Commento al Vangelo del 29 Dicembre 2019 – p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 29 Dicembre 2019.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

โ€œCome uno che insegue il vento, cosรฌ chi si appoggia sui sogniโ€ฆ Oracoli e sogni sono cose vaneโ€ (Sir 34,2.5). Possono anche essere terrificanti i sogni degli uomini. Steso sul suo letto, Nabuccodรฒnosor rimane turbato da immagini e visioni notturne e, per averne una interpretazione, deve ricorrere al profeta Daniele.

Sono diversi i sogni di Dio e Matteo, unico fra gli evangelisti, li introduce nei racconti dellโ€™infanzia di Gesรน: in sogno Giuseppe riceve lโ€™annuncio dellโ€™angelo (Mt 1,20), in sogno i magi vengono avvisati di non tornare da Erode (Mt 2,12), in sogno Giuseppe รจ avvertito per altre tre volte (Mt 2,13.19.22).

Questi sogni sono costituiti soltanto da parole, parole del Signore, che chiedono di essere accolte. Sono un artificio letterario, un modo per presentare la rivelazione della volontร  di Dio ai due sposi e per indicare la loro completa disponibilitร  ad eseguirla, prontamente, senza opporre resistenza.

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I problemi che la sacra famiglia ha dovuto affrontare non sono stati nรฉ pochi nรฉ semplici.

A differenza di ciรฒ che accade nelle nostre famiglie e nelle nostre comunitร , dove i momenti di crisi, le difficoltร  e le sventure costituiscono a volte motivo di allontanamento e di disgregazione, nella famiglia di Maria e Giuseppe gli ostacoli sono divenuti uno stimolo al dialogo, allโ€™unione nel servizio al piรน debole e bisognoso di aiuto, a mantenere la mente e il cuore rivolti a Dio. I due sposi si sono sempre mossi insieme, sono rimasti in sintonia, si sono trovati dโ€™accordo nelle scelte.

Il segreto della loro unione: hanno rinunciato ai loro sogni e hanno fatto proprio il sogno di Dio.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œNellโ€™ascolto della tua parola, Signore, noi scopriamo i tuoi sogni sulla nostra famigliaโ€.

Prima Lettura (Sir 3,2-6.12-14)

2 Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli,
ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
3 Chi onora il padre espia i peccati;
4 chi riverisce la madre รจ come chi accumula tesori.
5 Chi onora il padre avrร  gioia dai propri figli
e sarร  esaudito nel giorno della sua preghiera.
6 Chi riverisce il padre vivrร  a lungo;
chi obbedisce al Signore dร  consolazione alla madre.
12 Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
13 Anche se perdesse il senno, compatiscilo
e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
14 Poichรฉ la pietร  verso il padre non sarร  dimenticata,
ti sarร  computata a sconto dei peccati.

Il Siracide รจ un libro dellโ€™AT che contiene molti consigli, buoni e utili, per le piรน svariate situazioni della vita. Insegna il modo di comportarsi con gli amici, con gli ospiti, con le donne, come amministrare il denaro, quali rapporti mantenere con i capi, con i servi, con i discepoliโ€ฆ Una buona parte del libro รจ dedicata alla vita familiare, ai doveri del marito e della moglie, agli obblighi dei figli verso i genitori e viceversa. Si puรฒ utilmente leggere qualche gustoso versetto, ad esempio in Sir 30,1-13 e 42,9-14, anche se alcuni ammaestramenti che vi si trovano non possono piรน essere applicati alla lettera: certi metodi educativi sono sicuramente obsoleti.

Lโ€™autore, un certo Ben Sira, da cui prende nome il libro, รจ un saggio rabbino vissuto nel 200 a.C., studioso della Bibbia della quale ha assimilato il messaggio e dalla quale trae consigli utili per tutti.

Al tempo di Gesรน, il Siracide, pur non figurando fra i libri santi di Israele, era usato dai maestri per educare i giovani. Anche i cristiani lo hanno sempre apprezzato, al punto che, dopo i Salmi, fu il libro piรน letto di tutto lโ€™AT. Lo stesso nome con cui in passato veniva chiamato, Ecclesiastico, significa โ€œlibro da leggersi nelle chieseโ€.

Il brano riportato nella lettura di oggi parla dei doveri dei figli nei confronti dei genitori. Lo introduciamo richiamando il primo versetto del capitolo, non riportato nella lettura, perchรฉ ci permette di cogliere lโ€™identitร  dellโ€™autore, un padre di famiglia preoccupato di insegnare ai propri figli il cammino della vita: โ€œFigli, ascoltatemi, sono vostro padre, comportatevi in modo da essere salvatiโ€ (Sir 3,1).

Salvare nella Bibbia significa โ€œcollocare in un luogo ampio, spaziosoโ€. รˆ il contrario di rendere schiavo, ridurre alle strette.

Istruito dallโ€™esperienza accumulata lungo gli anni, Ben Sira sa che i giovani corrono il pericolo di ripiegarsi sui loro progetti, di pensare solo a se stessi. Cosรฌ, per un malinteso anelito alla completa indipendenza, possono cadere nella piรน subdola delle ristrettezze, quella dellโ€™egoismo. Cโ€™รจ un modo per salvarli dalla grettezza del cuore: educarli alla riconoscenza, renderli attenti ai bisogni degli altri, soprattutto alle necessitร  di coloro dai quali hanno ricevuto la vita. โ€œOnora tuo padre e non scordare le doglie di tua madre. Ricordati che essi ti hanno generato; come contraccambierai quanto ti hanno dato?โ€ (Sir 7,27-28).

Nella prima parte della lettura (vv. 2-6), Ben Sira riassume con il termine onorare il comportamento che i figli devono tenere nei confronti dei genitori. Ripete per ben cinque volte questo verbo e lo applica indistintamente sia al padre che alla madre. In un mondo in cui la donna era ancora discriminata e considerata inferiore allโ€™uomo, questa non รจ una novitร  da poco. Non si tratta di una novitร  assoluta, perchรฉ Ben Sira lโ€™ha ereditata dai libri santi del suo popolo. Il primo comandamento che compare, dopo quelli che riguardano Dio, รจ infatti: โ€œOnora tuo padre e tua madreโ€ (Es 20,12; Dt 5,16).

Il primo significato del verbo onorare, quello piรน ovvio e immediato, รจ far onore. Ai figli รจ richiesto di condurre una vita buona, integra, corretta in modo che i genitori possano sentirsi orgogliosi di loro.

Il secondo dovere dei figli espresso con il verbo onorare รจ quello di assistere economicamente i genitori quando si trovano nel bisogno. Al tempo di Ben Sira i vecchi non ricevevano la pensione e, dopo una vita di fatiche e di sacrifici, erano costretti a volte a vivere in ristrettezze umilianti. Nessun figlio deve sopportare di vedere i propri genitori in tali condizioni.

Cโ€™รจ infine un terzo significato del verbo onorare. Nella lingua ebraica vuol dire: avere peso. I genitori devono essere onorati, continuando a dare loro il peso che meritano. รˆ unโ€™esperienza drammatica per le persone anziane sentirsi snobbate, a volte, addirittura derise e rendersi conto che le loro parole, i loro consigli, le loro raccomandazioni, i loro gesti di affetto non hanno piรน alcun peso.

A Dio รจ molto gradito lโ€™amore dei figli verso i genitori. Questo traspare chiaramente dalle promesse di benedizione fatte a coloro che si prendono cura del padre e della madre. Ben Sira ne enumera cinque.

Lโ€™amore verso i genitori โ€“ dice โ€“ espia i peccati (vv. 3.14). Non significa che Dio riduce il debito che si ha nei suoi confronti in proporzione dei servizi resi ai genitori. Prestare ai genitori le proprie cure, dedicare loro affetto e premure รจ unโ€™opportunitร  da non lasciar sfuggire: fa maturare, aiuta a scoprire i veri valori della vita, stacca da ciรฒ che รจ effimero, allontana dal peccato.

Lโ€™amore ai genitori fa accumulare tesori davanti a Dio (v. 4). Forse davanti agli uomini fa perdere tempo, riducendo le opportunitร  di successo e di accumulare beni in questo mondo. La valutazione da tenere in conto non รจ quella degli uomini, ma quella che dร  il Signore al termine della vita.

Chi onora i genitori sarร  a sua volta onorato dai figli (v. 5). Sentenza saggia! I figli, lo sappiamo, imparano con gli occhi piรน che con le orecchie. Essi vedono e non dimenticano il comportamento dei loro genitori nei confronti dei nonni.

Le attenzioni verso i figli possono anche essere manifestazioni di amore possessivo, quelle verso i nonni, soprattutto quando sono bisognosi di tutto, non possono mai essere equivocate, sono unโ€™impareggiabile lezione di vita.

La preghiera di chi onora i genitori sarร  esaudita (v. 5). Lโ€™amore verso i genitori produce una sensibilitร  interiore che avvicina a Dio. Quando manca questo amore, il rapporto con il Signore diviene una formalitร , una pratica religiosa fredda e senza cuore che non interessa a Dio.

Infine, chi onora i genitori avrร  una lunga vita (v. 6). Solo molto tardi (nel II secolo a.C.) in Israele si รจ cominciato a credere in una vita oltre la morte, prima si pensava solo a questa vita terrena, per cui il sommo bene era morire come Abramo โ€œin felice canizie, vecchio e sazio di giorniโ€ (Gn 25,8). Non poteva mancare la promessa di questa benedizione per chi si prende cura dei propri genitori (Dt 5,16; Es 20,12).

Nella seconda parte della lettura (vv. 12-14) viene suggerito il comportamento da tenere nei confronti dei genitori anziani. Puรฒ succedere che lโ€™indebolimento non li raggiunga solo nel fisico, ma li colpisca anche nella mente. Accudire chi ha perso la memoria, chi ripete sempre le stesse frasi noiose e a volte addirittura offensive, รจ molto gravoso, eppure quello รจ il momento di manifestare fino in fondo il proprio affetto.

La lettura parla solo dei doveri dei figli ed รจ comprensibileโ€ฆ Ben Sira รจ un vecchio. Giustamente i figli vorrebbero che fosse rivolta una parola anche ai genitori perchรฉ โ€“ lo sappiamo โ€“ non sempre sono esemplari. Vanno โ€œonoratiโ€ ugualmente?

Lโ€™amore vero รจ sempre gratuito e incondizionato. Non si ama una persona perchรฉ รจ buona, ma la si fa diventare buona amandola. Se questo vale nei confronti di tutti, vale, soprattutto nei riguardi dei genitori. Amarli non significa favorirne i difetti e i limiti, assecondarne i capricci, ma comprenderli e aiutarli. Non li si โ€œonoraโ€ se non si cerca di far loro superare certi comportamenti sgarbati, certe abitudini antipatiche, certi modi di parlare poco cortesi.

Quando poi si creano situazioni irrecuperabiliโ€ฆ allora non rimane che la pazienza.

Seconda Lettura (Col 3,12-21)

12 Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontร , di umiltร , di mansuetudine, di pazienza; 13 sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, cosรฌ fate anche voi. 14 Al di sopra di tutto poi vi sia la caritร , che รจ il vincolo di perfezione. 15 E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perchรฉ ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
16 La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. 17 E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesรน, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
18 Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. 19 Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. 20 Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciรฒ รจ gradito al Signore. 21 Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perchรฉ non si scoraggino.

Il vestito รจ importante: ci differenzia dagli animali che vanno nudi ed รจ il prolungamento del nostro corpo. Rivela i nostri gusti e i nostri sentimenti, mostra se siamo allegri o in lutto, se รจ un giorno di festa o lavorativo. Non puรฒ essere imposto, perchรฉ ognuno ha il diritto di scegliere lโ€™immagine che desidera dare di sรฉ.

Nel linguaggio biblico, lโ€™abito รจ il simbolo delle opere che manifestano allโ€™esterno le disposizioni interiori, le scelte del cuore.

Il cristiano che nel battesimo รจ risorto con Cristo a nuova vita, non puรฒ continuare ad indossare lโ€™abito vecchio. โ€œDeponete lโ€™uomo vecchio con la condotta di prima, lโ€™uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e rivestite lโ€™uomo nuovoโ€ (Ef 4,22-24) โ€“ raccomanda Paolo โ€“ che ricorre altre volte alla medesima immagine: โ€œRivestitevi di Gesรน Cristoโ€ (Rm 13,14), โ€œvi siete rivestiti di Cristoโ€ (Gal 3,27). La riprende anche nella Lettera ai colossesi: โ€œAvete rivestito lโ€™uomo nuovoโ€ (Col 3,10) e, nei versetti seguenti, la sviluppa. รˆ la lettura di oggi.

Nella prima parte (vv. 12-15), Paolo elenca le caratteristiche dellโ€™abito del cristiano: โ€œRivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontร , di umiltร , di mansuetudine, di pazienza, di sopportazione, di perdono vicendevoleโ€. Contiamo le stoffe di cui รจ fatto: sono sette e tutte pregiate, direi quasi introvabili.

Ma non รจ ancora completa la descrizione della divisa del cristiano. Occorre anche cingersi con un vincolo che dia un tocco di eleganza e di finezza a tutto il resto: la caritร . Questa non si riduce ad un vago sentimento, ma si manifesta in un costante atteggiamento di servizio al fratello, nella disponibilitร  a sacrificarsi per lui.

Questa divisa non รจ riservata solo a qualcuno. Ogni cristiano la deve indossare, รจ uguale per tutti: uomini e donne, sacerdoti, suore e laici; va indossata giorno e notte, non ci si puรฒ mai spogliare.

Nella parte centrale della lettura (vv. 16-17) sono indicati alcuni mezzi per mantenere o costruire lโ€™armonia fra i membri della famiglia.

โ€œLa parola di Cristo dimori tra voi abbondantementeโ€ (v. 16). รˆ lโ€™invito a meditare insieme il vangelo. La famiglia che, con regolaritร , riesce a trovare un momento da dedicare alla lettura di una pagina del vangelo, pone solide basi per trovare sempre un accordo e per fare scelte illuminate.

โ€œAmmaestratevi, ammoniteviโ€ (v. 16). Quando lโ€™intesa รจ creata dalla scelta della parola di Cristo come punto di riferimento, รจ possibile instaurare un dialogo costruttivo. I consigli e le osservazioni non vengono interpretati come intromissioni indebite, come ingerenze in ciรฒ che non ci riguarda, ma come manifestazioni di premura affettuosa per la persona che si ama.

โ€œCantando a Dio inni e cantici spiritualiโ€.

Quanti accorgimenti, quanti stratagemmi mettiamo in atto per ottenere che nelle nostre famiglie regnino la fiducia reciproca, lโ€™affiatamento, la concordia. Paolo suggerisce il suo: la preghiera in famiglia.

Nella terza parte della lettura (vv. 18-21), Paolo applica la legge dellโ€™amore ai rapporti fra i membri della famiglia cristiana. Dice anzitutto alle donne che devono essere sottomesse ai loro mariti, poi raccomanda a questi di amare le loro mogli.

In genere alle donne non piace affatto questo linguaggio di Paolo e chiedono come mai egli non dica anche ai mariti: โ€œSiate sottomessi alle vostre mogliโ€.

Bisogna riconoscere che le mogli hanno delle buone ragioni per lamentarsi, tuttavia va capito ciรฒ che Paolo intende realmente affermare. รˆ vero che non usa per i mariti la parola servire, ma ne impiega unโ€™altra che significa esattamente la stessa cosa: amare. Per un cristiano โ€œamareโ€ non significa forse โ€œdivenire servoโ€? Il Maestro ha dettato ai suoi discepoli, a uomini e donne, senza distinzione, la norma che deve orientare i comportamenti: โ€œColui che vorrร  essere il primo tra voi, si farร  vostro schiavo; appunto come il Figlio dellโ€™uomo, che non รจ venuto per essere servito, ma per servireโ€ (Mt 20,27-28).

Nel versetto conclusivo Paolo raccomanda ai figli lโ€™obbedienza. A differenza di Ben Sira, ha una parola anche per i genitori: stiano attenti a non cadere nellโ€™autoritarismo che non educa, ma irrigidisce, crea sfiducia, esaspera i figli.

Vangelo (Mt 2,13-15.19-23)

13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: โ€œAlzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta lร  finchรฉ non ti avvertirรฒ, perchรฉ Erode sta cercando il bambino per ucciderloโ€.
14 Giuseppe, destatosi, prese con sรฉ il bambino e sua madre nella notte e fuggรฌ in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perchรฉ si adempisse ciรฒ che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: โ€œDallโ€™Egitto ho chiamato il mio figlioโ€.
19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: โ€œAlzati, prendi con te il bambino e sua madre e vร  nel paese dโ€™Israele; perchรฉ sono morti coloro che insidiavano la vita del bambinoโ€. 21 Egli, alzatosi, prese con sรฉ il bambino e sua madre, ed entrรฒ nel paese dโ€™Israele. 22 Avendo perรฒ saputo che era re della Giudea Archelร o al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirรฒ nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andรฒ ad abitare in una cittร  chiamata Nazaret, perchรฉ si adempisse ciรฒ che era stato detto dai profeti: โ€œSarร  chiamato Nazarenoโ€.

Un insegnante di religione sta narrando, in una classe delle elementari, la fuga della sacra famiglia in Egitto. Attento e coinvolto nel racconto, il piรน vivace degli alunni si lascia sfuggire una domanda innocente: โ€œProf, perchรฉ lโ€™angelo non ha avvisato anche i genitori degli altri bambini di Betlemme?โ€.

Si espone a queste obiezioni chi dimentica che i primi due capitoli del vangelo di Matteo sono pagine di teologia, non cronaca e, meno ancora, favole.

In sintonia con la cultura e il modo di esprimersi del suo popolo, Matteo presenta Cristo, la sua identitร , la sua missione e il suo destino, non mediante ragionamenti astratti, disquisizioni, formule dogmatiche (come faranno in seguito i teologi), ma con racconti. Nel brano di oggi ne viene proposto uno, costituito da due quadretti: la fuga in Egitto (vv. 13-15) e il ritorno nella terra dโ€™Israele (vv. 19-23). Ciascuna di queste due parti รจ conclusa da una citazione biblica.

Sembra una storia semplice, commovente e facilmente integrabile con i particolari aneddotici e pieni di grazia che abbondano nei vangeli apocrifi: leoni e draghi che si prostrano in adorazione davanti alla sacra famiglia; buoi, asini e bestie da soma che trasportano le poche suppellettili; le palme che si piegano per permettere a Maria di coglierne i frutti; le piante di balsamo profumato e medicamentoso che spuntano dove รจ stata lavata la veste del santo Bambino, le statue degli idoli egiziani che cadono a terra infrante al suo arrivoโ€ฆ

Il pericolo รจ proprio questo: pensare di avere a che fare con un racconto che sconfina nella favola a lieto fine, mentre ci si trova di fronte a un brano di teologia redatto in forma di racconto.

Per coglierne il messaggio partiamo dalla citazione del profeta Osea, che conclude la prima parte: โ€œDallโ€™Egitto ho chiamato il mio figlioโ€ (v. 15).

Nella Bibbia il โ€œfiglio primogenito di Dioโ€ era Israele (Es 4,22), il popolo che Dio era andato a prendersi in Egitto. Applicando a Gesรน questa espressione, Matteo invita i suoi lettori a identificarlo con questo โ€œfiglioโ€. Vuole far loro comprendere che egli sta per rivivere la storia del suo popolo. In lui sta per ripetersi la vicenda di Israele: come avevano fatto i figli di Giacobbe, egli scende in Egitto e da lรฌ risale, quando il Signore lo richiama nella terra promessa.

Cosรฌ Matteo ci consegna una prima chiave di lettura di tutto il suo vangelo: Gesรน si รจ immerso nella nostra condizione di schiavitรน per compiere con noi lโ€™esodo verso la libertร . Il dramma di Israele, oppresso dal faraone, รจ il nostro dramma e Gesรน รจ venuto a viverlo insieme con noi.

Una seconda chiave di lettura deriva dallโ€™evidente parallelismo che Matteo stabilisce fra Gesรน e Mosรจ.

Prima di morire, questo grande liberatore aveva assicurato il suo popolo: โ€œIl Signore tuo Dio susciterร  per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascoltoโ€ (Dt 18,15). Nacque cosรฌ lโ€™attesa del nuovo Mosรจ e quando, lungo il Giordano, apparve il Battista, molti pensarono che fosse lui il profeta annunciato (Gv 1,21).

Non lo era. รˆ Gesรน lโ€™atteso liberatore e Matteo espone questa veritร , servendosi di un genere letterario impiegato spesso dai rabbini del suo tempo: lโ€™haggadah midrashica. Due parole difficili, ma che significano semplicemente: racconto ricalcato su un testo dellโ€™AT, nel nostro caso sulla vita di Mosรจ. Ecco i particolari comuni fra le storie dei due personaggi:

โ€“ Per indebolire il popolo di Israele, il faraone impartรฌ lโ€™ordine di gettare nel fiume tutti i figli degli Ebrei (Es 1,15-22) ed Erode fece uccidere tutti i bambini di Betlemme.

โ€“ Mosรจ fu lโ€™unico che scampรฒ al massacro (Es 2,1-10) e anche Gesรน fu lโ€™unico che si salvรฒ.

โ€“ Piรน tardi Mosรจ fuggรฌ allโ€™estero per non venire ucciso (Es 2,15) e Gesรน fece altrettanto.

โ€“ Infine, quando morรฌ il faraone, Dio disse a Mosรจ: โ€œVaโ€™, torna in Egitto, perchรฉ sono morti quanti insidiavano la tua vita. Mosรจ allora prese la moglie e i figli, li aiutรฒ a salire sullโ€™asino e tornรฒ in Egittoโ€ (Es 4,19-20). Sono le stesse parole che vengono riprese, alla lettera, da Matteo e che si trovano nel vangelo di oggi (v. 20). Per sottolineare maggiormente il parallelismo, lโ€™evangelista rinuncia persino a correggere lโ€™uso improprio del plurale: era uno solo โ€“ Erode โ€“ che voleva la morte di Gesรน, ma Matteo mantiene lโ€™espressione usata a proposito di Mosรจ: โ€œSono morti coloroโ€ฆโ€.

โ€“ รˆ curioso anche il fatto che la tradizione popolare e i pittori abbiano introdotto nella storia della fuga in Egitto lโ€™asinello, di cui il vangelo non parla, ma che รจ ricordato nel racconto di Mosรจ. Mostrano cosรฌ di aver colto prima di noi il parallelismo fra i due personaggi.

Il messaggio che Matteo vuole dare, a questo punto risulta chiaro: sta per iniziare un nuovo esodo.

Anche dopo essersi installato nella terra promessa, Israele non era libero. La terra promessa non era un luogo materiale, ma il regno di Dio: รจ lรฌ che gli uomini devono essere condotti per divenire realmente liberi.

Servendosi di una haggadah midrashica, Matteo indica fin dallโ€™inizio del suo vangelo la guida, il liberatore: รจ Gesรน che entra in scena come un bambino fragile e indifeso. Le forze del male sembrano in grado di poterlo facilmente sopraffare, invece alla fine sarร  lui il vincitore, come รจ accaduto con Mosรจ. A fianco di questi due liberatori si รจ schierato Dio.

Fonte – Settimana News


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