Questo brano, che non รจ riportato in completezza oggi, termina con la guarigione del cieco che non domandava di essere vedente: altri lo domandavano per lui. Questo dato ci pone da subito una domanda: cosa cerchiamo quando ci avviciniamo a Gesรน? Ancor in modo piรน forte: cosa domandiamo quando ci avviciniamo gli uni gli altri?
Non diamo per scontato nulla e proviamo a vedere, รจ il caso di dirlo, dove va a cadere il nostro sguardo, dove ci porta a vedere il nostro cuore, cosa vede la nostra mente. Normalmente noi andiamo alla ricerca di ciรฒ che conferma quanto cโรจ in noi. Se siamo arrabbiati, cerchiamo la conferma della nostra rabbia: non ci fermiamo fino a che non troviamo conferma di quanto giร sentivamo o pensavamo al riguardo. ย A quel punto non cโรจ santo che tenga: vedi che avevamo ragione? Ogni altra informazione non viene presa in considerazione, accecati come siamo dal particolare colto che dona ragione a noi.
Gesรน ha appena moltiplicato i pani per i 4.000 uomini. Allโimprovviso Marco fa saltare fuori dal cilindro della sua narrazione questi farisei, che non si sa bene da dove escano. Viene detto che loro โvenneroโ, per dare un senso alla narrazione. Ma ciรฒ che piรน importa รจ la richiesta assurda di questi farisei: dacci un segno, dacci una prova. Vogliono un segno, vogliono discutere con Lui, โper metterlo alla provaโ, non per provare e capire e comprovare quanto sta avvenendo. Lโintenzione รจ chiara: quella di sbugiardare Gesรน.
A costoro non interessa alcun segno, a loro interessa prendere in castagna Gesรน. Perchรฉ volete un segno? Domanda Gesรน! Perchรฉ volete un miracolo? Per il bene della persona o per la vostra curiositร malata e morbosa? Il vero miracolo, lโunico che sembra umano e umanizzante, รจ quello di convertirci a prenderci cura della persona malata che ci sta accanto. Non fa niente se tutto ci porta da tuttโaltra parte, se al giorno dโoggi sembra una cosa impossibile. Non siamo chiamati a fare il bene perchรฉ cosรฌ dimostriamo di avere ragione: il bene รจ fine a se stesso, non ha bisogno di riscontri, tantomeno di riconoscimenti. Il bene รจ libero ed รจ gratuito. Alle volte ci fermiamo perchรฉ tanti sembrano contrari al bene che stiamo facendo. ร il tempo di chiedere la sapienza. La sapienza, ci ricorda Giacomo, รจ un dono che giunge a noi in maniera inaspettata: โConsiderate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi lโopera sua in voi, perchรฉ siate perfetti e integri, senza mancare di nulla. Se qualcuno di voi รจ privo di sapienza, la domandiโ (Gc 1, 1-2). La prova, il non riconoscimento, la distruzione di quanto hai costruito, vissuti con fede cioรจ in modo vitale e umanizzante, produce sapienza, di cui tutti abbiamo bisogno. Forse รจ giunto il tempo, ed รจ oggi, in cui siamo chiamati ad abbandonare la mania di volere risolvere i problemi, che il piรน delle volte significa negarli. ร giunto il tempo di vivere i problemi senza aspettarci indietro nulla, anzi il piรน delle volte accogliendo la negazione di quanto fatto e la problematicizzazione del bene vissuto.
La libertร dal dovere risolvere i problemi, ci dona la libertร dai risultati, la quale รจ premessa per non dovere cercare riconoscimenti. Questo รจ dono di sapienza perchรฉ pulisce, poco a poco, il nostro sguardo e lo rende libero di cogliere ciรฒ che veramente cโรจ. Non abbiamo bisogno di indizi e di mettere alla prova Gesรน che ha appena moltiplicato i pani.
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Marco in fondo ci invita a cogliere la vera realtร delle cose. Ciรฒ รจ possibile se riusciamo a scorgere il nostro essere usciti da un contesto di fiducia. Uscita che si evidenzia col nostro sguardo che รจ alla ricerca di conferme di quanto sente in cuore, che spesso รจ male. Senza fiducia, nessun segno sarร convincente. Anche perchรฉ il segno non รจ fatto per convincere ma perchรฉ รจ cosa bella e buona. Questa fiducia ritrovata non รจ per divenire menefreghisti dellโaltro, quanto invece per ritrovare una vera e nuova modalitร di rapporto con lโaltro.
Le nostre richieste, le nostre manie di miracoli, la nostra smania di santi perfettini che abitino le nostre chiese, non sono forse una manifestazione di sfiducia in Gesรน? ย E noi abbiamo fiducia in Gesรน o facciamo richieste, piรน o meno vere, che sono segno della nostra poca fiducia in Lui? Poca fiducia che, molte volte, con le nostre richieste, noi manifestiamo anche nei confronti del prossimo. Ma il tutto non รจ che manifestazione di ciรฒ che alberga in noi e che conduce il nostro sguardo a posarsi su di un aspetto, dimentichi della realtร che ci circonda.
Il dono della sapienza, sia che siamo da una parte che dallโaltra, รจ solo dono che viene dallโaffinare il nostro sguardo, liberando il nostro cuore e la nostra mente, per ricercare sempre e comunque, il bello e il bene. Ci riusciremo sempre? Senzโaltro no, ma non รจ questo il problema. Il problema รจ che noi rimaniamo in veritร sia che le cose vadano bene sia che vadano male, perchรฉ la vita รจ nemica dei risultati: รจ amica del bene in sรจ, libero e gratuito.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
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Perchรฉ questa generazione cerca un segno?
