui sia del passato come dellโ€™oggi.


AUTORE: p. Giovanni Nicoliย 
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