Commento alle letture di domenica 29 Marzo 2020 – Carlo Miglietta

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Il commento alle letture di domenica 29 marzo 2020 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ “Buona Bibbia a tutti“.

Gesรน รจ la Resurrezione e la Vita

Letture: Ez 37,12-14; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

Nella Festa della Dedicazione (Gv 10,22), in cui si celebrava IHWH, con la recita del Salmo 30, come Datore di vita, Gesรน, a Betania, la โ€œcasa dellโ€™afflizioneโ€, proclama di essere lui stesso la vita, e ne dร  segno nella resurrezione di Lazzaro, il cui nome significa โ€œDio aiutaโ€ (Vangelo: Gv 11,1-45).

Gesรน รจ il Dio della vita: รจ Dio che soffre di fronte alla condizione umana e che si fa ad essa solidale nel dolore (Es 2,24-25). Non รจ Dio che ci manda il male: il nostroย  Dio si adira contro il male! โ€œGesรน allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbรฒโ€ฆ Intanto Gesรน, ancora profondamente commosso, si recรฒ al sepolcroโ€: il verbo โ€œembrimasthaiโ€ (Gv 11,33.38) non indica tanto โ€œcommozioneโ€, quanto โ€œcolleraโ€, โ€œiraโ€: la malattia non รจ qualcosa verso cui rassegnarsi, ma contro cui sdegnarsi, combattere, lottare. Se siamo nella sofferenza, Dio รจ al nostro fianco, piange con noi, si adira con noi; e interviene a darci la vita, anche se talora non come vorremmo noi: talora aspetta il โ€œterzo giornoโ€ (v. 6): โ€œGesรน voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand’ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: <<Andiamo di nuovo in Giudea!>>โ€ (Gv 11,6-8).

Ma in ogni caso ogni malattia o morte รจ per la sua Gloria, perchรฉ egli trionferร  sul male e ridarร  la vita: รจ questa la stupenda certezza cristiana: โ€œGesรน disse: <<Questa malattia non รจ per la morte, ma per la gloria di Dio, perchรฉ per essa il Figlio di Dio venga glorificato>>โ€ฆ. โ€œDisse Gesรน (a Marta): <<Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?>>โ€ (Gv 11,4.40).

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Il Vangelo odierno รจ anche un racconto esemplificativo del cammino di fede del cristiano. Ne sono tipo i discepoli, che non comprendono perchรฉ il Cristo, Figlio di Dio, debba andare a soffrire (v. 8), che non capiscono il mistero della malattia di Lazzaro e perchรฉ Gesรน tardi ad intervenire (vv. 12-14): รจ lโ€™obiezione del mondo, personificato dai Giudei (v. 37), su perchรฉ Dio permetta il dolore umano e non intervenga, se รจ Onnipotente. Ma in fondo i discepoli, per bocca di Tommaso, intuiscono il โ€œmisterium crucisโ€, e in qualche modo sono coloro che accettano di โ€œandare a morire con luiโ€: โ€œAllora Tommaso, chiamato Dรฌdimo, disse ai condiscepoli: <<Andiamo anche noi a morire con lui!>>โ€ (Gv 11,16).

Anche Marta รจ tipo del cristiano: avverte Gesรน di essere nel bisogno (v. 3), fa esodo verso di lui (v. 20), si rivolge a lui con titoli elevati (โ€œSignore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!โ€: vv. 20-21): ma la sua fede รจ inadeguata. Non ha ancora capito che รจ Gesรน la vita stessa (v. 24). Prima afferma: โ€œMa anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederร โ€ (v. 22), che sembrerebbe esprimere fede indiscussa, ma poi emerge subito lโ€™incredulitร  del v. 39: โ€œDisse Gesรน: <<Togliete la pietra!>>. Gli rispose Marta, la sorella del morto: <<Signore, giร  manda cattivo odore, poichรฉ รจ di quattro giorni>>โ€.

Ma Gesรน richiama il credente al cuore della fede: la Cristologia. Se accettiamo lui, abbiamo la vita eterna: chi crede in lui, vedrร  la Gloria di Dio (v. 40). Marta รจ come noi: professiamo con la bocca che la luce e la vita sono venute nel mondo, ma il nostro cuore รจ ancora incerto, vacillante.

Altro modello del discepolo รจ Maria: รจ la dimensione contemplativa (vv. 2.20.32; Lc 10,39; Gv 12,3), รจ lโ€™adorazione, la liturgia, la dimensione sacerdotale del credente che, pur in una fede imperfetta, porta a Dio, nelle lacrime, la sofferenza dellโ€™uomo.

Pure Lazzaro รจ tipo del credente: รจ lโ€™amico di Dio (v. 3), colui a cui il Signore vuole molto bene (v. 5): ma, lontano dal Cristo, si ammala e muore (vv. 21.32), imputridisce (v. 39).

Gesรน, per intercessione della comunitร , va alla ricerca dellโ€™uomo anche se questi non fa nulla per invocarlo: ci viene a scovare lร  dove siamo, scende nei nostri sepolcri, indipendentemente dai nostri meriti. E ci chiama a โ€œuscir fuoriโ€ (v. 43) dalla nostra condizione di morti imputriditi, e ci risuscita. Ma noi spesso restiamo mummie incapaci di muoverci: Gesรน ordina alla comunitร  di sciogliere i nostri legami e renderci capaci di โ€œandareโ€ (v. 44) dietro di lui, coinvolti nel mistero pasquale di morte e resurrezione.

โ€œNell’Eucaristia riceviamo la garanzia della risurrezione corporeaโ€ฆ: <<Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterรฒ nell’ultimo giorno>> (Gv 6,54). Questa garanzia della futura risurrezione proviene dal fatto che la carne del Figlio dell’uomo, data in cibo, รจ il suo corpo nello stato glorioso di risorto. Con l’Eucaristia si assimilaโ€ฆ il <<segreto>> della risurrezione. Perciรฒ giustamente sant’Ignazio d’Antiochia definiva il Pane eucaristico <<farmaco di immortalitร , antidoto contro la morte>>โ€œย ย  (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 18).

Che ogni nostra Eucarestia ci immerga nella certezza gioiosa della resurrezione di Gesรน e nostra con lui!

Carlo Miglietta


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