Commento al Vangelo del 12 Aprile 2020 – don Giovanni Berti (don Gioba)

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Il Sabato Santo dal punto di vista della liturgia cristiana รจ caratterizzato da un totale silenzio e assenza di celebrazioni eucaristiche. Le campane sui campanili sono โ€œlegateโ€, cioรจ ferme e non annunciano nulla sospese anch’esse nel silenzio della morte di Gesรน. Nel linguaggio โ€œtecnicoโ€ della chiesa si dice che il Sabato Santo รจ un giorno a-liturgico, senza liturgia, anche se proprio questa assenza di celebrazioni e messe รจ una sorta di liturgia silenziosa che celebra una attesa mista a tristezza. Questa sospensione riproduce quel clima di sospensione che cโ€™รจ stato tra i discepoli e discepole di Gesรน dopo che il loro Maestro e Amico deposto morto dalla croce era stato sepolto, e una pietra aveva chiuso il sepolcro.

Questโ€™anno con il lockdown imposto a tutto il mondo a causa della pandemia la Quaresima si รจ trasformata in un periodo di vera penitenza collettiva. I 40 giorni che vanno dal mercoledรฌ delle ceneri fino a Pasqua, sono stati una esperienza fisica di rinunce quotidiane che hanno costretto tutti a guardare in faccia la propria fragilitร  e quella di ogni essere umano. Il dilagare del virus in Italia e Europa รจ coinciso proprio, quasi fosse un segno per noi cristiani, con lโ€™inizio della Quaresima, bloccando fin dall’inizio ogni celebrazione e qualsiasi altra attivitร  formativa o spirituale che coinvolgeva la comunitร . Il dolore, la paura, lโ€™ansia, la tristezza sono diventati sentimenti comuni che hanno generato un senso di comunitร  spirituale che forse, in tutto questo periodo difficile, รจ uno dei primi risultati positivi di questa Quaresima in quarantena. Credenti e non credenti, cristiani di ogni confessione e credenti di altre religioni, tutti ci siamo entrati in questo deserto sociale, sanitario e anche economico, che non ha lasciato indenne nessuno.

Siamo entrati tutti in quel deserto che Gesรน ha voluto sperimentare umanamente e spiritualmente come noi e con noi. Forse abbiamo vissuto la prima vera Quaresima dove lโ€™aspetto spirituale ha toccato la vita concreta di tutti, e tutti non abbiamo potuto sottrarci al cammino comune.
Forse รจ per questo motivo che i gesti e le parole di Papa Francesco nella sua preghiera in piazza San Pietro hanno alla fine toccato tutti, credenti e non. Molti se non tutti hanno sentito che le parole del Vangelo in qualche modo avevano qualcosa da dire per la vita concreta di tutti.

E ora siamo a Pasqua, giorno in cui celebriamo la vittoria della vita sulla morte. Il segno piรน forte che anche lโ€™evangelista Matteo sottolinea nel suo racconto, รจ quella pietra pesante messa sul sepolcro che ora rotola via, e colui che si diceva morto e sepolto, vi si siede sopra. รˆ un segno di vittoria che รจ per lui e anche per noi, per lโ€™umanitร  intera.
Se la Quaresima cristiana รจ coincisa con la quarantena sociale dellโ€™umanitร , la Pasqua del 12 aprile purtroppo non sembra coincidere con quella tanto attesa dal punto di vista sanitario e sociale. Sono molti coloro che ancora piangono parenti e amici che entrati nella Quaresima non la concludono da vivi, e sono nel loro sepolcro.

Questโ€™anno la Pasqua sembra davvero cosรฌ distante dall’esperienza di vita, non avendo nemmeno il conforto dei segni della festa e delle celebrazioni comunitarie. La Pasqua appare come un annuncio lontano. I riti e le parole delle liturgie pasquali, che parlano di vittoria di Cristo sulla morte, diventeranno per me ancora piรน pesanti da fare perchรฉ lontani dall’esperienza viva del cristo che รจ in ogni uomo.

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Anche se รจ Pasqua, dal punto di vista esistenziale rimaniamo in una sorta di sospensione come nel Sabato Santo. Siamo in attesa come allora, ai tempi di Gesรน e dei suoi discepoli, senza certezza alcuna che qualcosa cambierร  e quando cambierร . Siamo tutti fermi e โ€œlegatiโ€ dai provvedimenti che con il distanziamento sociale, ci impediscono di molto nel vivere i legami vivi tra noi.

Cโ€™รจ dunque il rischio che la celebrazione della Pasqua, anche se con riti ridotti e spesso domestici, sia una sorte di falso e stonato con la vita? Oppure abbiamo davvero bisogno di celebrare la Pasqua proprio perchรฉ essa ci dice che dopo il Sabato Santo arriva la Domenica di Resurrezione?

Io ho bisogno di celebrare la Pasqua, anche con poco, ma ho bisogno di leggere e rileggere quella pagina del Vangelo, di pregare e cantare โ€œalleluiaโ€ in questi giorni grigi. Ho bisogno di storie positive per non perdere la speranza che รจ la linfa della vita come il sangue che scorre nelle vene, come lโ€™aria che riempie i polmoni. Ho bisogno della storia dei primi discepoli e discepole che proprio nel momento piรน buio sono stati riempiti di gioia e hanno trovato nuova forza di vita. Ho bisogno dellโ€™annuncio della Pasqua, della Resurrezione di Cristo, di sentire โ€œNon รจ quiโ€ฆ รจ risorto come vi aveva dettoโ€. Ho bisogno della Domenica di Pasqua in questo interminabile Sabato santo in attesaโ€ฆ

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)


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