don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 19 Agosto 2020

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Vangelo da Dio, non da uomini. Cosรฌ verrebbe spontaneo obiettare a una pagina come quella che la liturgia odierna consegna al nostro andare.

La prima reazione รจ appunto lo sconcerto. Non solo quello dei servi della prima ora: โ€œQuesti ultimi hanno lavorato unโ€™ora soltanto e li hai trattati come noiโ€. Ma anche il nostro sconcerto: non รจ giusto pagare allo stesso modo chi ha lavorato unโ€™ora soltanto.

Se Dio fosse ovvio e se il nostro modo di pensare fosse il suo perchรฉ venire di nuovo ad ascoltare le parole del Libro santo? Sarebbero sufficienti i nostri pensieri e i nostri libri. Lโ€™ovvietร  avrebbe voluto che il padrone dicesse: bene, un denaro ai primi, e poi via via a scalare. Questo รจ ciรฒ che รจ ovvio. Ma noi siamo qui non per sentire cose ovvie, ma cose vere.

Allora, anzitutto, non attenuiamo lo sconcerto ma stiamoci a contatto. E cosa scopriamo? Che la parabola non intende perseguire i binari della giustizia umana ma segnalare una logica diversa, quella di Dio. Guai allora a voler riportareย continuamenteย Dio nei nostri binari. La logica di Dio va oltre, non nel senso che รจ contro la giustizia, ma non si lascia imprigionare negli abiti angusti della nostra giustizia, basata sul criterio della proporzionalitร .

Gli operai della prima ora si lamentano non per la loro pagaย  scarsa ma per ciรฒ che era toccato agli altri. La vita racchiusa nella rigida connessione lavoro-denaro. Dio รจ oltre questo orizzonte della vita impoverito perchรฉ abitato da unโ€™altra anima, quella della sproporzione. Lโ€™amore รจ eccessivo, รจ sproporzione, se no non รจ amore. Al piรน รจ un contratto che รจ basato appunto sulla logica della proporzione: a tanto, tanto.

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Dio รจ oltre il contratto. E noi conosciamo il Dio di Gesรน Cristo solo nellโ€™oltre della bontร , della gratuitร , della sproporzione dellโ€™amore. Se rimaniamo al di qua, nella rigida proporzionalitร , conosciamo un nostro Dio, ma costruito a nostra immagine e somiglianza.

La vita cristiana non si riduce ad una sorta di scambio commerciale, di conteggio dei meriti e demeriti, ma si fonda su un Dio che ci ha usato grazia, misericordia. Quanto il padrone fa nei confronti di quelli dellโ€™ultima ora, dovrebbe ricordare ai primi che lโ€™averli invitati a lavorare nella sua vigna รจ un segno del suo amore e della sua attenzione anche verso di loro, perchรฉ altrimenti sarebbero rimasti disoccupati. โ€œApri il nostro cuoreโ€ฆ perchรฉ comprendiamo lโ€™impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattinoโ€, cosรฌ ci fa pregare la liturgia.

E allora non impoveriamo Dio. Non impoveriamolo della imprevedibilitร  del suo amore, ma invece incantiamoci a contemplare la sua sproporzione, il suo eccesso nellโ€™amare anche me che, poco o tanto, appartengo anchโ€™io alla categoria degli operai dellโ€™undicesima ora. E fortunatamente Dio con me non usa il criterio della proporzionalitร .

Se questo รจ vero, non posso non gioire del fatto che nessuno รจ escluso, nessuno รจ confinato nellโ€™angoscia di sentirsi inutile, gioire nel vedere che il bene si va dilatando.

Se Dio รจ cosรฌ con me, io sono chiamato a essere come lui: come il Padre vostro che รจ nei cieli. Questa รจ la vita cristiana. Essere come il Padre. Avere il suo sguardo, il suo modo di vedere le cose. Ho gli occhi di Dio se so godere ogni volta che a un fratello, a un amico, a un collega รจ riconosciuta la mia stessa dignitร .

Non posso allora non chiedermi: io che immagine rimando? Sono lโ€™uomo della rigida proporzione? Ci sono nella mia vita i segni dellโ€™eccesso, della sproporzione dellโ€™amore? Riesco ad andare oltre? O mi ritrovo a lamentarmi per quello che ricevono gli altri?

I servi della prima ora si lamentano perchรฉ gli altri sono stati fatti uguali a loro, come se il valore di quello che hanno tra le mani dipendesse dal fatto che gli altri non ce lโ€™hanno. Lโ€™invidia da parte degli altri diventa il criterio per comprendere che valgo qualcosa ai loro occhi. Ben misero, un simile modo di vedere. Alla fine รจ un problema di fraternitร : โ€œoppure tu sei invidioso, perchรฉ io sono buono?โ€. Lโ€™annullamento delle distanze, dei gradi di merito provoca disagio. Lโ€™interrogativo del padrone lascia la parabola sospesa, in attesa di risposta. Guai, perรฒ, a dimenticare che, nella vita di fede, la ricompensa รจ sempre gratuita, mai meritata.


AUTORE: don Antonio Savone
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