STRAPPATI AI MERCENARI PER DIVENIRE VOCE DEL PASTORE E CHIAMARE LE SUE PECORE DISPERSE NEL MONDO
Non si scappa: le pecore sono comunque destinate a servire, sino al macello. Ma ci sono due modi per essere macellate: o come l’Agnello di Dio che ha offerto la sua vita in sacrificio per amore, o costrette e vendute dai “mercenari”. Comunque vada la nostra vita รจ destinata ad essere sacrificata: o per ingrassare quanti ci ingannano, gli amici ad esempio, che trascinano tanti a drogarsi, a darsi piacere, a far parte del branco, per poi “fuggire” dinanzi al “lupo”, ai pericoli e ai fallimenti; oppure liberamente, per salvare chi ci accanto, seguendo le orme del Servo di Yahwรจ che ha consegnato se stesso in riscatto dell’umanitร . Tutti noi, scelti per far parte del gregge di Cristo, apparteniamo a Lui, e a Lui soltanto. Ma viviamo come ostaggi di “mercenari”, ed รจ questa la radice di tante nostre sofferenze e frustrazioni. Siamo stati creati in Lui, per questo nel nostro cuore risuona come adeguata, perfettamente rispondente all’aspirazione profonda e autentica, solo la voce di Cristo.ย Non conosciamo nessun altro, eppure viviamo soggiogati dai “mercenari”ย che ci usano per guadagnare sulla nostra pelle, consegnandoci poi all’inferno. Non sono un inferno tante nostre relazioni? Non รจ un inferno il lavoro, lo studio? Non lo รจ il mondo, con la sua politica, con l’economia in mano all’aviditร , con le guerre che, spesso in nome di Dio, insanguinano la terra? Lo sono perchรฉ ci siamo trasformati anche noi in “mercenari”.ย Rubiamo, ci appropriamo, leghiamo le persone sperando ed esigendo guadagni affettivi, compensi esosi per aver dato qualcosa di noi. E le relazioni appaiono per quello che purtroppo sono,ย mercimoniย di affetti, mercati dove non esiste gratuitร . Infatti, “il mercenario scappa davanti al lupo”, al male, alla sofferenza, ai peccati. Quando il prodotto si rivela diverso da quello pubblicizzato si rispedisce al negozio; quando la moglie, il fidanzato, l’amico si rivelano diversi da quello che avevano lasciato intuire di essere, quando appaiono i lati oscuri del carattere, quando emergono i limiti, le debolezze, i peccati, quelli che proprio non si adeguano alle nostre capacitร di accoglienza e accettazione, rifiutamo e “scappiamo”.ย Merce avariata venduta da mercenari, questo รจ, spesso, l’amore. E “il lupo”, il demonio che muove le fila delle nostre relazioni, “rapisce eย disperde”, ed รจ la nostra esperienza quotidiana. Quante volte assistiamo al naufragio di un fidanzamento, di un’amicizia, di un matrimonio, inciampati tutti nella debolezza e nei peccati! Ogni giorno sperimentiamo la precarietร dei nostri rapporti, cerchiamo di blindarli con una serie di compromessi, ma alla fine, all’apparire della veritร , scopriamo quanto effimeri siano i nostri maldestri tentativi di rabberciare le cose. E tuttoย si disperde, comeย si disperdeย il seme quando usiamo della sessualitร chiudendoci alla vita, sia con la masturbazione, sia con i rapporti prematrimoniali, sia con i rapporti matrimoniali ingabbiati nei metodi anticoncezionali; come quandoย si disperdonoย le parole, le azioni, i progetti faticosamente legati insieme da un laccio carnale, che รจ sempre egoistico, il laccio del mercenario.ย Il “lupo”, infatti, รจ sempre in agguato; per questo occorre riconoscere a chi apparteniamo, e a chi appartiene chi ci รจ vicino, le persone che ci sono care.ย Siamo di Cristo, perchรจ Lui รจ l’unico che ci ama sino in fondo, che conoscendo perfettamente tutto di noi, ci ama senza riserve, senza esigere nulla, senza aspettarsi cambiamenti, non cerca neppure la nostra gratitudine.ย Cristo รจ,ย secondo l’originale greco,ย il “Pastore vero e bello” che “espone la sua vita”ย perchรฉ il “lupo” non ci sbrani.ย Ah, sono queste dunque la bellezza e la veritร ! In esse e per esse siamo stati creati! La bellezza di Colui che non aveva bellezza nรฉ splendore da attirare gli sguardi; la bellezza del Servo davanti al quale ci si copre la faccia, tanto era sfigurato appeso alla Croce. La Veritร fatta carne in Cristo, che appariva castigato e fallito, mentre portava il peccato di tutti e intercedeva per i peccatori; la Veritร che risplende nella Croce. Con quale bellezza, invece, ci ha sedotto il “mercenario”? Quale “veritร ” ci ha insinuato? Entrambe effimere, perchรฉ nemiche della Croce, dell’amore che non ruba ma “espone, dispone e depone” la propria vita per gli altri, secondo il senso dell’originale greco reso con “offre”. Gesรน รจย il “pastore bello e vero”, perchรฉ, a differenza del “mercenario”, ha “interesse” delle pecore; ciรฒ significa che ha le pecoreย in sรฉ, dentro al cuore,ย perchรฉ questa รจ l’etimologia del termine “interesse”. Sa che Gli appartengono, le porta nella sua carne,ย “conosce le sue pecore”.ย Conoscere –ย ghinรดskรด –ย nel linguaggio biblico, significa molto piรน di una conoscenza razionale; conoscere รจ donarsi, offire la propria vita, ed รจ anche una forma per indicare l’unione sessuale, come troviamo nelle parole della Vergine Maria rivolte all’angelo: “nonย conoscoย uomo”. Cristo, dunque, รจ il “Pastore vero” perchรฉ ci conosce nella “veritร ” che non esclude nulla, di sรจ e di noi; ci conosce amandoci, “deponendo la vita”,ย come il seme nella terra,ย nella nostra carne corrotta. Gesรน ci conosce per quello che siamo anche in questo istante. Niente di “mercenario”, ipocrita e falso; non una relazione superficiale che non fa mai entrare l’altro in sรฉ, basata sull’apparenza; come accade a noiย quando appare l’assoluta incompatibilitร , e abbandoniamo anche colui per il quale abbiamo fatto di tutto, persino follie mascherate d’amore. Con Cristo, invece, tutt’altra cosa,ย una relazione cheย ha origine e compimentoย nella realtร di ciascuno. Lui รจ Dio sempre, anche quando noi siamo peccatori. Lui non ci respinge, non ci abbandona, mai. Attenzione che qui Gesรน dice qualcosa di immensamente grande: “conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre”. Come Gesรน conosce il Padre? E come il Padre conosce Gesรน? In un amore infinito, nel quale l’uno compie i desideri dell’altro; tra i due non vi รจ nulla di segreto, e tutto dell’uno appartiene all’altro. Cosรฌ Gesรน conosce ciascuno di noi, e cosรฌ siamo chiamati a conoscerlo. In una comunione che supera ogni limite, in una confidenza che non viene mai meno, in un abbandono sereno anche nelle “valli oscure” della vita. Capite? Apparteniamo a Cristo, in una conoscenza che ci depone nel cuore e nella vita stessa di Dio. Non ci sono piรน segreti, la storia, con i suoi Getsemani e i suoi Golgota, sono per noi giร illuminati dalla luce della Pasqua. Possiamo vivere nella vita divina, amando senza riserve, oltrepassando gli steccati dell’egoismo e della concupiscenza. Possiamo essere sinceri perchรฉ nulla รจ segreto tra noi e Cristo, e in Lui, tra noi e il Padre. Gesรน รจ per ciascunoย il vino buono,ย il vino vero delle nozze di Cana, nel cui passo non a caso รจ usato “kalos”, lo stesso termine che si riferisce al Pastore: รจ Lui che infonde la gioia, il gusto, il senso e la pienezza alla nostra vita, trasformando l’acqua delle relazioni sterili ed egoistiche, nel vino nuovo della vita cheย abbondaย al punto d’essere donata. E’ il Pastore “bello”, altro significato di “kalos”,ย che fa bella la vita, che illumina la storia di ciascuno rivelando, nel suo amore crocifisso, che con Lui “non manchiamo di nulla (cfr. Sal 23). E ciรฒ significa l’esatto contrario di ciรฒ che fa il “lupo” al quale ci consegna il “mercenario”, che “disperde”. Per questo,ย solo riconoscendo la sua voce, sperimentando la nostra appartenenza a Lui possiamo conoscere l’amore autentico, e con esso la libertร . Appartenendo a Lui possiamo appartenere alla moglie, al marito, ai figli, al fidanzato, all’amico.ย Ogni appartenenza umana รจ inscritta in un’appartenenza piรน grande, che non si esaurisce, che non scappa e sfilaccia di fronte alla prova:ย “da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi;ย quindi anche noi dobbiamo dare la vitaย per i fratelli” (1 Gv 3,16).ย Perchรจ anche le persone piรน intime prima di appartenerci appartengono a Cristo, edย ogni rapporto vive solo in questa comune appartenenza a Cristo.ย Sino a vedere ogni persona come una sua pecora: “Anche altre pecore ho che non sono di questo recinto. Anche quelle bisogna che io conduca. E ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo Pastore”. Confessiamolo, pochissime volte abbiamo guardato cosรฌ agli altri, quelli fuori da “questo recinto”, sia esso la Chiesa o, piรน spesso, quello dei nostri criteri. I lontani della Chiesa, quelli che divorziano e abortiscono, il vicino che ci vuol far causa, il figlio che fa quello che vuole, il marito entrato in crisi che non ne vuol piรน sapere di Dio e dei preti, i parenti, i colleghi, i nemici. Ma se sperimentiamo davvero che Gesรน ha “disposto” la sua vita perchรฉ potessimo vivere come sue pecore, beh allora i nostri occhi si aprirebbero e guarderemmo agli altri in modo diverso. Comincerebbero ad “interessarci”, ad essere parte di noi, legati al nostro destino, perchรฉ il nostro cuore sarebbe lo stesso di Cristo. Smetteremmo di fare,ย del “recinto” che ci sta gestando per uscire ad amare,ย come a volte accade nella Chiesa e nelle sue comunitร , un muro invalicabile pieno di giudizi e pregiudizi. “Conoscendo Cristo come da Lui siamo conosciuti” sapremo anche noi “esporci” ai pericoli per salvare la vita del prossimo; “disporre” il nostro tempo, gli impegni, il portafoglio, le comoditร , per il bene dell’altro; e “deporre” tutto di noi, compreso l’onore e la stima, i criteri e le idee, per uscire con Cristo a “condurre” chiunque ci sia vicino verso il suo amore. Attraverso la sua Pasqua fatta carne e vita in noi tutti, potranno “ascoltare” l’annuncio del Vangelo come dalla bocca del “Pastore bello e vero”, perchรฉ “diventino un solo gregge, un solo pastore”. Come ha scritto Silvano Fausti, “nel testo greco non si dice un solo gregge e un soloย Pastore con la congiunzione; neppure un solo ovile e un solo Pastore, ma si dice: un solo gregge virgola un solo Pastore. Cosa vuol dire quella virgola? Che Pastore e gregge sono la stessa cosa; non cโรจ bisogno di una โeโ che li congiunga come fossero due cose, non cโรจ bisogno di metterli insieme perchรฉ sono distinti, sono unโunicaย realtร ”. Le persone che ci sono accanto appartengonoย giร ย a Cristo, come noi. Hanno solo bisogno della sua Parola che li “conduca”, “bella e vera” nella carne della Chiesa inviata sino ai confini della terra. Ciรฒ significa, concretamente, che,ย con Cristo, nell’altro possiamo ritrovare e riconoscere sempre un fratello, anche quando la ragione, il sentimento, e l’esperienza ci spingono a chiuderci e a lasciar perdere.ย Perchรจ nell’altro vive Cristo, che ha “deposto la sua vita” per lui; per Lui รจ santo, da Lui รจ amato,ย ed รจ proprioย “questo il comando” che Gesรน ha “ricevuto dal Padre”, amore allo stato purissimo. Nessuno, nรฉ noi, nรฉ chiunque altro, fosse anche il piรน grande peccatore, “ha tolto la vita” a Gesรน: รจ Lui che, per amore di tutti, per l’amore del Padre che vibrava in Lui, “ha deposto la sua vita da se stesso” in un sepolcro. Ciรฒ non significa minimizzare i peccati, ma solo far risplendere il suo amore, infinitamente piรน grande del piรน grande peccato. Per riscattarci dalla menzogna che ci ha ingannato su Dio, doveva apparire questo amore infinito, che si getta tra le braccia assassine senza riserve, prima ancora che si fossero mosse per uccidere. Un amore che ha armato la mano del nemico perchรฉ “spurgasse” sino in fondo tutto il male e lo raggiungesse. Gesรน si รจ “esposto” al peccato per poterlo distruggere nel suo amore. Questo, infatti, รจ infinitamente piรน “potente” del demonio, e per questo Gesรน, che รจ Dio, ha ha avuto il “potere di riprendersi” la sua vita, e con essa, anche quella di ogni uomo “rapito” dal “lupo”. Anche tu ed io, come ogni altro uomo; per questo, una volta “ripresi” da Gesรน, siamo inviati, ad “esporre” con Lui la nostra vita per “riprenderla” insieme a quella di quanti sono giร pescati dalla sua Croce, ma ancora non lo sanno. A far risuonare la “sua voce”, perchรฉ chi la ascolta cammini insieme a noi nell’unico gregge che si dirige verso il Cielo.
AUTORE: don Antonello Iapicca
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