Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 23 Agosto 2020

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La potenza del Vangelo odierno รจ cosรฌ deflagrante ed imperiosa, tale da essere certamente impressa nella mente di ogni fedele.
Chi, infatti, non conosce a memoria la pericope di questa domenica, cosรฌ debordante di ardore e di fervore?
Ebbene, tale estratto matteano sprigiona palesemente una carica di robusta esaltazione, e trasfonde unโ€™emozione di roccioso vigore. Dinanzi alla lettura di questi versetti, viene istintiva la voglia di aumentare la portata del tono della voce, fin quasi a gridare di trionfo e di gloria.
Tuttavia queste righe, attentamente osservate e contemplate, possono anche condurci ad unโ€™altra sfumatura: esse, invero, sono chiaramente un proclama amoroso; uno scambio di effusioni amorose; una vera e propria dichiarazione vicendevole dโ€™amore tra il Signore e lโ€™uomo.

Certo, ยซamoreยป e ยซesaltazione/gloriaยป sono concetti molto vicini: difatti, la partecipazione allโ€™amore รจ unโ€™emozione, una sensazione, che sprigiona un veemente trasporto.
Nondimeno lโ€™amore รจ un rischio, รจ un rischiare, poichรฉ se lโ€™amore non รจ corrisposto, piuttosto che slancio e ardore, diviene una devastazione.
Ma qual รจ il momento, ovvero lโ€™atto, in cui lโ€™amore accetta di correre questo rischio?
Esattamente quando, rivolgendosi alla parte amata, la parte amante pone la domanda dโ€™amore: ยซMi ami?ยป.

Semplificando questo attimo, questo decisivo istante, in cui lโ€™amore si gioca tutto, usualmente le due parti sono cosรฌ specificate: quella che domanda viene considerata ยซparte deboleยป, poichรฉ nel suo atto di domandare manifesta il bisogno di certezze e di conferme; quella che รจ chiamata a rispondere รจ definita ยซparte forteยป, la quale, lasciando trapelare consapevolezza e dominio sulla circostanza (proprio in virtรน del fatto che non ha posto la ยซdomanda dโ€™amoreยป), manifesta (apparentemente) di non aver bisogno di assicurazioni di sorta, assurgendo quasi ad arbitro granitico della vicenda.
Orbene, facendo salvo questo banale schema (come puรฒ, infatti, lโ€™ordinarietร  di una schematizzazione descrivere la straordinarietร  della vicenda dโ€™amore?), in quale personaggio del Vangelo odierno si incarna la ยซparte deboleยป? Ovvero: chi รจ il soggetto che ยซdomandaยป?

ยซGesรน, giunto nella regione di Cesarรจa di Filippo, domandรฒ ai suoi discepoli: โ€œLa gente, chi dice che sia il Figlio dellโ€™uomo?โ€ยป (Mt 16, 13).

Non meravigliamoci di questo.
Invero il Signore, onnipotente, onnisciente, eterno (e chi piรน ne ha, piรน ne metta), ha un punto debole: ci ama perdutamente; ama perdutamente lโ€™uomo; e il suo amore รจ folle e viscerale (Cf. Dt 4, 24: ยซ[โ€ฆ] perchรฉ il Signore, tuo Dio, รจ fuoco divoratore, un Dio gelosoยป).
A tal proposito, cosรฌ come รจ proprio della nostra rubrica, andiamo al greco originale del testo del Vangelo secondo Matteo.

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ย 

Il verbo evidenziato nel versetto appena citato, nel greco originale รจ erotรกo, e significa propriamente ยซdomandareยป.
La lingua greca ha numerosi termini per esprimere il ยซdomandareยป, ma in tale episodio evangelico รจ stato usato propriamente erotรกo. E nel Vangelo, come ben sappiamo, ogni dettaglio รจ pregno; ogni ยซiotaยป รจ Parola di Dio.
Ebbene, nel verbo erotรกo รจ fortemente presente un nome assai conosciuto, e molto abusato, nella nostra societร : รฉros, ovvero ยซamore/passioneยป.
Il sostantivo รฉros, invero, ha il suo verbo di riferimento in erรกo, che vale esattamente ยซamare appassionatamenteยป, ma anche e specificamente ยซdesiderare vivamente/bramareยป.
Ma non รจ forse vero che quando si ama, si desidera, si brama follemente qualcosa/qualcuno, questo qualcosa/qualcuno รจ lโ€™oggetto di una continua e incessante ricerca, ovvero ยซdomandaยป? โ€“ยซricercaยป รจ pienamente sinonimo di ยซdomandaยป, poichรฉ tanto la prima quanto la seconda tendono ad ottenere risposta.
Difatti come la ยซbramaยป รจ di per sรฉ ยซdomandaยป; come il ยซdesiderioยป รจ ยซdomandaยป, ecco che lโ€™ยซamoreยป (รฉros) รจ propriamente ยซdomandaยป (erotรกo).
Da notare, poi, come anche lโ€™analisi tecnica del verbo italiano ยซdomandareยป riconduca ad ยซamoreยป, e precisamente ad ยซamore passionaleยป (รฉros).
Il termine ยซdomandareยป, infatti, viene dal latino de-mando, dove la preposizione de indica moto da luogo, mentre il nucleo verbale vero e proprio, ovvero mando (composto dal latino manus + dare), vale ยซaffidare/consegnareยป. Letteralmente ยซdomandareยป sarebbe da rendere in tal maniera: ยซcon la mano io do (qualcosa) da me (a te)ยป, ovvero ยซtrasmetto una mia richiesta/esigenzaยป; ma il senso che esprime รจ anche un vero e proprio ยซconsegnare/consegnarmiยป. Non รจ forse vero che lโ€™ ยซamore passionaleยป ha quale suo sinonimo il termine ยซtrasportoยป?
Interessante rilevare, poi, come il sostantivo italiano ยซamoreยป (dal latino amor) abbia la sua radice dal verbo greco mรกoย che intende esattamente ยซagognareยป, ed ยซagognareยป altro non รจ se non un ยซdomandare/chiedere con passione e smaniaยป.

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Sito archeologico di Cesarea di Filippo

Ebbene, al cospetto del poderoso estratto evangelico matteano proposto questโ€™oggi dalla Liturgia, circa il quale ci viene quasi automatico porci in atteggiamento di soccombenza, fin quasi di prostrazione timorosa, dinanzi alla ยซtrasfigurazione per verbaยป di Gesรน (Cf. D. ALIGHIERI, Divina Commedia, Paradiso I, 70-71: ยซTrasumanar significar per verba non si poriaยป. Nel caso di Pietro, invece, possiamo ben dire che ยซsi poriaยป, nel senso che nelle parole di Pietro, il Padre rende manifesta la persona del Figlio nella sua piena natura; tra lโ€™altro la pericope di oggi precede esattamente proprio la Trasfigurazione di Gesรน sul Monte Tabor. Da notare, inoltre, molto celermente, in quanto sarebbe necessario un approfondimento puntuale, come questa celeberrima ยซprofessione di Pietroยป materialmente sia in bocca a costui, ma propriamente provenga dal Padre [Cf. Mt 16, 17]. Di ciรฒ dato atto, ecco che alla domanda di amore che il Signore pone allโ€™uomo, non รจ lโ€™uomo che visceralmente risponde, ma sostanzialmente il Padre. Tanto รจ vero che alcuni versetti dopo Pietro viene chiamato ยซSatanaยป [Cf. Mt 16, 23]; tanto รจ vero che in Mt 16, 20 Gesรน ordina espressamente ยซdi non dire ad alcuno che egli era il Cristoยป, ovvero il Signore conosce che senza lโ€™ispirazione e il coraggio effuso dal Padre, lโ€™uomo fraintende, rinnega, si vergogna.
Se volessimo ridurre la pericope di oggi a pochi scambi di battute, essa si potrebbe rendere come segue.

ย 

Gesรน domanda ai discepoli: ยซGli uomini mi amano?ยป. [Cf. Mt 16, 13]
Essi risposero: ยซTi vogliono bene; ti apprezzano; sei loro simpatico; ti stimanoยป. [Cf. Mt 16, 14]
E Gesรน continua: ยซE voi mi amate?ยป. [Cf. Mt 16, 15]
Pietro, ispirato ed incoraggiato dal Padre, risponde: ยซTi amoยป [Cf. Mt 16, 16].
E Gesรน conclude: ยซTi amo infinitamente anche ioยป. [Cf. Mt 16, 17-19]

Anche a noi serve che sia il Padre ad ispirarci la risposta?), proprio Gesรน stesso, invece, รจ Colui che, docilmente e impercettibilmente, tra le pieghe nascoste di un comunissimo verbo, assume il ruolo e la posizione piรน bassa, piรน infima (Allรกh hu Asgรกr); รจ Colui che incarna umilmente la ยซparte deboleยป di quel rapporto di amore folle e viscerale che Dio desidera, con bramosia, allacciare con lโ€™uomo; รจ Colui che ยซdomandaยป, pur essendo Egli la Risposta; รจ Colui che ยซagogna amoreยป, fin quasi a mendicarlo, pur essendo Egli lโ€™Amore.

Fonte

Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/


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