<<C’era un padrone che piantรฒ una vigna e la circondรฒ con una siepe, vi scavรฒ un frantoio, vi costruรฌ una torre, poi l’affidรฒ a dei vignaioli e se ne andรฒ>>.
La nostra vita รจ una vigna che non abbiamo voluto noi, non abbiamo piantato noi, non lโabbiamo resa possibile noi, ma che alla fine di tutto ci รจ stata affidata con un atto di fiducia che si manifesta attraverso l’assenza del padrone. Un padrone puรฒ allontanarsi infatti solo se si fida. Eppure noi questa assenza la fraintendiamo sempre.
O la intendiamo come abbandono (ci ha lasciati soli) oppure come delirio di onnipotenza (la vita รจ mia). Ecco perchรฉ la reazione dei servi รจ violenta: <<Quando fu il tempo dei frutti, mandรฒ i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono. Di nuovo mandรฒ altri servi piรน numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo>>.
L’abbandono e il delirio di onnipotenza fanno sempre emergere violenza, rabbia, rancore dal nostro cuore. ร importante quindi che venga qualcuno a guarirci da questo fraintendimento. ร questo il vero motivo per cui Dio manda suo Figlio nel mondo, perchรฉ ristabilisca la giusta guarigione a ciรฒ che noi percepiamo in maniera sbagliata. Ma accade qualcosa di peggiore: <<Da ultimo mandรฒ loro il figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sรฉ: “Costui รจ l’erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi lโereditร ”. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e lโuccisero>>.
Dietro le parole di Gesรน si nasconde profeticamente la fine che gli faranno fare. Cosa ci puรฒ essere come conseguenza se non questo: ยซFarร morire miseramente quei malvagi e darร la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempoยป.
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Ma Gesรน ci ha mostrato che da quella morte ingiusta che ha subito non รจ scaturita una condanna ma un perdono salvifico per tutti, specie per coloro che piรน degli altri gli hanno fatto del male. Gesรน รจ un imprevisto che quei servi non avevano calcolato.
Commento di don Luigi Maria Epicoco al Vangelo di Mt 21, 33-43. 45.
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