CAMMINIAMO NEL MONDO NASCOSTI NELLA MANO DEL BUON PASTORE
Gesรน “passeggiaย nel tempio, sotto il portico di Salomone”. Questoย era un colonnato coperto posto sul lato orientale del cortileย cortile dei gentili,ย esterno del Tempio. Gesรน passeggiava dunque su quel limite dove la santitร di Dio si affacciava sulla vita dei pagani. Anche questa notazione รจ importante: Gesรน cammina sul confine che separava Israele e il loro Dio dalle altre Nazioni e dai loro dei. E qui inizia ilย processoย dei Giudei a Gesรน, identico a quello che, ogni giorno, anche noi intentiamo contro di Lui. Qui “gli si fecero attorno”, la stessa espressione minacciosa del Salmo 22, che incontriamo quando l’orante afferma di “essere circondato da un branco di cani”. Gesรน passeggia come Dio nel Paradiso alla ricerca di Adamo.ย La sua sola presenza in quel luogo รจ per ciascuno un interrogativo: “dove sei?”. La domanda dei Giudei, in fondo, รจ il tentativo goffo di difendersi di fronte a quella presenza cosรฌ ingombrante: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamenteยป, che, seguendo l’originale greco, si potrebbe leggere anche: “Fino a quando ci toglierai la vita?”. Proprio come Adamo che aveva paura di Dio, ormai nudo e preda dell'”inverno”. Il dialogo tra i capi dei Giudei e Gesรน avviene mentre “ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione”.ย E Hanukah, la festa della Dedicazione, aveva a che fare proprio con i pagani: ricorda, infatti, il tempo in cuiย “il Tempio fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne e vi introducevano le cose piรน sconvenienti.
Lโaltare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. Non era piรน possibile nรฉ osservare il sabato, nรฉ celebrare le feste tradizionali, nรฉ fare aperta professione di giudaismo”ย (2 Maccabeiย 6,4-6).ย Il culmine si raggiunse quando il Tempio fu profanato, spogliato dei suoi tesori e usato per il culto pagano. Il 25ย kislรจvย 167/168 a. E. V. fu immolato un maiale, animale impuro per eccellenza, sullโaltare sacro; con una parte della carne prepararono un brodo che fu spruzzato per tutto il Tempio, che fu poi dedicato a Zeus Olimpio. Nel 165/166 a. E. V.ย Giuda Maccabeo e i suoi fratelli ebbero finalmente la meglio, riconquistarono il Tempio e lo dedicaronoย di nuovo. Istituirono allora la festa diย Khanukร hย per celebrare la vittoria: “Vi fu gioia molto grande in mezzo al popolo, perchรฉ era stata cancellataย la vergogna dei pagani. Poi Giuda e i suoi fratelli e tutta lโassemblea dโIsraele stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dellโaltare nella loro ricorrenza,ย ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Casleu,ย con gioia e letizia”ย (1Maccabeiย 4, 58-59).
Ma non fu solo una guerra contro i greci di Antioco Epifane. Nelle loro file militavano, infatti, anche israeliti apostati. Fu, dunque, una guerra civile, ebreo contro ebreo. Ma, accanto all’evento della riconquista, c’รจ un altro aspetto importante di questa festa; ce lo racconta il Talmud:ย “Cosa รจ Hanukhah? Hanno insegnato i Maestri: il 25 del mese di Kislev iniziano gli otto giorni di Hanukhah, giorni in cui non si possono fare manifestazioni di lutto e non si puรฒ digiunare. Quando i greci entrarono nel Tempio, resero impuro tutto l’olio, e gli Asmonei, dopo aver sconfitto il nemico greco, cercarono e non trovarono che una sola ampolla d’olio, che era rimasta pura, perchรฉ ancora chiusa con il sigillo del Sommo sacerdote. Questa ampolla sarebbe bastata per illuminare il Tempio un solo giorno. Accaddeย un miracoloย con quella ampolla, e cosรฌ essi poterono accendere il lume per otto giorni. L’anno seguente stabilirono di rendere quei giorni, giorni di festa e di lode”ย (Talmud Shabbath 21b).ย Per la festa si usava un candelabro particolare a otto bracci, chiamatoย khanukiyร h.ย Durante la festa i cortili del Tempio risplendevano di luce.ย Ogni casa era illuminata dal candelabro poste ben in vista vicino alle porte che davano sulla strada, affinchรจ si potesse vedere la luce dall’esterno.
Al tramonto della prima sera si accendeva una candela, la seconda sera due, e cosรฌ sino allโottavo giorno.ย La prima candela si accendeva sul lato destro del candelabro, e poi via via le altreย da destra a sinistra; tutte perรฒ si accendevano servendosi delloย “Shamash” โ la cosiddettaย candela servitoreย โ che si poneva sul candelabro in luogo diverso e lontanoย dalle altre otto candele. Tutto questo per ricordare il “miracolo” che Dio aveva compiuto, segno e sigillo della liberazione di Israele dal giogo di Antioco Epifane, e il ritorno alla purezza del culto.ย Ad Hanukhah, dunque, era forte l’attesa messianica, ed era tutta orientata verso il ristabilimento della libertร per il popolo di Israele. E’ in questo contesto che dobbiamo comprendere la domanda dei capi dei Giudei.ย Volevano spingere Gesรน a rivelarsi, lo affrontano con malizia e violenza perchรฉ svelasse finalmente se era Lui il liberatore atteso. Ma, in fondo, avevano giร stabilito che non lo era, aveva violato il “sabato”, chiamava Dio suo Padre, c’era in Lui qualcosa di pericoloso, di eretico. I Giudei non volevano “conoscerlo”, ma solo smascherarlo per avere un capo d’accusa con cui poterlo fare fuori. Li aveva chiamati figli del demonio, come poteva essere accolto da chi era tanto cieco da non rendersi conto che, pur essendo discendenza di Abramo, pur stando al di qua del “recinto”, nel cuore del Tempio, erano pagani esattamente come quelli che dovevano restarne al di lร . Anzi, avevano un peccato piรน grande, perchรฉ, pur avendo a disposizione la Legge e le Profezie, non erano capaci di riconoscerlo, erano ciechi che non accettavano di esserlo. Aspettavano un nuovo Giuda Maccabeo, e avevano di fronte il figlio di Giuseppe il falegname, uno che veniva da Nazaret… Gesรน lo sapeva, e per questo risponde sibillino: “Ve l’ho detto e non credete”;ย non potete credere perchรฉ ascoltate la voce del Padre vostro;ย “voiย non credete perchรฉ non siete mie pecore”.ย
E il Pastore puรฒ giungere al cuore soloย attraverso l'”ascolto”.ย “Ascoltare” รจ il verbo della fede, รจ l’antidoto all’idolatria. “Idolo” in greco deriva da “vedere”. Noi crediamo che l’intimitร e la conoscenza si diano attraverso gli occhi; per questo la nostra societร รจ fondata sul vedere. Ma la visione resta esterna, mentre le parole arrivano al cuore. Come รจ accaduto alla Vergine Maria. L’ascolto รจ l’apertura umile di una pecora che si affida al suo pastore, perchรฉ la conoscenza sorge e si compie ascoltando, che in ebraico รจ sinonimo di obbedire. Essere una cosa sola รจ ascoltare e quindi “seguire”, come il Figlio ha fatto con il Padre: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”.ย Gesรน rivela se stesso rivelando la nostra identitร !ย Non importa se dentro o fuori dal “recinto”, ogni uomo รจย immagine di Dio creato da Lui attraverso la sua Parola. Ascoltando possiamo essere ricreati ogni istante dalle mani di Gesรน, che plasmano in noi l’agnello,ย mani che parlano potremmo dire;ย e, con la sua Parola, ci difendono dagli idoli. Nessun idolo “puรฒ strapparci dalla sua mano”. Ciรฒ significa cheย “Il Padreย di Gesรน,ย riguardo a ciรฒ che mi ha dato,ย รจ piรน grande di tutti” gli idoli di questo mondo. Il Padre ha dato a Gesรน ciascuno di noi come suoi fratelli, creati in Lui aย immagine e somiglianza di Dio: per questo “nessuno puรฒ strappare” la nostra identitร “dalla sua mano” crocifissa, che รจ la stessa mano creatrice del Padre.ย Basta ascoltare per rinascere! Basta ascoltare davvero la sua Parola, come giร la festa diย Hanukhah annunciava: alcuni rabbini, infatti, vedevano la forza della sapienza della Torah nel miracolo dell’ampolla che non si รจ consumata.ย Il Tempio sorgeva sul luogo del sacrificio di Isacco, immagine di quello di Gesรน. Secondo il targum Neofiti, Isacco dice a suo padre Abramo “legami, legami forte, che io non resistae il sacrificio sia cosรฌ invalido“; ed รจ quello che ha detto Gesรน nel Getsemani: “sia fatta la tua e non la mia volontร ”, ovvero “legami” perchรฉ che io sia “una cosa sola con te”, e, compia l’opera dell’Agnello di Dio che non resiste al male.
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Ed รจ quello che siamo chiamati a ripetere anche noi: “legami” Signore alla Croce, alle tue mani crocifisse, perchรจ oggi nessuno mi rapisca, mentre il demonio mi tenta a prostrami agli idoli, a casa, a scuola, al lavoro.ย Siamo, infatti, pecore scelte per vivere in mezzo al potere e alle leggi di Antioco Epifane, nella fornace ardente del mondo, e vincere il male offrendo la nostra vita. Per questo siamo pecore elette per “conoscere” il Pastore, cioรจ per avere una intimitร tale che in noi sia vivo Lui: “sono stato crocifisso con Cristo e non sono piรน io che vivo, ma Cristo รจ vivo in me”. Il Messia non รจ dunque Barabba, non รจ uno che rinnova le gesta di Giuda Maccabeo, ma รจ il Pastore che offre la vita per le pecore sino a diventare una cosa con loro come lo รจ con il Padre, perchรจ in Lui possano passare in mezzo a qualunque valle oscura. ร il Pastore che le conduce fuori ad immolarsi per vincere la menzogna dei “lupi” con la forza dell’amore e del martirio:ย “il Buon Pastore che combatte contro le potenze del male, trionfa su di esse ed introduce le pecore nei pascoli paradisiaci, appare nel quadro della teologia della morte e del martirio. M. Quasten ha notato, infatti, che il Buon Pastore, al di fuori dei battisteri, appariva soprattutto sui sarcofagi. Questa duplicitร di raffigurazione appariva anche nelle preghiere della liturgia dei morti. Cristo รจ il Pastore che strappa la pecora ai lupi che cercano di divorarla, lupi che sono i demoni che tentano di impedirne l’ingresso al cielo” (J. Danielou). Ripetiamo allora ogni giornoย “Legami” Gesรน alla volontร del Padre, stringimi nel tuo amore, perchรฉ nessuno mi strappi da Te, e cosรฌ possa essere luce posta sul candelabro per chi mi รจ accanto, le “pecore che ancora devono diventare un solo gregge”. E con loro possa finalmente “uscire” dal “recinto” dove, come la sposa, “me ne sono statoย rinchiuso in me stesso”.
Sรฌ, il Pastore รฉ anche lo Sposo a cui le pecore, sue spose, appartengono. Lui le chiama con tenerezza: “alzati amica mia, alzati mia bella e vieni, perchรฉ l’inverno รจ passato”. ร la voce che “conosciamo” perchรฉ รจ l’unica che giunge fino ai dirupi, dietro alle grate delle nostre paure, per prenderci e camminare innanzi a noi, sino al pascolo,ย verso i prati d’erba fresca in cui riposare per l’eternitร . รย la voce che sorge dall’alba della Pasqua, รจ lo Sposo che viene a sposarci nella fedeltร eย nell’amore, per “cogliere i fiori della Scrittura Divina”, e gustare, anche tra le persecuzioni e nella debolezza, “le gioie spirituali della Grazia e i frutti dello Spirito”.ย
AUTORE: don Antonello Iapicca
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