Fra Gesรน e Giovanni Battista vi era diversitร di concretizzazioni, ma non di voleri. Fra Gesรน e i capi dei sacerdoti e gli anziani non cโรจ solo diversitร di concretizzazioni ma anche di desideri ultimi: cโรจ un abisso. Gesรน di fronte a questo abisso richiama la figura del Battista a cui loro non avevano creduto e che per la gente era un grande. La loro paura e diplomaticitร li blocca e li paralizza.
Ma chi era veramente il Battista, figura centrale in questo avvento? Giovanni lo abbiamo visto nel deserto prima e in prigione poi, dove troverร la morte. Giovanni annunciava il Messia con parole forti, sicure, autorevoli, gridate, ora che Gesรน รจ entrato in scena dopo che il Battista lo ha battezzato, la sua parola si fa debole. La voce che gridava nel deserto รจ divenuta voce che domanda dalla prigione prima, voce che รจ solo ricordo oggi. Giovanni annunciava la venuta dellโuomo forte sulle piazze, ora si trova a fare i conti con il bimbo di Betlemme, persona che non collima con quanto da lui annunciato. Gesรน sembra contraddire quanto Giovanni annunciava e chi Giovanni si aspettava. ร quanto capita a noi che nella vita e nella fede abbiamo sempre una parte di proiezione, di immagini che noi ci costruiamo, cose smentite dalla realtร che ci invita a correggerci. La purificazione da immagini e da desiderata non รจ cosa secondaria nรฉ di poco conto, รจ realtร di vita che troppo spesso ci sfugge di mano perchรฉ la rifiutiamo. Il fallimento di quanto da noi costruito e portato avanti รจ per noi un fallimento appunto: per fede e per Dio รจ unโopportunitร di purificazione, di cambio, di passo in avanti, di diventare piรน veri e piรน liberi. La crisi della prigione come quella della malattia come del fallimento di quanto da noi fatto รจ unโopportunitร unica di cambio di marcia, se la smettiamo di rifiutarla e di combatterla. La vita, gli altri, non sono replicanti di noi stessi.
Giovanni ha battezzato Gesรน, lo aveva riconosciuto nel grembo di sua madre Elisabetta saltando di gioia nel suo ventre alla visita di Maria incinta di Gesรน: oggi non รจ piรน cosรฌ. Giovanni non รจ piรน sicuro di nulla fino a mettere in dubbio che Gesรน รจ colui che doveva venire. Quel Gesรน che dipinge a toni forti la figura di Giovanni in prigione, quel Gesรน che oggi gli dedica ciรฒ che crede di lui: Giovanni era mandato da Dio e i capi non lo hanno accolto. Giovanni che era il precursore che รจ stato decapitato, altro non รจ che lโimmagine di Gesรน che verrร fatto fuori dai capi religiosi. Giovanni si aspettava un Messia forte ed รจ morto debole. Giovanni era il precursore che preparava la via del Signore, nel suo fallimento e nella sua morte รจ divenuto il precursore a tutto campo del Messia che veniva a dare la vita per lโumanitร . Il suo fallimento ha portato a compimento la bellezza della sua vocazione, senza saperlo. Forse รจ tempo che noi cominciamo a godere dei nostri fallimenti, forse รจ giunta lโora di godere della crisi delle nostre societร e chiese. Quanto sta avvenendo รจ unโoccasione per ritornare ad amare, per vivere quellโamore che รจ inverato dalla nostra passione e sofferenza senza la quale, senza scadere nel masochismo, il nostro amore rischia di rimanere cosa teorica, legata ad un pensiero che non รจ mai vero.
Cosรฌ nasce una reciprocitร col Padre e coi fratelli che รจ sana dialettica: Giovanni chiede a Gesรน se รจ Lui colui che doveva venire, Gesรน provoca le folle a rispondere a chi Giovanni era per loro: un grande personaggio che loro, coi loro capi, hanno lasciato in mano ad un potere pedofilo e becero. In mezzo rimane la vera chiesa, il vero regno di Dio che non siamo noi ma sono i ciechi che riacquistano la vista, non noi che continuiamo ad essere e a fare i ciechi; gli zoppi che camminano non facendo finta di essere camminanti e non bisognosi di guarigione; i sordi che ritornano ad udire col cuore la Parola che come seme cade nella terra della loro vita portando frutto; cosรฌ i muti ritornano a cantare la Parola incarnata nella propria esistenza non invidiabile per il mondo ma sublime per la Madre; cosรฌ coloro che sembravano morti, inutili alla societร , abbandonati sul ciglio della strada, ritornano alla vita, testimoni per noi. Questi poveri, che dovremmo essere noi se la smettiamo di fare i figli maggiori, farisei che al tempio cantano le proprie lodi, sono il vero Regno: di loro noi siamo chiamati a divenire ospiti. A questo siamo chiamati: a credere con la nostra vita, passando per quel Battista che รจ stato precursore in tutto, pur con modalitร di concretizzazione diverse. Solo cosรฌ la smetteremo di scandalizzarci di Gesรน, di ritenerlo un visionario, di adorarlo sugli altari disprezzandolo nella vita, di cantargli la ninna nanna nei presepi di gesso negandogli dignitร nei presepi di carne che si presentano oggi in mezzo a noi.
Allora saremo beati, non paurosi dir conoscere sia il Battista che il Gesรน che camminano anche oggi in mezzo a noi e che ci conducono al Natale. Gesรน รจ il nostro liberatore dalle carceri costruite con le nostre mani, Giovanni rimane in carcere dove trova la morte, Gesรน vivrร la sua passione nel Getsemani dove verrร preso e portato a morte divenendo, con questo atto di dono gratuito della propria vita, il liberatore. Il Battista, come Gesรน, non sono personaggi da baraccone da andare e vedere, sono realtร viventi da riconoscere e accogliere facendoli entrare in noi nostri liberatori.ย
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Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
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