Gli scribi sono quelli che sanno, i farisei quelli che fanno. Intorno a queste due categorie di vita gira molto del nostro, sia sociale che religioso. Sono due categorie che, normalmente, noi usiamo per condannare e per squalificare il prossimo. Taci tu, che non sai! Diceva spesso un confratello scriba. Cosa vuoi che venga di buono dal sud o dallโAfrica, non hanno voglia di fare niente; non sono come noi che lavoriamo come asini. Quanto spesso sentiamo queste due affermazioni girare fra di noi?
Questo รจ un fare e un sapere ipocrita. Il fare e il sapere in sรฉ sono cose buone, ma quando il sapere e il fare hanno come fine il nascondere la realtร , anzichรจ esprimerla, squalificano la realtร stessa. Questo avviene perchรฉ lo scopo รจ lโapparire intelligenti e buoni, non lโamore. Vi รจ un sapere e un fare che sono espressione di amore e che aprono al Regno; vi รจ un sapere e un fare che sono tuttโaltro che amore, e che chiudono al regno.
Se il fariseismo e lo scribismo, il fare e il sapere non per servire ma per dominare e gestire, sono ciรฒ che muovono le nostre scelte, allora anche la Parola รจ sub judice. A me pare che spesso la Parola per noi scribi e farisei, sostituisca Dio Padre stesso. Ci interessa di piรน lโinterpretazione della Parola e lโuso che ne facciamo, che non la relazione col Padre. Cadiamo facilmente nellโuso della Parola per manifestare la nostra sapienza e lโuso della stessa per mostrare il nostro darci daffare bene, da buoni cristiani.
Quando la Parola sostituisce Dio che parla e al quale siamo chiamati a rispondere, allora la Parola non รจ piรน una persona in mezzo a noi, ma diventa un idolo che utilizziamo per la nostra bella faccia.
Lungo i secoli cambia lโuso della Parola e cambia quello a cui diamo importanza. A volte si idolatrizza un aspetto, altre volte un altro, ma lo scopo non cambia: potere avere potere sullโaltro. Mentre invece ciรฒ che รจ essenziale ed importante rimane la giustizia, la misericordia e la fedeltร .
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La Parola non puรฒ sostituire Dio, anche quando ha la lettera maiuscola. La Parola o รจ luce per i nostri passi e si presenta a noi come Gesรน incarnato, oppure รจ un pio esercizio da biblisti o da gente buona che non porta a Dio ma risulta centrata su noi stessi.
Ciรฒ che muove non puรฒ essere il legalismo e neppure il ritualismo, non puรฒ essere la perfetta interpretazione della Parola e il suo utilizzo in un quadro teologico perfetto. O ciรฒ che muove, e non รจ mai cosa da dare per scontata, รจ lโamore del Padre e dei fratelli sopra tutto e sopra tutti, oppure noi stiamo usando la Parola per ben altri scopi.
Cosรฌ il dettaglio diventa lโoggetto dellโossessione rituale, come le rubriche del messale o come lโappartenenza ad una parrocchia o a una diocesi, al clero diocesano o ad una comunitร religiosa. Sembra che ci interessi di piรน una coazione meccanica a fare e ripetere che non la vita stessa. Coazione che porta solo allโuccisione dellโaltro e al suicidio di noi stessi.
In questo caso si evidenzia come tutto sembra ridotto ad un tentativo di rapire gloria cadendo schiavi di ogni bisogno e di ogni passione. Il sogno muore, il desiderio si atrofizza, lโamore liberante non lo si conosce e riconosce piรน.
Il Signore, mentre ci dice guai a voi, evidenzia come ciรฒ che conta รจ il cuore puro che vede Dio e vive dellโamore del Padre diventando come Lui: misericordioso verso ogni miseria.
AUTORE: p. Giovanni Nicoliย
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