p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 8 Novembre 2019

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Questo amministratore che sperpera gli averi del padrone รจ chiamato in giudizio, a lui il padrone chiede di dare conto della sua amministrazione per porre termine a questa amministrazione disonesta. Con questo episodio che viene dopo la parabola del Padre misericordioso, Luca ci fa capire nella concretezza della vita chi รจ Dio e chi siamo noi. Innanzitutto Dio non รจ misericordioso, รจ Misericordia! Vale a dire che Dio Padre trova senso nellโ€™essere Dio Madre che sempre accoglie, che non giudica, che non condanna, che sempre perdona, che non fa finta di nulla di fronte al nostro appropriarci delle bellezze del creato: ci dร  degli amministratori disonesti e ci chiede conto, alla sua maniera.

Teniamo presente che noi siamo chiamati a diventare materni come il Padre รจ materno (Luca 6, 36). Ciรฒ che al Padre importa non รจ che le cose vadano bene, a Lui interessa che noi camminiamo verso lโ€™essere misericordiosi, materni, uterini. Non gli interessa il lievito dei farisei che รจ cosa propria dei giusti che credono di salvarsi grazie alla propria bravura, allโ€™accumulare beni, allโ€™usare i beni del padrone del creato per averne di piรน noi: questo non salva ed รจ atteggiamento che uccide il Padre. Ciรฒ che gli importa รจ che noi siamo salvati, che noi viviamo felici, grazie allโ€™amore gratuito del Padre che รจ Madre. Lโ€™amore non lo puoi guadagnare. Se lo vuoi guadagnare distruggi lโ€™amore stesso, distruggi Dio Madre riducendolo ad un dio che pretende dallโ€™uomo e non dona vita. Lโ€™amore guadagnato รจ roba da prostituzione. Il giusto pensa che se non guadagna lโ€™amore di Dio, Dio lo punisce appena si accorge che non รจ onesto nella sua amministrazione della vita e del creato. La condanna di Dio del giusto che vive da giusto per paura รจ la negazione della salvezza perchรฉ vive della negazione dellโ€™amore. Non gli rimane, non ci rimane, che insultare Dio mettendo al primo posto della nostra relazione con Lui lโ€™immagine diabolica che di Lui ci siamo fatti. รˆ il Dio Diavolo che tutte le religioni propinano dove il gioco consiste nel tenere buono Dio: ma il Padre questo non รจ.

Noi sappiamo che la vita spirituale รจ cosa molto materiale, noi viviamo lo spirito nel corpo, nella nostra relazione con le cose. Le cose sono mezzo per mediare il nostro rapporto con gli altri. Non ci accorgiamo che noi ci ammazziamo per possedere le cose anzichรฉ viverle come luogo per diventare fratelli nella condivisione.

Ebbene la misericordia del Padre entra anche, con il suo spirito Materno, nellโ€™uso dei beni. Il padrone stolto che accumula ricchezze, muore perchรฉ si divide dal Padre e dai fratelli. Lโ€™amministratore disonesto, che sperpera gli averi del padrone, viene chiamato cosรฌ dopo la sua conversione. Era disonesto perchรฉ si appropriava di ciรฒ che non era suo, cosa che noi facciamo ogni giorno complicandoci e rovinandoci la vita. Dopo che il Signore lo ha chiamato a dare conto della sua disonestร , diventa saggio, ora sa che cosa fare. Se il suo Signore dona e perdona tutto a tutti, anche lui comincia una nuova vita donando perdono. รˆ un dono perfetto? No, perchรฉ non รจ ancora gratuito nella sua interezza. Ma รจ senzโ€™altro un passo di conversione verso ciรฒ che il Padre desidera per i suoi figli che giocano a fare i ricchi Epuloni e non si accorgono dei Lazzaro che stanno alla propria porta. La volontร  del Padre nellโ€™uso dei beni รจ il perdono, vale a dire la condivisione dei beni. Questa รจ la scaltrezza che la Madre delle misericordie vuole per noi e tra di noi.

Lโ€™amministratore che amministra cercando guadagni sempre piรน grandi, รจ disonesto. Noi lo mettiamo sugli altari dicendo che si รจ fatto da sรฉ, il Padre non lo vede cosรฌ perchรฉ vive negando la sua identitร  di figlio e di fratello. Il Padre elogia lโ€™amministratore saggio, sapiente. Per noi uno cosรฌ va criticato, puntandolo a dito. Il Padre lo chiama a rendere conto per provocare in lui, con la misericordia Materna del Padre, la conversione. Questo padrone che elogia uno che ti ruba tutti i beni โ€“un poโ€™ come il figlio minore della parabola del Padre Misericordioso- e poi li sperpera dandoli via agli altri, ci viene da pensare, ma che razza di padrone รจ?

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Non รจ un padrone ma รจ un Padre che attende il figlio che se ne รจ andato, finchรจ ritorni. Ritorna perfetto? No, per nulla. Ritorna bisognoso di tutto, come si rivela bisognoso di tutto il figlio maggiore che rimane in casa e fa tutto bene ad eccezione di una cosa: pensa di comprarsi lโ€™amore del Padre non sapendo che lโ€™amore della Madre รจ giร  tutto per lui.ย  Il nostro รจ un Padre sconsiderato, secondo il nostro buon senso, che non perde mai di vista lโ€™amore per i figli. Lui non รจ un ricco signore ma รจ il Signore ricco della sua povertร  perchรฉ dona tutto se stesso per i figli.

Allora possiamo evidenziare come nessuno di noi รจ padrone dei beni del mondo: lโ€™unico proprietario รจ il Padre. Il Padre fa la Madre donando tutto ai suoi figli i quali, ricevendo il tutto come dono, vivono il dono come luogo di relazione e di condivisione. Sia che noi siamo amministratori onesti, sotto lโ€™egida del lievito dei farisei, sia che noi siamo amministratori scaltri che accumulano come il buon Zaccheo perchรฉ pubblicani e peccatori, noi siamo chiamati ad aprirci allโ€™evidenza dei fatti: non ci salviamo da soli perchรฉ la salvezza รจ dono di amore del Padre che ci rigenera col suo amore uterino di Madre di tutte le misericordie. Il risultato รจ uno solo: la comunione con i fratelli e con Dio. Nessuno sarร  piรน obeso, nessuno morirร  piรน di fame: tutto il resto รจ secondario. Cosรฌ saremo uguali al Padre nostro che รจ perfetto nella Misericordia Materna che unica salva.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGIlc

I figli di questo mondo verso i loro pari sono piรน scaltri dei figli della luce.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-8
ย 
In quel tempo, Gesรน diceva ai discepoli:
ยซUn uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamรฒ e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perchรฉ non potrai piรน amministrare”.
L’amministratore disse tra sรฉ: “Che cosa farรฒ, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farรฒ perchรฉ, quando sarรฒ stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamรฒ uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodรฒ quell’amministratore disonesto, perchรฉ aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono piรน scaltri dei figli della luceยป.

Parola del Signore

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