p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 27 Aprile 2020

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Vediamo con i discepoli e con la gente molte opere che Dio fa per noi. In questo capitolo di Giovanni lโ€™opera di Dio per noi รจ la moltiplicazione dei pani. Questo รจ il dato, ma รจ un dato di fatto che dice altro e questo altro noi siamo poco disponibili a vederlo e poco disponibili ad accoglierlo.

Ciรฒ che emerge รจ innanzitutto il fatto che non valgono tanto le nostre opere quanto invece le opere di Dio. Non รจ una sottolineatura banale, non รจ deresponsabilizzante. Le nostre opere ci sono servite, e ci servono, per mostrarci belli, per fare vedere che noi siamo buoni e bravi, per poterci presentare in societร  con una bella faccia. Le nostre opere nutrono lโ€™immagine, ci servono per diventare la notizia del giorno, sono utili per deresponsabilizzarci. Le nostre opere salvano le apparenze oltre le quali nรฉ noi nรฉ i nostri detrattori si permettiamo di andare. Cominciare a cogliere lโ€™opera che Dio fa per noi รจ cominciare a comprendere il segno del pane moltiplicato e distribuito. Il pane moltiplicato e distribuito รจ segno del volto di Dio su di noi, di chi Lui รจ grazie a Gesรน. La non comprensione che noi abbiamo di questo segno ci porta a vedere solo il pane che riempie la pancia. Non cogliamo quella cosa che nutre la vita, il cuore, la mente, la volontร , il desiderio, il senso del nostro esistere.

Accogliere lโ€™opera di Dio per noi significa mangiare quel pane non attaccandoci morbosamente ad esso, vedendo che Gesรน ci dร  pane di vita e che mangiando di questo pane noi diveniamo figli. Mangiare questo pane รจ fonte di fede e dono di fede.

Questo pane ci comunica la vita del Padre, quella vita che ad un figlio non basta mai. Anche se negasse il suo bisogno di essa, non ne รจ mai sazio. La sua vita รจ questa: lโ€™amore del Padre e del Figlio che abbraccia ognuno di noi, figli e fratelli.

Questo pane รจ giร  qui sulla terra, รจ vita eterna, รจ vita di Dio, รจ vita di risurrezione, รจ rinascita dallโ€™alto. รˆ risurrezione di oggi e di domani.

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Il Pane รจ simbolo della vita ed รจ simbolo Paterno della vita. Nei capitoli precedenti abbiamo ricevuto i simboli Materni di Dio: lโ€™acqua e il vento! Ora รจ il tempo dei simboli Paterni. Dove cโ€™รจ il Pane non cโ€™รจ in gioco solo la necessitร , ma anche la libertร , il lavoro, la relazione. รˆ lรฌ, una volta nati dallโ€™acqua e dallo Spirito, simboli di Dio Madre, che si gioca la nostra libertร , il lavoro, la relazione. La Madre ci dona la vita, il Padre si gioca nel nostro destino e nel nostro giocarci nella vita a partire dal senso profondo che il Pane ha.

Riuscire a cogliere la mistica del Pane รจ una scommessa vitale per la nostra esistenza. Ci vuole tutta la nostra capacitร  di vedere oltre, ci vuole il nostro terzo occhio, ci vuole la nostra intuizione e la nostra creativitร  per entrare nella vita mistica e nella mistica vitale. Questa parola a noi suona un poโ€™ male, ci sembra roba da gente fuori di testa, ci sembra un poโ€™ aerea, qualcosa di irreale che dovremmo andare a scoprire chissร  dove. รˆ qualcosa di vago e di magico. La mistica, invece, รจ qualcosa di essenziale se vogliamo cogliere il mistero della vita che alberga in tutto il creato, noi compresi.

Il Pane colto misticamente ci porta a vivere lโ€™Eucaristia come dono di vita e come vita donata. Raccogliere le dodici ceste di pane avanzato non per appesantire la barca della nostra vita, ma come via per condividere e per instaurare rapporti nuovi, รจ nostra via. Questo รจ pane che nutre la nostra persona e non solo il nostro stomaco e il nostro bisogno di avere sicurezze che piรน insicure di cosรฌ non potrebbero essere. La ricerca nostra di sicurezze parla della nostra paura e appesantisce il nostro camminare e il nostro vedere il futuro cercando di viverlo.

Leggere il segno della natura, cercare di leggerlo e imparare a leggerlo, รจ umanizzare la nostra vita, รจ ribadire in pratica la nostra umanitร . Se non cogliamo il Pane come segno, se non vediamo misticamente oltre, noi siamo un poโ€™ dei Papagheni del Flauto Magico di Mozart, interessati solo allo stomaco. Siamo come gli animali per i quali il cibo รจ quella cosa da mangiare, ogni cibo e ogni cosa hanno un significato preciso e ben definito, ma non รจ mai relazione con lโ€™altro, non รจ comunitร , non fa societร . Vissuto cosรฌ il Pane non farร  mai relazione col Padre e coi fratelli, non darร  vita vitale lasciandoci solo nella nostra animalitร .

La vita anzichรฉ donarla e farla crescere, la distruggiamo. Noi sulla barca piena di dodici ceste di pezzi di Pane avanzato affondiamo. I nostri fratelli, nostri estranei e stranieri, sono esclusi dalle nostre povere relazioni. Ne consegue che la vita dove noi non la lasciamo fiorire, noi la distruggiamo perchรฉ la vita รจ possibile laddove รจ relazionale, senza relazione la vita รจ morta ed รจ morte.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
FONTE: Scuola Apostolica
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