<<Nessun profeta รจ bene accetto in patria>>. Potremmo tradurlo anche: <<Come รจ difficile accettare il bene da chi ci รจ piรน vicinoยป. E questa constatazione la si comprende subito guardando la vita quotidiana di ciascuno di noi. Se una cosa ci viene detta da un nostro familiare molto spesso la snobbiamo, se ce la dice un estraneo la prendiamo sul serio. Se una veritร ce la dice un confratello o una consorella siamo subito pronti a fare ironia, poi ci andiamo a cercare altre spiritualitร e altri carismi fuori dalle nostre comunitร che fondamentalmente ci dicono la stessa cosa, allora ci sembra che abbiamo incontrato la scoperta del secolo.
ร una vecchia storia che si ripete sempre e che fa dire a Gesรน parole duris Sime ma di infinito realismo: <<Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. Cerano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro>>.
In pratica Gesรน sta dicendo che รจ piรน facile essere riconosciuti nel bene da uno che รจ lontano che essere riconosciuti nel bene da chi ci รจ vicino. Troppi pregiudizi a volte bloccano le nostre relazioni piรน prossime e questo non permette che in zia. Ma davanti a questa constatazione di Gesรน la non รจ di conversione ma di sdegno.
<<All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della cittร e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro cittร era situata, per gettarlo giรน dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andรฒ>>.
ร piรน facile arrabbiarsi e attaccare che fermarsi, riflettere e accettare umilmente che Gesรน ha fondamentalmente ragione. Sembra che il Vangelo di oggi voglia spingerci a rivalutare ciรฒ che abbiamo e a renderlo efficace nel “qui e ora”.
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Il bene che ci salva non รจ lontano ma abita con noi. Tu te ne sei accorto?
Commento di don Luigi Maria Epicoco al Vangelo di Lc 4, 24-30.
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