Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 14 Giugno 2020

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Un cibo donato che si fa vita

Questa festa celebra la memoria del corpo e del sangue del Signore, cioรจ del corpo donato, del corpo consegnato di Gesรน per la vita degli uomini. Le parole di Gesรน: โ€œIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrร  in eternoโ€ (Gv 6,51) indicano anzitutto Gesรน come colui che rivela il Padre e che dร  la vita al mondo con la sua stessa vita, con lโ€™interpretazione della vita umana che egli ha mostrato nella sua concreta esistenza. Il โ€œmangiare meโ€ (cf. Gv 6,57), il โ€œmangiare la mia carne e bere il mio sangueโ€ (cf. Gv 6,53.54.56) rinviano il discepolo allโ€™operazione spirituale di assimilare nella propria vita la vita di Cristo. Di questa operazione fa parte la fede, il credere, fa parte lโ€™ascolto della parola delle Scritture, fa parte la prassi, il fare concretamente la volontร  del Padre. Non vi fa parte solo la manducazione eucaristica. La vita umana di Gesรน (la sua carne e il suo sangue), come testimoniata nei vangeli, รจ il cibo di cui ogni credente รจ chiamato a nutrirsi affinchรฉ la vita di Gesรน viva concretamente in lui. La chiesa รจ il luogo in cui la concreta umanitร  di ogni credente (la sua carne e il suo sangue) รจ chiamata a conformarsi allโ€™umanitร  di Gesรน, alla sua vita. Affinchรฉ sia vero che una sola vita, unโ€™unica vita lega il Signore e il suo discepolo. Lรฌ la chiesa si manifesta come luogo dellโ€™alleanza tra il Signore e il credente.

ย Ma la pagina evangelica ha molto da dirci anche in riferimento al mistero eucaristico. โ€œChi mangia me, anchโ€™egli vivrร  per mezzo di meโ€: cosรฌ suona letteralmente la seconda parte del versetto 57 di Gv 6. Il testo, che fa parte della sezione โ€œeucaristicaโ€ (6,51c-58) del discorso sul pane di vita (6,26-71), รจ realistico fino alla durezza. Come intendere questa โ€œdurezzaโ€ eucaristica? Il realismo eucaristico, nella tradizione cattolica dallโ€™epoca della Controriforma fino quasi ai nostri giorni, si รจ concentrato sulla presenza reale di Cristo in ciรฒ che viene mangiato, mentre ha smaterializzato il โ€œciboโ€ da mangiare e de-corporeizzato la manducazione. Io penso che la nostra espressione richieda piuttosto, in primo luogo, una riflessione sullโ€™atto del mangiare, sul senso simbolico e antropologico del mangiare. Come ha scritto Pierre Benoit: โ€œNellโ€™Eucaristia รจ il corpo stesso di Cristo che, nella sua pienezza di fonte di grazia, viene a noi; e non รจ attraverso un contatto piรน o meno superficiale ed effimero, ma attraverso il modo piรน intimo e duraturo possibile: lโ€™assimilazione di un alimentoโ€. Tra lโ€™altro, il verbo greco usato qui da Giovanni per โ€œmangiareโ€ รจ trรณgo, che alcuni traducono letteralmente โ€œmasticareโ€. Abbiamo cioรจ un riferimento allโ€™attivitร  di masticazione essenziale allโ€™atto di mangiare e che implica la trasformazione del cibo tramite la distruzione delle forme solide per renderle digeribili e assimilabili. Per questa via possiamo recuperare il realismo del testo giovanneo e renderlo eloquente oggi, reagendo anche a quella tendenza verificatasi nella tradizione cattolica che ha spiritualizzato il pane eucaristico riducendolo a esilissima ostia che non doveva essere masticata, toccata dai denti del comunicante e ricevuta sulle sue mani, e che ha tralasciato la comunione al calice, al bere quel vino, simbolo del sangue di Cristo, che Gesรน, secondo le redazioni di Mt e Mc dellโ€™istituzione eucaristica, aveva chiesto che โ€œtuttiโ€ bevessero (Mt 26,27; Mc 14,23).

Per lโ€™uomo il mangiare รจ atto primordiale e riconoscimento iniziale del mondo. Il suo legame con la vita รจ essenziale da quando il bambino รจ feto nel ventre materno fino alla morte. Lโ€™atto di mangiare รจ rinvio allโ€™attivitร  culturale dellโ€™uomo: implica il lavoro, la preparazione del cibo, la socialitร , la convivialitร . Infatti, lโ€™uomo mangia insieme con altri e il mangiare รจ connesso a una tavola, luogo primordiale di creazione di amicizia, fraternitร , alleanza e societร . A tavola non si condivide solo il cibo, ma si scambiano anche parole e discorsi nutrendo cosรฌ le relazioni, ovvero ciรฒ che dร  senso alla vita sostentata dal cibo. Il mangiare implica dunque anche la creazione culturale piรน straordinaria: il linguaggio. Legato comโ€™รจ allโ€™oralitร  e al desiderio, lโ€™atto di mangiare investe la sfera affettiva ed emozionale dellโ€™uomo. รˆ dunque un simbolo antropologico di pregnanza unica che coglie lโ€™essere umano nelle sue profonditร  piรน intime e nascoste e lo situa nel legame con la terra, con il cosmo, con la polis, con la societร , con il mondo. Non esiste per lโ€™uomo un assenso piรน totale a tutto ciรฒ che lo circonda dellโ€™atto di mangiare. รˆ il modo umano di dire il proprio sรฌ, perchรฉ รจ nello stesso tempo il sรฌ del corpo e dellโ€™animaโ€ฆ Ogni boccone di pane รจ in qualche modo un boccone di mondo che accettiamo di mangiare: mangiando, infatti, noi assimiliamo il mondo in noi e lo trasformiamo. Il mangiare inoltre ricorda allโ€™uomo la sua caducitร , il suo essere mortale: si mangia per vivere, ma il mangiare non riesce a farci sfuggire alla morte. Dicendo โ€œChi mangia meโ€ Gesรน raggiunge dunque lโ€™uomo nella sua dimensione corporea, nella sua quotidianitร  e nel suo bisogno universale, essenziale per vivere, che รจ il mangiare.

Ora perรฒ occorre passare dal piano antropologico a quello teologico, e questo attraverso la considerazione della frase giovannea alla luce del contesto dellโ€™intero v. 57 e di tutto il discorso sul pane di vita. Dice Gv 6,57: โ€œCome il Padre, che รจ vivente, ha inviato me e io vivo grazie (diร : per mezzo) al Padre, cosรฌ colui che mangia me, vivrร  anchโ€™egli grazie (diร : per mezzo) a meโ€. Il โ€œmangiare meโ€ รจ posto in linea di continuitร  con lโ€™invio del Figlio da parte del Padre: รจ lโ€™atto estremo a cui giunge lโ€™obbedienza del Figlio nei confronti del Padre, รจ lโ€™esito ultimo della missione ricevuta dal Padre, รจ il culmine kenotico dellโ€™evento trinitario della rivelazione e comunicazione divine allโ€™uomo. Dal piano antropologico del โ€œmangianteโ€ risaliamo cosรฌ al piano teologico del โ€œmeโ€ che si dona come cibo allโ€™uomo. Il โ€œmangiare meโ€ รจ allora lโ€™espressione piรน radicale dellโ€™amore di Cristo e di Dio per lโ€™umanitร . Questo mangiare รจ reso possibile dal dono che il Padre, nel suo amore per lโ€™umanitร  (3,16), fa del Figlio inviandolo nel mondo perchรฉ gli uomini abbiano la vita in abbondanza (10,10) e che il Figlio liberamente fa di sรฉ, per amore dellโ€™umanitร  (10,11.18; 15,13). Ciรฒ che รจ fondamentale in questo โ€œmangiareโ€ รจ dunque il dono che ne รจ allโ€™origine: questo โ€œciboโ€, infatti, non viene dallโ€™uomo, ma sgorga dallโ€™amore di Dio per lโ€™uomo e tende alla comunicazione dellโ€™amore in cui consiste la vera vita. Per la Bibbia, lโ€™alimento รจ come il sacramentum elementare mediante il quale lโ€™amore di Dio raggiunge lโ€™uomo: questi riceve la creazione dal Creatore e gliene rende il contraccambio benedicendolo. La comunitร  conviviale, espressa dal segno della frazione del pane, sgorga dunque dallโ€™amore, ma per la mediazione dei beni della creazione.

Ora, secondo il discorso sul pane di vita in Gv 6 Gesรน รจ il pane di vita in un duplice senso: in quanto Parola di Dio fatta carne, Lรณgos che rivela perfettamente il Padre, e in quanto cibo e bevanda eucaristici. Questo significa che il โ€œmangiare meโ€ non puรฒ essere scisso, dal punto di vista del โ€œmangianteโ€, dal โ€œvenire a Gesรน โ€ (6,35.37.44.45), ovvero dal โ€œcredere in Luiโ€ (6,29.36.40.47). Il parallelismo tra credere e mangiare รจ significativo: โ€œQuesta รจ la volontร  del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, e io lo risusciterรฒ nellโ€™ultimo giornoโ€ (6,40); โ€œChi crede ha la vita eternaโ€ (6,47); โ€œChi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nellโ€™ultimo giornoโ€ (6,54); โ€œChi mangia questo pane vivrร  in eternoโ€ (6,58). Al credere e al mangiare potremmo aggiungere lโ€™ascolto e lโ€™accoglienza della parola della vita, della parola in cui รจ la vita (1,4), che consentono ai credenti di essere generati a vita nuova, a figli di Dio (1,12-13). Dirร  Gesรน: โ€œChi ascolta la mia parola โ€ฆ ha la vita eternaโ€ (5,24). In questo modo, la frase โ€œChi mangia me, anchโ€™egli vivrร  per mezzo di meโ€ (6,57) esprime non solo il culmine della donazione e della comunicazione di Dio allโ€™uomo in Cristo, ma anche il momento piรน completo e realistico della comunicazione dellโ€™uomo con Dio tramite Cristo.

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La vita eterna promessa a chi assimila la vita di Cristo (cf. Gv 6,51.54.58), in realtร  inizia giร  qui e ora per il credente. Si tratta di integrare la morte nella vita facendo della vita un atto di donazione di sรฉ, un atto di amore sulle tracce di Gesรน (cf. Gv 13,34). Come atto di amore รจ quello per cui Gesรน si dona come cibo e bevanda agli uomini. Come atto di amore รจ la morte di Gesรน, amore che รจ allโ€™origine della resurrezione e della promessa della vita per sempre con il Signore nel Regno. Vita di Dio e vita dellโ€™uomo si incontrano nellโ€™amore, nellโ€™agape, cibo che veramente nutre lโ€™uomo e realtร  che costituisce la vita di Dio: โ€œDio รจ amoreโ€ (1Gv 4,8.16). Lโ€™Eucaristia รจ il sacramento della caritร , dellโ€™agape, in cui il dono di Dio agli uomini รจ la piena narrazione del suo amore per loro e la fonte del loro amarsi come Cristo li ha amati. La comunitร  che nasce dallโ€™Eucaristia รจ costituita dallโ€™insieme dei โ€œdonantiโ€, dei โ€œcapaci di donoโ€ perchรฉ essi stessi โ€œdestinatari di donoโ€, in un circuito di donazione che ha la sua origine nellโ€™alto, da Dio; รจ formata da โ€œcoloro che amanoโ€ (โ€œAmatevi gli uni gli altriโ€: Gv 13,34) in quanto essi stessi โ€œamatiโ€ (โ€œcome io ho amato voiโ€: Gv 13,34).

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose


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