p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 10 Maggio 2020

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Quando una persona a cui siamo legati si separa da noi, sentiamo come una corda che si spezza e abbiamo la sensazione di precipitare nel vuoto. Gridiamo affinchรฉ qualcuno ci senta e possa riannodare quella corda.

La separazione da chi amiamo รจ accompagnata da emozioni che ci fanno sentire lโ€™as-senza: ci sentiamo senza qualcuno. Ci portiamo dentro un vuoto che nessuno puรฒ colmare. รˆ inutile provare a riempirlo: il vuoto cโ€™รจ.

Nel tempo della separazione veniamo fuori per quello che siamo. รˆ lรฌ che emerge come abbiamo vissuto quel legame. รˆ lรฌ che si vede quanto abbiamo amato. รˆ lรฌ che emergono le nostre paure, quelle che fino ad allora siamo riusciti a coprire.

Le parole del congedo sono le parole essenziali. Non cโ€™รจ piรน tempo, forse non avremo unโ€™occasione in piรน per dire quello che ci portiamo nel cuore.

La separazione da Gesรน

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Il passo del Vangelo di questa domenica racconta il momento del congedo di Gesรน dai suoi discepoli. รˆ da poco terminata la cena, lโ€™ultima. รˆ il tempo di dirsi le cose che contano. Ed รจ il tempo in cui emergono, senza controllo, le paure piรน profonde.

Innanzitutto la paura di restare soli. Abbiamo bisogno di essere rassicurati.

Nel mondo antico si era soliti spaccare in due un oggetto: ciascuno ne avrebbe tenuto metร , fino al giorno in cui ci si sarebbe incontrati di nuovo per unire (syn-ballo, significa infatti metto insieme, da cui la parola simbolo) quelle due parti.

Conoscendo forse la nostra smemoratezza e il nostro disordine, Gesรน non ci lascia un pezzo da custodire, ma ci lascia se stesso tutto intero, ci lascia il pane e il vino in cui riconoscere la sua presenza reale, il suo corpo e il suo sangue. Nellโ€™Ultima Cena, infatti, Gesรน si consegna per essere ritrovato sempre, soprattutto quando i discepoli hanno paura di perderlo.

Le parole di Gesรน sono rassicuranti: โ€œvi prenderรฒ con meโ€; โ€œdove sarรฒ io, sarete voiโ€. Sono le parole di chi parte e vede la paura sul volto di chi resta.

Fare spazio

Non cโ€™รจ immagine piรน rassicurante della casa, infatti รจ lรฌ che Gesรน ci aspetta: nella casa di mio Padre ci sono molte dimore. La casa รจ il luogo dellโ€™intimitร  e delle relazioni. Gesรน parla infatti di una casa in cui cโ€™รจ spazio. Una casa in cui essere accolti. Sappiamo bene come da sempre la casa sia una rappresentazione di noi stessi. Da bambini, una delle prime cose che cominciamo a disegnare, รจ la casa. Il bambino si rappresenta indirettamente attraverso la casa.

Nella casa del Padre, dice Gesรน, cโ€™รจ sempre spazio. Cioรจ nella vita del Padre (e in quella di Gesรน, che รจ la stessa vita) cโ€™รจ sempre spazio. La sua vita รจ accogliente, รจ una vita per gli altri. Gesรน sta dicendo ai suoi amici che ci sarร  sempre spazio per loro nella sua vita.

Dove andare?

Quando ci sentiamo abbandonati, ci accompagna anche la sensazione di perderci. Lโ€™assenza dellโ€™altro fa venir meno i punti di riferimento. Lโ€™altro รจ una direzione. La sua mancanza ci getta nello smarrimento: cosa farรฒ adesso?

Anche Gesรน incontra lo smarrimento dei suoi discepoli. Tommaso cerca una via perchรฉ si sente perduto. A volte perรฒ quando ci perdiamo lโ€™unica cosa che possiamo fare รจ aspettare che qualcuno ci venga a prendere.

Da soli

Tommaso รจ la voce dellโ€™autonomia e dellโ€™autosufficienza: vorrebbe trovare la strada da solo, vuole essere il protagonista del suo cammino, vuole dimostrare di potercela fare da solo. Gesรน lo invita ad aspettare e a riconoscere che โ€œnessuno puรฒ venire al Padre se non per mezzo di meโ€. Gesรน รจ la via. Occorre stare lรฌ, sulla strada, e lasciarsi incontrare dal pastore che va in cerca delle sue pecore.

Ritrovarsi

Quando ci sentiamo abbandonati, abbiamo lโ€™impressione di restare orfani.

Filippo vuole vedere il padre, ha bisogno di ritrovare la sua origine, le sue radici, la sua storia. Cercare il padre vuol dire cercare chi sono, la mia identitร , da dove vengo. Il padre รจ colui che ci consegna unโ€™ereditร  e ci permette di costruirci un futuro.

Sentirsi abbandonati vuol dire non vedere piรน la possibilitร  di un domani. Sentirsi orfani vuol dire sentirsi privati del futuro, non solo del passato.

Forse per questo Gesรน ha, in questo passo, parole di padre: โ€œfarete cose piรน grandi di meโ€. Sono le parole che ogni figlio vorrebbe sentirsi dire dal padre.

Continui distacchi

Come i discepoli, anche noi siamo attraversati da queste paure.

La vita infatti ci chiama continuamente a staccarci, a salutare, a dire addio o a voltare pagina. Ma in ognuno di questi passaggi non siamo mai soli, anche se la tentazione cercherร  sempre di persuaderci che siamo soli, smarriti e orfani.

Leggersi dentro

  • Come affronto i momenti in cui il Signore mi sembra lontano?
  • Qual รจ la paura piรน grande che vivo nel rapporto con Dio?

don gaetano piccoloP. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesรน (Societas Iesu)Fonte


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