p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 3 Giugno 2020

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Dopo i capi dei sacerdoti, i farisei e gli erodiani, si affacciano alla finestra della disputa i sadducei. Erano grossi proprietari terrieri appartenenti in gran parte allโ€™aristocrazia sacerdotale piรน conservatrice. Erano un gruppo in opposizione ai farisei. Accettavano come normativi solo i primi cinque libri della Bibbia. Di conseguenza non credevano alla risurrezione dei morti che nella Bibbia appare affermata solo a partire dai profeti.

Il punto centrale della disputa รจ la visione di vita che i sadducei avevano in contraddizione con quella che aveva Gesรน. I sadducei erano fermi alla legge del levirato che metteva al centro della vita la discendenza che un uomo acquistava grazie ai figli. Per Gesรน il centro della vita non sta nella potenza, tanto meno nella potenza della discendenza, centro della vita per Gesรน รจ la vita stessa.

Quale discendenza aveva poi avuto Abramo, il benedetto per fede, per credere al Dio dei vivi? Ha avuto un figlio unico quando giร  era vecchio. Eppure aveva creduto fino alla fine allโ€™adempimento della promessa di vita che Dio aveva fatto a lui.

La storiella raccontata dai sadducei ha lo scopo di mostrare che la fede nella risurrezione conduce a conseguenze assurde. La risposta di Gesรน non mette al centro della vita la legge del levirato ma la supremazia del Dio della vita su ogni angolo della terra e dellโ€™esistenza. La vita terrestre e la vita futura รจ essenzialmente diversa, lo vediamo fin da ora. Vivere convinti che esista solo ciรฒ che vediamo รจ vivere con gli occhi della mente e del cuore: chiusi al futuro, chiusi alla vita, chiusi ad ogni speranza e cambiamento, chiusi al mistero.

La questione centrale รจ dunque la questione della risurrezione. Dio รจ il Dio dei viventi, รจ il Dio di una vita senza fine. Se Dio รจ amore, e lo รจ, non sarebbe piรน amore se il suo amore avesse fine: sarebbe un Dio morto, un Dio dei morti. Se Dio รจ amore allora il suo amore infinito non puรฒ che concretarsi nella vita eterna, nella vita senza fine. Forte come lโ€™amore รจ la morte, ci dice il Cantico dei Cantici. รˆ proprio questo in questione. La morte non รจ la fine di tutto ma lโ€™apice dellโ€™amore perchรฉ apre alla vita nuova.

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Per il discepolo, la cui vita รจ Cristo, la stessa morte, ci dice Paolo (Fil 2, 21), diventa un guadagno. Mediante la morte infatti saremo sempre con Cristo e abiteremo presso di lui. Questo abitare con Cristo ed essere con Lui, tanto che non sono piรน io che vivo ma รจ Cristo che vive in me (Gal 2,20), รจ vita fin da ora. La morte non รจ questione solo finale, la morte รจ questione quotidiana come รจ questione quotidiana la risurrezione.

Continuamente siamo chiamati a morire non solo perchรฉ invecchiamo e le forze vengono meno, ma anche e soprattutto perchรฉ la morte a ciรฒ che nella vita รจ male e dunque mortifero, รจ questione di tutti i giorni. Come รจ questione di tutti i giorni la chiamata a risorgere a vita nuova, a vita piรน piena.

Gesรน dice che Lui รจ la risurrezione e la vita. Chi crede in Lui e osserva la sua Parola, vive giร  in Lui ed รจ giร  nel mondo dei risorti. Il mistero sul mondo futuro, aperto dalla risurrezione, rimane aperto. Ma rimane aperto perchรฉ la risurrezione si opera giร  su questa terra nella vita del discepolo che si pone alla sequela del Maestro. Non viviamo per conquistarci il paradiso, viviamo il paradiso in terra, anche se spesso riusciamo a ridurlo ad inferno, per vivere di conseguenza il paradiso nel domani.

La risurrezione รจ il centro della rivelazione di Dio Padre a noi. Senza di essa tutto sarebbe vano. Se non crediamo nella risurrezione tutto ciรฒ che viviamo come cristiani, dogmi e sacramenti compresi, sarebbe cosa vana, sarebbe fede vana, ci dice Paolo (1 Cor 15, 14). A questo noi crediamo, grazie a questo noi viviamo. La risurrezione per noi รจ motivo di ripartenza ogni giorno, perchรฉ ogni giorno siamo chiamati a risorgere.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
FONTE: Scuola Apostolica
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