Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 29 Dicembre 2019.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.
โCome uno che insegue il vento, cosรฌ chi si appoggia sui sogniโฆ Oracoli e sogni sono cose vaneโ (Sir 34,2.5). Possono anche essere terrificanti i sogni degli uomini. Steso sul suo letto, Nabuccodรฒnosor rimane turbato da immagini e visioni notturne e, per averne una interpretazione, deve ricorrere al profeta Daniele.
Sono diversi i sogni di Dio e Matteo, unico fra gli evangelisti, li introduce nei racconti dellโinfanzia di Gesรน: in sogno Giuseppe riceve lโannuncio dellโangelo (Mt 1,20), in sogno i magi vengono avvisati di non tornare da Erode (Mt 2,12), in sogno Giuseppe รจ avvertito per altre tre volte (Mt 2,13.19.22).
Questi sogni sono costituiti soltanto da parole, parole del Signore, che chiedono di essere accolte. Sono un artificio letterario, un modo per presentare la rivelazione della volontร di Dio ai due sposi e per indicare la loro completa disponibilitร ad eseguirla, prontamente, senza opporre resistenza.
- Pubblicitร -
I problemi che la sacra famiglia ha dovuto affrontare non sono stati nรฉ pochi nรฉ semplici.
A differenza di ciรฒ che accade nelle nostre famiglie e nelle nostre comunitร , dove i momenti di crisi, le difficoltร e le sventure costituiscono a volte motivo di allontanamento e di disgregazione, nella famiglia di Maria e Giuseppe gli ostacoli sono divenuti uno stimolo al dialogo, allโunione nel servizio al piรน debole e bisognoso di aiuto, a mantenere la mente e il cuore rivolti a Dio. I due sposi si sono sempre mossi insieme, sono rimasti in sintonia, si sono trovati dโaccordo nelle scelte.
Il segreto della loro unione: hanno rinunciato ai loro sogni e hanno fatto proprio il sogno di Dio.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โNellโascolto della tua parola, Signore, noi scopriamo i tuoi sogni sulla nostra famigliaโ.
Prima Lettura (Sir 3,2-6.12-14)
2 Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli,
ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
3 Chi onora il padre espia i peccati;
4 chi riverisce la madre รจ come chi accumula tesori.
5 Chi onora il padre avrร gioia dai propri figli
e sarร esaudito nel giorno della sua preghiera.
6 Chi riverisce il padre vivrร a lungo;
chi obbedisce al Signore dร consolazione alla madre.
12 Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
13 Anche se perdesse il senno, compatiscilo
e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
14 Poichรฉ la pietร verso il padre non sarร dimenticata,
ti sarร computata a sconto dei peccati.
Il Siracide รจ un libro dellโAT che contiene molti consigli, buoni e utili, per le piรน svariate situazioni della vita. Insegna il modo di comportarsi con gli amici, con gli ospiti, con le donne, come amministrare il denaro, quali rapporti mantenere con i capi, con i servi, con i discepoliโฆ Una buona parte del libro รจ dedicata alla vita familiare, ai doveri del marito e della moglie, agli obblighi dei figli verso i genitori e viceversa. Si puรฒ utilmente leggere qualche gustoso versetto, ad esempio in Sir 30,1-13 e 42,9-14, anche se alcuni ammaestramenti che vi si trovano non possono piรน essere applicati alla lettera: certi metodi educativi sono sicuramente obsoleti.
Lโautore, un certo Ben Sira, da cui prende nome il libro, รจ un saggio rabbino vissuto nel 200 a.C., studioso della Bibbia della quale ha assimilato il messaggio e dalla quale trae consigli utili per tutti.
Al tempo di Gesรน, il Siracide, pur non figurando fra i libri santi di Israele, era usato dai maestri per educare i giovani. Anche i cristiani lo hanno sempre apprezzato, al punto che, dopo i Salmi, fu il libro piรน letto di tutto lโAT. Lo stesso nome con cui in passato veniva chiamato, Ecclesiastico, significa โlibro da leggersi nelle chieseโ.
Il brano riportato nella lettura di oggi parla dei doveri dei figli nei confronti dei genitori. Lo introduciamo richiamando il primo versetto del capitolo, non riportato nella lettura, perchรฉ ci permette di cogliere lโidentitร dellโautore, un padre di famiglia preoccupato di insegnare ai propri figli il cammino della vita: โFigli, ascoltatemi, sono vostro padre, comportatevi in modo da essere salvatiโ (Sir 3,1).
Salvare nella Bibbia significa โcollocare in un luogo ampio, spaziosoโ. ร il contrario di rendere schiavo, ridurre alle strette.
Istruito dallโesperienza accumulata lungo gli anni, Ben Sira sa che i giovani corrono il pericolo di ripiegarsi sui loro progetti, di pensare solo a se stessi. Cosรฌ, per un malinteso anelito alla completa indipendenza, possono cadere nella piรน subdola delle ristrettezze, quella dellโegoismo. Cโรจ un modo per salvarli dalla grettezza del cuore: educarli alla riconoscenza, renderli attenti ai bisogni degli altri, soprattutto alle necessitร di coloro dai quali hanno ricevuto la vita. โOnora tuo padre e non scordare le doglie di tua madre. Ricordati che essi ti hanno generato; come contraccambierai quanto ti hanno dato?โ (Sir 7,27-28).
Nella prima parte della lettura (vv. 2-6), Ben Sira riassume con il termine onorare il comportamento che i figli devono tenere nei confronti dei genitori. Ripete per ben cinque volte questo verbo e lo applica indistintamente sia al padre che alla madre. In un mondo in cui la donna era ancora discriminata e considerata inferiore allโuomo, questa non รจ una novitร da poco. Non si tratta di una novitร assoluta, perchรฉ Ben Sira lโha ereditata dai libri santi del suo popolo. Il primo comandamento che compare, dopo quelli che riguardano Dio, รจ infatti: โOnora tuo padre e tua madreโ (Es 20,12; Dt 5,16).
Il primo significato del verbo onorare, quello piรน ovvio e immediato, รจ far onore. Ai figli รจ richiesto di condurre una vita buona, integra, corretta in modo che i genitori possano sentirsi orgogliosi di loro.
Il secondo dovere dei figli espresso con il verbo onorare รจ quello di assistere economicamente i genitori quando si trovano nel bisogno. Al tempo di Ben Sira i vecchi non ricevevano la pensione e, dopo una vita di fatiche e di sacrifici, erano costretti a volte a vivere in ristrettezze umilianti. Nessun figlio deve sopportare di vedere i propri genitori in tali condizioni.
Cโรจ infine un terzo significato del verbo onorare. Nella lingua ebraica vuol dire: avere peso. I genitori devono essere onorati, continuando a dare loro il peso che meritano. ร unโesperienza drammatica per le persone anziane sentirsi snobbate, a volte, addirittura derise e rendersi conto che le loro parole, i loro consigli, le loro raccomandazioni, i loro gesti di affetto non hanno piรน alcun peso.
A Dio รจ molto gradito lโamore dei figli verso i genitori. Questo traspare chiaramente dalle promesse di benedizione fatte a coloro che si prendono cura del padre e della madre. Ben Sira ne enumera cinque.
Lโamore verso i genitori โ dice โ espia i peccati (vv. 3.14). Non significa che Dio riduce il debito che si ha nei suoi confronti in proporzione dei servizi resi ai genitori. Prestare ai genitori le proprie cure, dedicare loro affetto e premure รจ unโopportunitร da non lasciar sfuggire: fa maturare, aiuta a scoprire i veri valori della vita, stacca da ciรฒ che รจ effimero, allontana dal peccato.
Lโamore ai genitori fa accumulare tesori davanti a Dio (v. 4). Forse davanti agli uomini fa perdere tempo, riducendo le opportunitร di successo e di accumulare beni in questo mondo. La valutazione da tenere in conto non รจ quella degli uomini, ma quella che dร il Signore al termine della vita.
Chi onora i genitori sarร a sua volta onorato dai figli (v. 5). Sentenza saggia! I figli, lo sappiamo, imparano con gli occhi piรน che con le orecchie. Essi vedono e non dimenticano il comportamento dei loro genitori nei confronti dei nonni.
Le attenzioni verso i figli possono anche essere manifestazioni di amore possessivo, quelle verso i nonni, soprattutto quando sono bisognosi di tutto, non possono mai essere equivocate, sono unโimpareggiabile lezione di vita.
La preghiera di chi onora i genitori sarร esaudita (v. 5). Lโamore verso i genitori produce una sensibilitร interiore che avvicina a Dio. Quando manca questo amore, il rapporto con il Signore diviene una formalitร , una pratica religiosa fredda e senza cuore che non interessa a Dio.
Infine, chi onora i genitori avrร una lunga vita (v. 6). Solo molto tardi (nel II secolo a.C.) in Israele si รจ cominciato a credere in una vita oltre la morte, prima si pensava solo a questa vita terrena, per cui il sommo bene era morire come Abramo โin felice canizie, vecchio e sazio di giorniโ (Gn 25,8). Non poteva mancare la promessa di questa benedizione per chi si prende cura dei propri genitori (Dt 5,16; Es 20,12).
Nella seconda parte della lettura (vv. 12-14) viene suggerito il comportamento da tenere nei confronti dei genitori anziani. Puรฒ succedere che lโindebolimento non li raggiunga solo nel fisico, ma li colpisca anche nella mente. Accudire chi ha perso la memoria, chi ripete sempre le stesse frasi noiose e a volte addirittura offensive, รจ molto gravoso, eppure quello รจ il momento di manifestare fino in fondo il proprio affetto.
La lettura parla solo dei doveri dei figli ed รจ comprensibileโฆ Ben Sira รจ un vecchio. Giustamente i figli vorrebbero che fosse rivolta una parola anche ai genitori perchรฉ โ lo sappiamo โ non sempre sono esemplari. Vanno โonoratiโ ugualmente?
Lโamore vero รจ sempre gratuito e incondizionato. Non si ama una persona perchรฉ รจ buona, ma la si fa diventare buona amandola. Se questo vale nei confronti di tutti, vale, soprattutto nei riguardi dei genitori. Amarli non significa favorirne i difetti e i limiti, assecondarne i capricci, ma comprenderli e aiutarli. Non li si โonoraโ se non si cerca di far loro superare certi comportamenti sgarbati, certe abitudini antipatiche, certi modi di parlare poco cortesi.
Quando poi si creano situazioni irrecuperabiliโฆ allora non rimane che la pazienza.
Seconda Lettura (Col 3,12-21)
12 Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontร , di umiltร , di mansuetudine, di pazienza; 13 sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, cosรฌ fate anche voi. 14 Al di sopra di tutto poi vi sia la caritร , che รจ il vincolo di perfezione. 15 E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perchรฉ ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
16 La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. 17 E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesรน, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
18 Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. 19 Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. 20 Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciรฒ รจ gradito al Signore. 21 Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perchรฉ non si scoraggino.
Il vestito รจ importante: ci differenzia dagli animali che vanno nudi ed รจ il prolungamento del nostro corpo. Rivela i nostri gusti e i nostri sentimenti, mostra se siamo allegri o in lutto, se รจ un giorno di festa o lavorativo. Non puรฒ essere imposto, perchรฉ ognuno ha il diritto di scegliere lโimmagine che desidera dare di sรฉ.
Nel linguaggio biblico, lโabito รจ il simbolo delle opere che manifestano allโesterno le disposizioni interiori, le scelte del cuore.
Il cristiano che nel battesimo รจ risorto con Cristo a nuova vita, non puรฒ continuare ad indossare lโabito vecchio. โDeponete lโuomo vecchio con la condotta di prima, lโuomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e rivestite lโuomo nuovoโ (Ef 4,22-24) โ raccomanda Paolo โ che ricorre altre volte alla medesima immagine: โRivestitevi di Gesรน Cristoโ (Rm 13,14), โvi siete rivestiti di Cristoโ (Gal 3,27). La riprende anche nella Lettera ai colossesi: โAvete rivestito lโuomo nuovoโ (Col 3,10) e, nei versetti seguenti, la sviluppa. ร la lettura di oggi.
Nella prima parte (vv. 12-15), Paolo elenca le caratteristiche dellโabito del cristiano: โRivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontร , di umiltร , di mansuetudine, di pazienza, di sopportazione, di perdono vicendevoleโ. Contiamo le stoffe di cui รจ fatto: sono sette e tutte pregiate, direi quasi introvabili.
Ma non รจ ancora completa la descrizione della divisa del cristiano. Occorre anche cingersi con un vincolo che dia un tocco di eleganza e di finezza a tutto il resto: la caritร . Questa non si riduce ad un vago sentimento, ma si manifesta in un costante atteggiamento di servizio al fratello, nella disponibilitร a sacrificarsi per lui.
Questa divisa non รจ riservata solo a qualcuno. Ogni cristiano la deve indossare, รจ uguale per tutti: uomini e donne, sacerdoti, suore e laici; va indossata giorno e notte, non ci si puรฒ mai spogliare.
Nella parte centrale della lettura (vv. 16-17) sono indicati alcuni mezzi per mantenere o costruire lโarmonia fra i membri della famiglia.
โLa parola di Cristo dimori tra voi abbondantementeโ (v. 16). ร lโinvito a meditare insieme il vangelo. La famiglia che, con regolaritร , riesce a trovare un momento da dedicare alla lettura di una pagina del vangelo, pone solide basi per trovare sempre un accordo e per fare scelte illuminate.
โAmmaestratevi, ammoniteviโ (v. 16). Quando lโintesa รจ creata dalla scelta della parola di Cristo come punto di riferimento, รจ possibile instaurare un dialogo costruttivo. I consigli e le osservazioni non vengono interpretati come intromissioni indebite, come ingerenze in ciรฒ che non ci riguarda, ma come manifestazioni di premura affettuosa per la persona che si ama.
โCantando a Dio inni e cantici spiritualiโ.
Quanti accorgimenti, quanti stratagemmi mettiamo in atto per ottenere che nelle nostre famiglie regnino la fiducia reciproca, lโaffiatamento, la concordia. Paolo suggerisce il suo: la preghiera in famiglia.
Nella terza parte della lettura (vv. 18-21), Paolo applica la legge dellโamore ai rapporti fra i membri della famiglia cristiana. Dice anzitutto alle donne che devono essere sottomesse ai loro mariti, poi raccomanda a questi di amare le loro mogli.
In genere alle donne non piace affatto questo linguaggio di Paolo e chiedono come mai egli non dica anche ai mariti: โSiate sottomessi alle vostre mogliโ.
Bisogna riconoscere che le mogli hanno delle buone ragioni per lamentarsi, tuttavia va capito ciรฒ che Paolo intende realmente affermare. ร vero che non usa per i mariti la parola servire, ma ne impiega unโaltra che significa esattamente la stessa cosa: amare. Per un cristiano โamareโ non significa forse โdivenire servoโ? Il Maestro ha dettato ai suoi discepoli, a uomini e donne, senza distinzione, la norma che deve orientare i comportamenti: โColui che vorrร essere il primo tra voi, si farร vostro schiavo; appunto come il Figlio dellโuomo, che non รจ venuto per essere servito, ma per servireโ (Mt 20,27-28).
Nel versetto conclusivo Paolo raccomanda ai figli lโobbedienza. A differenza di Ben Sira, ha una parola anche per i genitori: stiano attenti a non cadere nellโautoritarismo che non educa, ma irrigidisce, crea sfiducia, esaspera i figli.
Vangelo (Mt 2,13-15.19-23)
13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: โAlzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta lร finchรฉ non ti avvertirรฒ, perchรฉ Erode sta cercando il bambino per ucciderloโ.
14 Giuseppe, destatosi, prese con sรฉ il bambino e sua madre nella notte e fuggรฌ in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perchรฉ si adempisse ciรฒ che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: โDallโEgitto ho chiamato il mio figlioโ.
19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: โAlzati, prendi con te il bambino e sua madre e vร nel paese dโIsraele; perchรฉ sono morti coloro che insidiavano la vita del bambinoโ. 21 Egli, alzatosi, prese con sรฉ il bambino e sua madre, ed entrรฒ nel paese dโIsraele. 22 Avendo perรฒ saputo che era re della Giudea Archelร o al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirรฒ nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andรฒ ad abitare in una cittร chiamata Nazaret, perchรฉ si adempisse ciรฒ che era stato detto dai profeti: โSarร chiamato Nazarenoโ.
Un insegnante di religione sta narrando, in una classe delle elementari, la fuga della sacra famiglia in Egitto. Attento e coinvolto nel racconto, il piรน vivace degli alunni si lascia sfuggire una domanda innocente: โProf, perchรฉ lโangelo non ha avvisato anche i genitori degli altri bambini di Betlemme?โ.
Si espone a queste obiezioni chi dimentica che i primi due capitoli del vangelo di Matteo sono pagine di teologia, non cronaca e, meno ancora, favole.
In sintonia con la cultura e il modo di esprimersi del suo popolo, Matteo presenta Cristo, la sua identitร , la sua missione e il suo destino, non mediante ragionamenti astratti, disquisizioni, formule dogmatiche (come faranno in seguito i teologi), ma con racconti. Nel brano di oggi ne viene proposto uno, costituito da due quadretti: la fuga in Egitto (vv. 13-15) e il ritorno nella terra dโIsraele (vv. 19-23). Ciascuna di queste due parti รจ conclusa da una citazione biblica.
Sembra una storia semplice, commovente e facilmente integrabile con i particolari aneddotici e pieni di grazia che abbondano nei vangeli apocrifi: leoni e draghi che si prostrano in adorazione davanti alla sacra famiglia; buoi, asini e bestie da soma che trasportano le poche suppellettili; le palme che si piegano per permettere a Maria di coglierne i frutti; le piante di balsamo profumato e medicamentoso che spuntano dove รจ stata lavata la veste del santo Bambino, le statue degli idoli egiziani che cadono a terra infrante al suo arrivoโฆ
Il pericolo รจ proprio questo: pensare di avere a che fare con un racconto che sconfina nella favola a lieto fine, mentre ci si trova di fronte a un brano di teologia redatto in forma di racconto.
Per coglierne il messaggio partiamo dalla citazione del profeta Osea, che conclude la prima parte: โDallโEgitto ho chiamato il mio figlioโ (v. 15).
Nella Bibbia il โfiglio primogenito di Dioโ era Israele (Es 4,22), il popolo che Dio era andato a prendersi in Egitto. Applicando a Gesรน questa espressione, Matteo invita i suoi lettori a identificarlo con questo โfiglioโ. Vuole far loro comprendere che egli sta per rivivere la storia del suo popolo. In lui sta per ripetersi la vicenda di Israele: come avevano fatto i figli di Giacobbe, egli scende in Egitto e da lรฌ risale, quando il Signore lo richiama nella terra promessa.
Cosรฌ Matteo ci consegna una prima chiave di lettura di tutto il suo vangelo: Gesรน si รจ immerso nella nostra condizione di schiavitรน per compiere con noi lโesodo verso la libertร . Il dramma di Israele, oppresso dal faraone, รจ il nostro dramma e Gesรน รจ venuto a viverlo insieme con noi.
Una seconda chiave di lettura deriva dallโevidente parallelismo che Matteo stabilisce fra Gesรน e Mosรจ.
Prima di morire, questo grande liberatore aveva assicurato il suo popolo: โIl Signore tuo Dio susciterร per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascoltoโ (Dt 18,15). Nacque cosรฌ lโattesa del nuovo Mosรจ e quando, lungo il Giordano, apparve il Battista, molti pensarono che fosse lui il profeta annunciato (Gv 1,21).
Non lo era. ร Gesรน lโatteso liberatore e Matteo espone questa veritร , servendosi di un genere letterario impiegato spesso dai rabbini del suo tempo: lโhaggadah midrashica. Due parole difficili, ma che significano semplicemente: racconto ricalcato su un testo dellโAT, nel nostro caso sulla vita di Mosรจ. Ecco i particolari comuni fra le storie dei due personaggi:
โ Per indebolire il popolo di Israele, il faraone impartรฌ lโordine di gettare nel fiume tutti i figli degli Ebrei (Es 1,15-22) ed Erode fece uccidere tutti i bambini di Betlemme.
โ Mosรจ fu lโunico che scampรฒ al massacro (Es 2,1-10) e anche Gesรน fu lโunico che si salvรฒ.
โ Piรน tardi Mosรจ fuggรฌ allโestero per non venire ucciso (Es 2,15) e Gesรน fece altrettanto.
โ Infine, quando morรฌ il faraone, Dio disse a Mosรจ: โVaโ, torna in Egitto, perchรฉ sono morti quanti insidiavano la tua vita. Mosรจ allora prese la moglie e i figli, li aiutรฒ a salire sullโasino e tornรฒ in Egittoโ (Es 4,19-20). Sono le stesse parole che vengono riprese, alla lettera, da Matteo e che si trovano nel vangelo di oggi (v. 20). Per sottolineare maggiormente il parallelismo, lโevangelista rinuncia persino a correggere lโuso improprio del plurale: era uno solo โ Erode โ che voleva la morte di Gesรน, ma Matteo mantiene lโespressione usata a proposito di Mosรจ: โSono morti coloroโฆโ.
โ ร curioso anche il fatto che la tradizione popolare e i pittori abbiano introdotto nella storia della fuga in Egitto lโasinello, di cui il vangelo non parla, ma che รจ ricordato nel racconto di Mosรจ. Mostrano cosรฌ di aver colto prima di noi il parallelismo fra i due personaggi.
Il messaggio che Matteo vuole dare, a questo punto risulta chiaro: sta per iniziare un nuovo esodo.
Anche dopo essersi installato nella terra promessa, Israele non era libero. La terra promessa non era un luogo materiale, ma il regno di Dio: รจ lรฌ che gli uomini devono essere condotti per divenire realmente liberi.
Servendosi di una haggadah midrashica, Matteo indica fin dallโinizio del suo vangelo la guida, il liberatore: รจ Gesรน che entra in scena come un bambino fragile e indifeso. Le forze del male sembrano in grado di poterlo facilmente sopraffare, invece alla fine sarร lui il vincitore, come รจ accaduto con Mosรจ. A fianco di questi due liberatori si รจ schierato Dio.
