IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA
Il destino di chi si รจ fidato e ha creduto in Gesรน, viene presentato da Giovanni, nel suo vangelo, nel capitolo 11, con l’episodio di Lazzaro, che inizia cosรฌ: โun certo Lazzaro di Betร niaโ, รจ l’unica volta che un infermo, in questo vangelo, ha il nome, Lazzaro significa โDio che aiutaโ, โil villaggioโ, gli evangelisti, quando pongono questa indicazione, il villaggio, significa che รจ un luogo di incomprensione, se non di opposizione, รจ il luogo attaccato alla tradizione, che fa difficoltร ad accogliere la novitร portata da Gesรน. โ… di Maria e di Marta sua sorella, era malatoโ, l’evangelista, attraverso tre personaggi, presenta una comunitร . Che si tratti di una comunitร poi lo rivela piรน sotto quando dice: โle sorelle mandarono dunqueโ, doveva scrivere le sue sorelle, omettendo il possessivo l’evangelista vuole indicare che รจ una comunitร .
Ebbene, questa comunitร vive il momento della malattia mortale di uno dei suoi adepti, e mandano ad avvisare Gesรน. Stranamente, Gesรน non si muove. Gesรน non si muove, del brano leggiamo soltanto le parti essenziali perchรฉ รจ molto lungo, saltiamo al versetto 17, โquando Gesรน arrivรฒ trovรฒโ e non Lazzaro. L’evangelista qui non mette il nome, โlo trovรฒโ, perchรฉ nella tomba non c’รจ Lazzaro: Lazzaro, con il momento della morte, รจ entrato nella pienezza della dimensione divina, ma c’รจ il morto. Tutto il brano รจ un invito alla comunitร cristiana a cambiare il concetto della morte.
โQuando Gesรน arrivรฒ, lo trovรฒ che giร da quattro giorni era nel sepolcroโ, perchรฉ questo โquattro giorniโ? Si credeva che, per tre giorni, lo spirito dell’individuo restava a vegliare il cadavere. Quando poi non si riconosceva piรน nei lineamenti del volto, per l’inizio del processo di decomposizione, scendeva nel regno dei morti, quindi รจ completamente morto. Gesรน non entra nel villaggio, il luogo dell’incomprensione. Per incontrare Gesรน, occorre uscire dalla tradizione, dal villaggio, allora Marta โdunque come udรฌ che veniva Gesรน, gli andรฒ incontroโ, ed investe Gesรน di un rimprovero dice: โยซSignore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!โ. Avevano avvertito Gesรน che il fratello era malato, che era grave, e Gesรน non si era mosso. Gesรน sembra non essere mai presente nei momenti di bisogno, e quindi Marta rimprovera Gesรน. Ma dice: โanche ora soโ, lei si rifร a quello che sa, cioรจ alla tradizione, โche qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederร โ. Gli evangelisti distinguono tra il verbo chiedere ed il verbo domandare: il verbo chiedere รจ una richiesta di un inferiore verso un superiore, il domandare una richiesta alla pari. Qui, per Marta, Gesรน deve chiedere, quindi lei non ha compreso ancora che Gesรน รจ Dio, che Gesรน รจ uguale a Dio.
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E Gesรน le risponde: โtuo fratello risorgerร โ, non l’avesse mai fatto, si becca una reazione stizzita da parte di Marta. โGli rispose Marta: ยซSo che risorgerร nella risurrezione dellโultimo giornoยปโ. Quando una persona รจ in lutto, se per confortarla gli si dice che la persona defunta risorgerร , quando? Non solo non gli si dร consolazione, ma la si getta nella disperazione. Quando risusciterร ? Oggi, domani, tra un mese, tra un anno, alla fine dei tempi? E va bene per la fine dei tempi anche noi saremo morti e giร risuscitati, non รจ una consolazione. Quindi Marta risponde seccata: โso che risorgerร , nella resurrezione dell’ultimo giornoโ, perchรฉ questa era la credenza farisaica della resurrezione. Si viveva, si moriva, si finiva nel soggiorno dei morti, poi l’ultimo giorno, un giorno finale, ipotetico, ci sarebbe stata la risurrezione dei giusti.
Ed ecco la rivelazione di Gesรน, che cambia completamente il concetto di vita, il concetto di morte, il concetto di risurrezione. Gesรน le disse: โio sonoโ, io sono non รจ una rivendicazione di presenza, ma รจ la rivendicazione del nome divino, รจ il nome con il quale Dio si rivelรฒ a Mosรจ: โio sonoโ. Quindi Gesรน rivendica la pienezza della condizione divina, โla risurrezione e la vitaโ, non dice io sarรฒ, lui รจ la risurrezione e la vita, quindi la vita e la risurrezione non saranno, ma sono giร . E poi la risposta di Gesรน si articola in due elementi. Il primo, alla comunitร che piange uno dei componenti che รจ defunto, dice: โchi crede in meโ, Lazzaro ha creduto in lui, โanche se muoreโ, anche se adesso vedete un cadavere, โvivrร โ, continua a vivere. Quindi Gesรน richiede, alla comunitร che piange un morto, di avere questa fede. Ma poi, ai componenti della comunitร che sono vivi, Gesรน dice: โchiunque viveโ, e quindi voi che siete vivi, โe crede in meโ, e mi avete dato adesione, โnon morirร in eternoโ, non morirร mai. Gesรน assicura che non si farร l’esperienza della morte: la morte non interrompe la vita, ma introduce subito a una dimensione nuova, piena, definitiva dell’esistenza.
Ma Gesรน chiede a Marta se arriva a credere questo, ed ecco finalmente la crescita nella fede, โGli rispose: ยซSรฌ, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondoยปโ. Finalmente Marta รจ cresciuta nella fede.
Bene, continua il brano, saltiamo al versetto 33, โGesรน allora, quando la vide piangereโ, c’รจ stato l’intervento dell’altra sorella Maria, che ha rimproverato Gesรน con le stesse parole, โe piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamenteโ. Veramente il verbo adoperato dall’evangelista non รจ commuovere, รจ fremere, รจ reprimere una forte sensazione, potremmo tradurre sbuffรฒ, fremette. ร Gesรน che non sopporta questa situazione, perchรฉ la sua comunitร piange esattamente come piangono i Giudei, come piange la tradizione. E Gesรน, qui al versetto 35, non scoppiรฒ in pianto, Gesรน lacrimรฒ. L’evangelista adopera due verbi differenti per quelli di Marta, Maria, i Giudei, e per il pianto di Gesรน. Per il pianto di Gesรน usa lacrimare, un’espressione di dolore, per il pianto delle sorelle usa invece il pianto che si faceva nel cordoglio funebre, che indicava la disperazione totale.
Ed ecco โAlloraโ che โGesรนโ, ancora fremendo, reprimendo se stesso, โsi recรฒ al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietraโ. Questa pietra apparirร per ben tre volte, per indicare che รจ questo che domina la narrazione: erano dei sepolcri scavati nelle grotte, e, di fronte, veniva posta una pietra. L’espressione italiana: โmettiamoci una pietra sopraโ, deriva proprio da questi usi funerari, quando ci si รจ messa una pietra, significa che (tra) il mondo dei morti e quello dei vivi non c’รจ piรน continuitร , non c’รจ piรน comunicazione.
E qui Gesรน inizia a dare ordini imperativi; sono tre, il primo รจ: โtogliete la pietraโ, siete voi che avete recluso il defunto lรฌ dentro e voi la dovete togliere questa pietra. E reagisce Marta, Marta che viene indicata come โla sorella del mortoโ. ร superflua questa indicazione, sappiamo che Marta era la sorella del morto, ma l’evangelista sottolinea che questo della morte era il clima, il pensiero che dominava la comunitร . โยซSignore, manda giร cattivo odore: รจ lรฌ da quattro giorniยปโ. Le disse Gesรน: โยซNon ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?ยปโ. Nella vita indistruttibile si manifesta la gloria di Dio. โTolsero dunque la pietraโ che loro avevano messo, ed ecco gli ultimi comandi di Gesรน, โDetto questo, gridรฒ a gran voce: ยซLazzaro, vieni fuori!ยปโ. La tomba, il sepolcro non รจ il luogo per un discepolo del Signore, il discepolo del Signore, nel momento della morte, entra subito nella piena dimensione della sua esistenza.
Gesรน ha chiamato Lazzaro, ma non esce Lazzaro, esce il morto. Gesรน chiama Lazzaro, ma esce il morto, perchรฉ Lazzaro non c’era nel sepolcro, Lazzaro era giร nella pienezza dell’amore del Padre, รจ il morto che deve uscire dal sepolcro, cioรจ l’evangelista vuole aiutare la comunitร a cambiare completamente mentalitร riguardo alla morte, che le persone defunte non stanno in un sepolcro, ma continuano la loro esistenza nella pienezza della dimensione divina. โIl morto uscรฌโ, e, stranamente, โi piedi e le mani legati con bendeโ, che non era la maniera di seppellire da parte dei Giudei. Il cadavere veniva lavato con acqua e aceto, poi veniva posto un telo sopra, ma non veniva legato, perchรฉ qui il morto ha i piedi e le mani legate? Perchรฉ essere legati era il simbolo della morte. Nei Salmi si legge: โmi stringevano le fumi della morteโ, essere prigionieri della morte, sono loro che l’hanno legato con queste bende, lo hanno reso prigioniero della morte.
Gli ultimi comandi di Gesรน sono rivelatori: โGesรน disse loro: ยซLiberร teloโ, cioรจ scioglietelo, siete voi che lo avete legato come un morto senza vita, l’avete relegato in questo sepolcro. E l’ultimo comando รจ strano, scioglietelo e ci saremmo aspettati: fatelo venire, andiamogli incontro, accogliamolo, festeggiamolo. Nulla di tutto questo. L’ultimo comando stranamente รจ: โlasciร telo andareยปโ, ma dove deve andare? Il morto che deve andare dove Lazzaro giร c’รจ, cioรจ nella dimensione della pienezza di vita, รจ la comunitร che deve cambiare mentalitร .
ร strano che esce questo morto, non una parola, non un ringraziamento, non va verso le sorelle che pure lo avevano tanto pianto, ma il morto deve andare, l’evangelista adopera lo stesso verbo โandareโ, che ha adoperato per indicare l’itinerario di Gesรน con il Padre. Ecco, questa espressione dell’evangelista ci illumina sul senso della morte: la morte di un discepolo di Gesรน, non solo non interrompe la sua vita, ma lo introduce in una dimensione nuova, piena e definitiva dell’esistenza. La morte non allontana dalle persone, ma le avvicina, la morte non รจ un’assenza, ma una presenza ancora piรน intensa.
